In questa lezione ci occuperemo del tremolo, un particolare abbellimento musicale di cui daremo, come al solito, una definizione generale e lo distingueremo dal vibrato e nelle sue diverse forme di esecuzione nei diversi strumenti.
Il tremolo è l'effetto vocale strumentale ottenuto attraverso una ripetizione rapida di uno o più suoni. Si tratta, in altre parole di una variazione periodica dell'ampiezza (intensità) di un suono. Comunemente viene confuso con il vibrato, il quale è invece la variazione dell'intonazione del suono.
Negli strumenti ad arco il tremolo si realizza con un veloce movimento su e giù dell'arco sulla corda, facendo risuonare intensamente un suono ho, a volte, due (in questo caso si ha il tremolo diteggiato).
L'effetto, già apparso nel secolo XVII (il Combattimento di Tancredi e di Clorinda di Monteverdi, 1624, ne è uno dei primi esempi), fu poi largamente impiegato nell'opera, segnatamente ottocentesca per creare atmosfere di viva drammaticità. Nel pianoforte, il tremolo si effettua di solito fra due note. Fu molto usato dai compositori romantici (Liszt in particolare) e si trova normalmente nelle trascrizioni di partiture orchestrali, dove riproduce l'analogo effetto degli archi.
Negli strumenti a fiato, mentre il tremolo fra due note (segnato come negli archi) è di normale emissione, il tremolo sulla nota singola si ottiene attraverso l'effetto del frullato ed è tipico di flauto clarinetto.
Nell'organo il tremolo è un registro facente parte degli effetti speciali (come i tuoni): provocando un rapido fluttuare della pressione dell'aria nella canna consente un effetto simile al vibrato del violino.
In partitura il tremolo viene indicato da una a tre strisce oblique. Se eseguito sulla stessa nota viene indicato da un segno posto sul gambo della nota stessa, se eseguito su due note diverse il segno viene riportato in mezzo alle due note.