In questa lezione dedicata alle forme musicali approfondiamo origini e e struttura della fuga, una forma musicale contrappuntistica tra le più importanti e complesse che la storia della polifonia occidentale conosca.
Si definisce fuga una forma musicale polifonica basata sull'elaborazione contrappuntistica di un'idea tematica (a volte due o tre), che viene esposta e più volte riaffermata nel corso della ricerca di tutte le possibilità espressive e/o contrappuntistiche da essa offerte (cfr Wikipedia).
Il termine fuga è in uso fin dal secolo XIV per designare composizione basate sulla imitazione e più specificamente sul canone. Con lo sviluppo della ricerca in campo strumentale e delle forme affini (fantasia, toccata, capriccio, tiento, ecc.) si ebbe la prima affermazione di una scrittura di tipo contrappuntistico in cui si può rintracciare la lontana origine della fuga, che nella forma conosciuta oggi fu definita a partire dalla seconda metà del Seicento.
Uno dei tratti caratteristici di questa forma musicale è rappresentata dalla destinazione strumentale (in seguito estesa alle voci cantate) e da uno scrupoloso monotematismo (adozione di un unico tema chiamato soggetto), oltre che da regole tecniche specifiche che svincolano la fuga dalla modalità per legarla strettamente alla tonalità. Pur continuando ad avere espressioni formali molto libere, si venne definendo, dal punto di vista strutturale, articolandosi in tre momenti principali:
esposizione tematica, che è la parte caratteristica,
svolgimento,
stretto, con funzione riassuntiva.
Nell’esposizione le singole voci, ovvero le parti strumentali o vocali che possono due o più numerose, si inseriscono una per volta, ciascuna subentrando con il tema, subito dopo che la precedente ha finito di intonarlo. Il soggetto introdotto all’inizio da una singola voce, viene ripreso, mentre questa procede oltre, da una seconda voce, che lo imita, cioè la riproduce, nella tonalità della dominante (ad esempio il soggetto è in Do, la risposta sarà in Sol, quinto grado ovvero dominante della scala di Do); questa imitazione prende il nome, per l’appunto di risposta.
Dopo la risposta, può aggiungersi, alle altre due già in azione, una terza voce che riprende il soggetto nella tonalità iniziale, quindi una quarta che riprende la risposta nella tonalità di dominante e così via, in maniera alternata. Il disegno melodico del soggetto può conservare inalterati i suoi intervalli nella risposta. In questo caso la risposta e la fuga stessa vengono definiti reali.
In altri casi, si può rendere necessaria nella risposta una modica, rispetto al tema, di uno o più intervalli, detta mutazione, per permettere il ritorno dalla tonalità di dominate (quella della risposta) a quella di impianto (quella del soggetto), le quali stanno in rapporto di quarta scendente (ad esempio da Sol a Do). In questo caso, risposta e fuga vengono detti tonali.
Una voce, dopo aver eseguito il soggetto o la risposta, può proseguire con la formulazione di un breve frammento libero, detto coda, prima che subentri la voce seguente con la relativa imitazione, questo ha di assicurare la saldatura armonica del nesso.
Sempre relativamente all’esposizione, si può individuare come elemento caratteristico il controsoggetto, che rappresenta la controparte che accompagna il soggetto e la risposta durante lo sviluppo della fuga. Il controsoggetto ha una particolare importanza nella struttura della fuga perché costituisce un elemento tematico nuovo, a differenza della risposta che è una semplice imitazione del soggetto. Esso si accompagna contrappuntisticamente al tema per lo più anche durante tutta la composizione, ma può trovarsi anche utilizzato in maniera autonoma durante lo svolgimento.
Lo svolgimento, a sua volta, si struttura alternando parti dette divertimenti (o episodi) con riesposizioni in numero variabile.
Il divertimento è un momento di gioco contrappuntistico in cui viene messa in luce una particolare caratteristica del soggetto o delle altre linee di contorno. In sostanza si dà libero sfogo alle svariate tecniche di imitazione a partire dal materiale tematico dell’esposizione o transitoriamente enucleato, e modulando a tonalità diverse.
La riesposizione si ripresenta in tonalità differenti e in modo più sintetico, il gioco imitativo di soggetto e risposta dell’inizio. L’ultimo divertimento prima dello stretto può essere fatto su un pedale di dominante, ossia sulla nota di dominante della tonalità d’impianto lungamente tenuta dal basso, mentre continua il gioco contrappuntistico nelle voci superiori.
Con il termine stretto viene designata, infine, globalmente la parte finale della fuga costituita da una serie di riprese, nella tonalità fondamentale, delle imitazioni tra soggetto e risposta (riprese designata a loro volta come primo, secondo, terzo stretto ecc.): in esso le voci subentrano una all’altra a distanza sempre più ravvicinata, senza attendere che la precedente abbia concluso l’intero tema o limitando questo al suo inizio.
Come lo svolgimento, anche lo stretto può terminare con un pedale del basso, questa volta di tonica, cioè della nota fondamentale della tonalità della composizione.