Esistono una numero enorme di strumenti che attraversano le epoche e le culture. Il problema di dare una classificazione degli strumenti musicali è stato affrontato sin dall’antichità utilizzando diversi criteri fino alla soluzione proposta dai due musicologi tedeschi K. Sachs e M. E. von Hornbostel, che rappresenta ad oggi il sistema più utilizzato.
Possiamo definire in termini generali uno strumento musicale come “un oggetto costruito o modificato con lo scopo di produrre suoni organizzati rispondenti a esigenze culturali specifiche di ogni cultura della Terra di oggi o del passato e in definitiva anche di produrre musica”.
La classificazione degli strumenti musicali atta ad ordinare e definire l’enorme numero di strumenti esistenti è un problema che è stato posto fin dall’antichità ed è stata condotta attraverso diversi criteri e principi ordinatori. Un criterio utilizzato è quello dei materiali di costruzione (metallo, legno, ecc.), un criterio utilizzato in Asia e in parte conservato anche all’interno delle orchestre occidentali dove esistono le diverse sezione dei legni o degli ottoni. Un criterio che però in questo ambito mostra una scarsa coerenza in quanto, come sappiamo, la sezione dei legni ospita anche strumenti in lega metallica come il flauto o il sassofono.
Altre tipologie di classificazione degli strumenti musicali, sempre su base empirica, sono quella basata sulle funzioni musicali (armonica, ritmica, melodica) o sul ruolo svolto dallo strumento all’interno di determinati ambiti sociali (militare, devozionale, religioso, domestico).
Il problema di dare una base sistematica alla classificazione degli strumenti fu risolto da due musicologi tedeschi K. Sachs e M. E. von Hornbostel nel volume Classificazione degli strumenti musicali pubblicato nel 1914 con successive revisioni che hanno proposto una suddivisione degli in cinque classi sulla base di criteri fisico-acustici. Secondo questa catalogazione si possono distinguere:
Il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso dello strumento, senza l'utilizzo di corde o membrane tese e senza che sia una colonna d'aria a essere fatta vibrare. All’interno di questa si possono distinguere strumenti:
a urto come cimbali, piatti, nacchere ecc.
a percussione come triangolo, gong, campane, xilofono, vibrafono ecc.
a scuotimento come sonagli, sistro, raganella, maracas ecc.
a sfregamento come l'armonica a bicchieri
a pizzico come lo scacciapensieri
Sono una classe di strumenti musicali in cui il suono è prodotto dalla vibrazione di una membrana tesa. Si suddividono in due categorie: i tamburi e i mirlitons.
I tamburi sono strumenti la cui membrana viene fatta vibrare con diverse modalità come:
a percussione diretta come timpano, tamburi, grancassa
a percussione indiretta come il tamburo tibetano
a pizzico come il gopi yantra del Bengala
a frizione come putipù o caccavella o cupa cupa, cuíca ecc.
Ai marlitons appartengono gli strumenti in cui la membrana è posta in vibrazione mediante la vibrazione delle corde vocali dell'esecutore in modo da modificarne il timbro. Per esempio i mirlitons europei, il "pettine e carta velina", il kazoo e alcuni richiami per uccelli.
Sono strumenti nei quali l'aria stessa è il mezzo primario che viene messo in vibrazione producendo suono. Nella classificazione degli strumenti musicali proposta da Hornbostel-Sachs, gli strumenti aerofoni sono divisi in due classi, a seconda che l'aria che vibra sia contenuta in una cavità dello strumento (aerofoni risonanti o strumenti a fiato veri e propri), oppure no (aerofoni liberi). Gli aerofoni si suddividono poi in strumenti:
a bocca come flauto di Pan, flauto dolce, flauto traverso, ottavino, ocarina ecc.
ad ancia semplice come clarinetto, corno di bassetto, saxofono
ad ancia doppia come cromorno, bombarda, oboe, corno inglese, fagotto, controfagotto, heckelphon, sarsusofono
a bocchino come trombe, tromboni corni, flicorni, tube, cornette a pistoni, ecc.
a serbatoio d’aria come organo, armonio, fisarmonica, cornamusa, zampogna ecc.
Comunemente detti strumenti a corde, sono strumenti musicali che producono il suono attraverso le vibrazioni prodotte dalle corde di cui sono dotati. All’interno dei cordofoni si possono distinguere strumenti:
a corde pizzicate come citara, lira, arpa, salterio ecc.; liuto, arciliuto, tiorba, chitarrone, calascione, mandola, mandolino; chitarra, cetra, vihuela, balalika, banjo, ecc.; clavicembalo, spinetta, virginale
a corde strofinate come crotta primitiva, ribeca, giga, viella, antiche viole, lira da braccio, lira da gamba, moderni strumenti ad arco (violino, viola, violoncello e contrabasso) ecc.
a corde percosse come salterio tedesco, pantaleon, ecc.; clavicordo, pianoforte, autopiano
La categoria degli elettrofoni raggruppa gli strumenti musicali in cui il suono viene generato per mezzo di una circuitazione elettrica o un dispositivo elettromagnetico. Questa categoria è stata aggiunta alla classificazione degli strumenti musicali di Hornbostel-Sachs del 1914, solo dopo la revisione a cura della Galpin Society Journal, nel 1937. All’interno degli elettronfoni si distinguono strumenti:
a oscillatori come trautonium, onde Martenot, novachord ecc.
a generatori elettromeccanici semielettronici come organo Hammond, chitarre, mandolini, banjos elettrici ecc.