Dopo la lezione dedicata al diesis parliamo dell’altra alterazione complementare: il bemolle. Come d’abitudine, partiamo da una definizione generale, per poi vedere le diverse modalità in cui lo si può trovare in partitura e spiegando, infine, le indicazioni di tonalità che può fornirci in armatura di chiave.
Nella notazione musicale, il bemolle rappresenta un‘alterazione, ovvero è un simbolo che, posto prima di una nota sul pentagramma, ne modifica l'altezza. Nello specifico, il bemolle insieme al doppio bemolle fa parte delle cosiddette alterazioni discendenti e sono rispettivamente utilizzate per contrassegnare un abbassamento di 1 o 2 semitoni cromatici rispetto al suono naturale. Per dare una definizione generale, possiamo identificare il bemolle come un segno di alterazione che si antepone ad una nota per abbassarla di un semitono cromatico.
Il nome e il simbolo grafico derivano dalla notazione alfabetica in uso nel Medioevo. In essa la lettera b corrispondeva alla nota Si, l’unica che nel canto gregoriano poteva essere alterata, tramutandosi in Si bemolle. Il termine deriverebbe, dunque, dalla dicitura b-molle con riferimento al fatto che nelle partiture antiche la b indicante il Si bemolle veniva scritto con la pancia arrotondata (molle) per differenziarlo dal Si naturale che invece era rappresentato con la pancia squadrata, simile al bequadro. Ma il nome potrebbe trarre origini anche da un riferimento ad un suono più grave e meno acuto che negli strumenti a corda viene eseguito con una corda meno tesa più molle per l’appunto.
Al pari del segno del diesis (♯) il simbolo del bemolle (b) è entrato a far parte dell’armatura di chiave e sta ad indicare un’alterazione costante di una o più note nel corso di un intero brano e designa la tonalità di riferimento. In questo caso parliamo di alterazioni fisse riportate secondo un ordine prestabilito (Si, Mi, La, Re, Sol, Do, Fa) inverso a quello dei diesis, e hanno valore per tutte le note riportate sullo sparito in corrispondenza della riga o dello spazio in cui si trova il simbolo del bemolle, escluse le note con bequadro.
Il bemolle può essere posto anche prima di una nota e, in questo caso, rappresenta una alterazione transitoria o momentanea. Il suo effetto ha validità dal punto in cui viene posto fino alla fine della battuta per tutte le note di uguale altezza, se non compare un bequadro prima. L'alterazione si prolunga oltre la battuta, se l'ultima nota della battuta viene alterata e legata (con una legatura di valore) alla prima nota (della stessa altezza) della battuta successiva, ma decade immediatamente dopo la prima nota.
Infine, il bemolle può essere riportato in partitura tra parentesi e in questo caso si tratta delle cosiddette alterazioni di precauzione o di cortesia: non hanno effetto reale, ma servono a ricordare all'esecutore la giusta altezza della nota nei casi ambigui o difficili. Sono utili in caso di frequenti cambi tra nota alterata e naturale, in prossimità di cambi di tonalità, in situazioni armoniche ambigue o complesse, in caso di notevole distanza tra la prima nota alterata e la successiva all'interno della stessa battuta.
Bisogna precisare che il discorso sul bemolle e le alterazioni in generale che stiamo svolgendo ha una sua validità considerando come punto di partenza il sistema musicale occidentale, detto anche sistema temperato come lo conosciamo e lo usiamo oggi, esistono, infatti, altre culture che adottano sistemi di notazione completamente differenti.
Quindi, come sappiamo, all’interno della musica occidentale troviamo la classica successione dei sette nomi che siamo abituati ad associare alle note, vale a dire Do, Re, Mi, Fa, Sol, La e Si, questi nomi, tuttavia, con ogni evidenza non coprono tutti i dodici suoni che compongono un’ottava.
Nel temperamento equabile (che è il sistema musicale attuale con il quale si stabilisce che l'intera gamma di suoni che ci sono in un'ottava sia suddivisa in 12 parti uguali, detti semitoni) esistono, dunque, ben cinque suoni che un nome vero e proprio non ce l’hanno, ma che vengono designati con lo stesso nome di una delle note che gli stanno accanto, seguito da un altro termine che è per l’appunto diesis e bemolle.
Il numero dei bemolle in chiave determina la tonalità del brano: da nessuna alterazione (Do maggiore o La minore) a sette (Do bemolle maggiore o La bemolle minore). È necessaria una disamina del brano per poter stabilire se esso è stato scritto in modo maggiore o minore.
“Determinare la tonalità di un brano in modo maggiore con bemolli in chiave è facile: il penultimo bemolle indica la tonica del brano. Ad esempio, se l'ultimo bemolle è La, bisogna osservare il penultimo dell'ordine sopra esposto, cioè il Mi: il brano sarà quindi in Mi♭. Se invece si tratta di un brano in modo minore, la sua tonica si trova, come sempre, una terza minore sotto quella del relativo modo maggiore (nell'esempio, Do minore). Nel caso di un solo bemolle in chiave, la tonalità è quella di Fa maggiore (o Re minore), che è da notare non è indicata dall'ultimo bemolle della sequenza, perché se così fosse sarebbe Fa bemolle maggiore” (cfr. Wikipedia).
Quindi riepilogando, possiamo dire che il penultimo bemolle in chiave è la tonica della tonalità con l’eccezione per la tonalità di Fa maggiore, che di bemolle ne ha uno solo.
Una considerazione che può aiutare la memorizzazione delle varie tonalità e relative alterazione consiste nel tener presente che le tonalità in bemolle procedono per salti di quarta giusta, secondo il criterio di aggiunta delle alterazioni del Circolo delle Quinte inverso rispetto a quello dei diesis.
Quindi, nelle tonalità in bemolle per sapere quante e quali alterazioni sono presenti in chiave sarà sufficiente progredire secondo salti di quarta, aggiungendo progressivamente un bemolle secondo l’ordine Si, Mi, La, Re, Sol, Do, Fa.
Applicando nel concreto quanto appena esposto, si può partire dal Do individuando la sua quarta giusta che è il Fa: la tonalità di Fa avrà una sola alterazione in chiave corrispondente al Sib. Procedendo dal Sol individuiamo la quarta giusta successiva che sarà il Sib: la tonalità di Sib contempla due alterazioni in chiave nello specifico Sib e Mib. E si procede in questo modo individuando le quarte giuste successive e i bemolli corrispondenti.
Di seguito uno schema riassuntivo dal quale sono escluse le tonalità di Do maggiore e La minore (sua relativa) poiché non hanno alterazioni.