Un coro di diecimila persone intona l’Inno alla gioia di Beethoven

La Nona Sinfonia di Beethoven è uno dei brani del repertorio classico più celebrati e amati in Giappone, intonato in occasione della fine dell’anno e oggetto di una esecuzione molto particolare che lascia a bocca aperta.

Quando Beethoven scrisse la sua ultima sinfonia, probabilmente non aveva la minima idea del fenomeno mondiale che sarebbe diventato il trionfante corale della sua opera. La sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125, anche nota come Sinfonia corale, è l'ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven. Fu eseguita per la prima volta venerdì 7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger e il tenore Anton Haizinger. Ai primi tre movimenti puramente sinfonici ne segue un quarto che include il coro sui versi dell'Ode alla gioia di Friedrich Schiller.

I testi dell'opera corale esprimono un profondo e universale messaggio di libertà, speranza e unità e, quando cantati da un grande coro sulla semplice melodia graduale di Beethoven, hanno un grande potere di suggestione e commozione.

In Giappone l’Inno alla gioia viene cantato in tutto il paese in occasione della fine dell’anno, al punto che “Per i Giapponesi, ascoltare la Nona di Beethoven alla fine dell’anno è un’esperienza semi-religiosa. Le persone sentono di non aver chiuso spiritualmente l’anno sinché non l’ascoltano”, dichiarava Naoyuki Miura, direttore artistico della casa di produzione Music from Japan al New York Times nel 1990.

Questo particolare attaccamento al capolavoro di Beethoven è forse poco conosciuto al di fuori del Giappone, ma è straordinariamente sentito da migliaia di persone che gremiscono i concerti nei teatri, nelle sale, nei centri culturali e che, in una sorta di rito catartico, intonano i versi di Schiller, rigorosamente in tedesco.

Le origini di questa abitudine sono dibattute, ma, stando a quanto riportato nelle pubblicazioni ufficiali culturali del Governo giapponese, risalgono all’ultimo scorcio della Guerra del Pacifico, quando i giovani studenti erano soliti organizzavano feste d’addio per i compagni costretti a lasciare i conservatori per arruolarsi. In quelle occasioni intonavano per l’appunto l’Inno alla Gioia. Finito il conflitto, i reduci che si ritrovavano cantavano di nuovo l’ode con l’intento di ricordare i commilitoni caduti ed è così, forse, che questo rito laico è nato. Come una speranza nata dal dolore. Un canto a cui tutti noi possiamo unirci, noi tutti che abbiamo bisogno di sperare.

L’esibizione più notevole è quella che ha visto riunirsi proprio in Giappone il più grande coro del mondo composto dalla bellezza di diecimila persone unite per cantare sulle note del grande compositore tedesco.

La particolare performance proposta è stata registrata nel dicembre 2012 ed è stata diretta da Yutaka Sado, un direttore d'orchestra giapponese che ha studiato con Leonard Bernstein e Seiji Ozawa.

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