Le rive di Matamoros

Le rive di Matamoros

Il fiume, il Rio Bravo, che gli americani chiamano Rio Grande, è ampio e marrone pieno di correnti e di mulinelli. Oscar Albero Martinez e sua figlia Angie Valeria hanno percorso migliaia di chilometri dal Salvador fino a Matamoros e a quel confine di acqua, una linea liquida, di meno di cento metri, che divide una vita fatta di miseria e privazioni dalla speranza in un futuro migliore, “dal sogno americano”. Oscar Alberto cerca di oltrepassare quella linea, si fa coraggio e cerca di guadare il fiume e per paura di perdere la figlia in quel torbido se la infila letteralmente nella maglietta e quell’estremo, straziante gesto di protezione sarà il suo ultimo atto d’amore verso la sua piccola Angie. La foto, che in questi giorni è diventata virale, li ritrae in quella posa, a faccia in giù nell’acqua melmosa del fiume. Galleggiano, senza vita, ancora abbracciati per non perdersi. Un’immagine che toglie il fiato e fa mancare le parole.

 

Una storia, dietro quell’immagine, che sembra profeticamente raccontata sullo sfondo della stessa città, dello stesso fiume e con lo stesso drammatico epilogo, quindici anni prima dalla canzone Matamoros Banks contenuta nell’album Devils and Dust di Bruce Springsteen. In realtà, l’arte e la musica, in questo caso, sanno guardare con occhi limpidi a drammi e condizioni umane che spesso ci sfuggono ma che da troppo tempo si avvitano senza sbocco. Springsteen ha lungamente raccontato nelle sue canzoni la poetica dei fiumi e in particolare i temi dei migranti sono a lui cari. All'uscita della canzone disse, ripetendo parte del testo: “Ogni anno molti muoiono attraversando deserti, montagne e fiumi nei pressi del nostro confine meridionale, mentre sono in cerca di una vita migliore. In questa canzone seguo un viaggio a ritroso [dalla morte alla vita, da nord a sud] quello di un corpo sul fondo del fiume, un cadavere che era stato un uomo in cammino nel deserto verso le rive de Rio Grande”. Riascoltata e riletta oggi, però, Matamoros Banks, non solo è la colonna sonora di una tragedia infinita: sembra il racconto pieno di strazio della vera voce di Oscar Alberto Martinez Ramirez.

 

Ci sembra davvero di ascoltare il suo racconto dall’aldilà nelle parole del protagonista del brano di Springsteen: “Per due giorni il fiume ti tiene giù, poi risali in superficie senza un suono, mentre le tartarughe ti mangiano la pelle degli occhi”. “I tuoi vestiti cedono alla corrente e alle pietre del fiume, fino a quando ogni traccia di chi eri è scomparsa”. Poi il ricordo di un tragitto infinito e disperato. Nella struggente strofa finale la voce calda e profonda del Boss, accompagnata solo dalla sua chitarra, commuove cantando: “Dormo e sogno di tenerti tra le mie braccia, mentre le luci di Brownsville luccicano oltre il fiume e un grido risuona nella melma del fiume rosso in cui m’immergo”, e il pensiero non può non andare con commozione proprio a quell’ultimo abbraccio tra padre e figlia, ritratti nella foto della giornalista messicana Julia Le Duc, e ritrovati dalla polizia nella medesima Brownsville, Texas. Poi resta l’ultimo passaggio del ritornello, che dice soltanto: “Ci vediamo sulle rive di Matamoros”.
 

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