In questa lezione approfondiamo gli elementi come tempo, battuta, numero di tempo per ogni battuta e unità di tempo, che definiscono le variazioni nel senso della durata di una nota e definiscono quello che potremmo definire con una verta approssimazione come ritmo.
Una nota, un tasto del pianoforte, può essere identificato non solo per l'altezza, ovvero per la frequenza a cui suona (bassa o alta) ma anche per la durata, due elementi che, combinati tra loro, già consentono di descrivere la maggioranza dei motivi musicali. È utile definire un sistema per indicare le variazioni in senso temporale, quello che in modo un poco approssimato possiamo chiamare ritmo. È un sistema molto semplice e si basa su un numero ridotto di elementi:
la battuta
il tempo
il numero di tempi per ogni battuta
la unità di tempo
La battuta è composta da un numero di tempi tra 2 e 7 e questo numero rimane lo stesso per tutta la composizione musicale ed è uno degli elementi principali che lo caratterizza. La battuta a sua volta è l'elemento base per costruire la frase musicale, il "mattone", come la definisce qualcuno.
La unità di tempo base non è altro che una nota con un suo valore (lunghezza): la "nota standard" con la quale è costruita la battuta, che potrà essere ad esempio una minima, una semiminima, una croma.
Una battuta in due tempi, ad esempio, potrebbe essere composta da due minime. In questo caso è chiamata battuta in 2/2 perché appunto i tempi sono 2 e la minima è 1/2 della lunghezza base (la semibreve). Sul pentagramma questa scelta (chiamata anche "metro" della composizione) è indicata semplicemente con le due cifre sovrapposte accanto alla chiave (vedi l'esempio più avanti).
Ogni unità di tempo può essere poi suddivisa in unità di tempo di minore durata, pari alla metà, a un quarto e così via.
Per esempio, la battuta in 2/2 è composta da due note (per eseguirla si suonano in sequenza due tasti sul pianoforte) potrebbe anche essere composta da tre note, una minima più due semiminime (che hanno lunghezza 1/4) oppure da una minima e da quattro crome, e così via a seguire con tutte le altre combinazioni possibili. In questi casi, prendendo come riferimento il pianoforte, le dita sul piano dovranno suonare tre o cinque note, ma di durata diversa tra loro, in modo che la lunghezza temporale complessiva della battuta rimanga la medesima.
Nella immagine schematica riportata sopra vediamo graficamente come funziona il meccanismo della scomposizione.
In una battuta in 2/2 ci possono essere due note di lunghezza uguale, due minime in questo caso, oppure tre note, con le seconde di lunghezza dimezzata. La durata complessiva della battuta, che deve rimanere costante nella frase musicale per mantenere il ritmo scelto, rimane la medesima.
Nella notazione musicale su pentagramma la suddivisione è meno graficamente intuitiva, in quanto si fa ricorso a simboli specifici come le note. Tuttavia, una volta che si è compreso il principio, il meccanismo di funzionamento, che è sicuramente più difficile da spiegare che da capire, è altrettanto efficace.
Come si vede, nella prima battuta sul primo rigo, in chiave di violino, ci sono le due minime, nella seconda una minima e due semiminime come nello schema, poi quattro semiminime e via con altre combinazioni.
Nel secondo rigo in chiave di basso sono indicate anche le pause. Perché non è detto che una battuta debba essere sempre completata con note suonate. Può esserlo anche con pause di silenzio, anche queste di lunghezza variabile ed uguale a quella dal valore corrispondente per le note. Nel rigo sono indicati in sequenza i simboli usati per la pausa della minima, della semiminima e della croma.
Esiste anche un altro sistema per indicare diverse lunghezze delle note all'interno della battuta: il punto. Un punto accanto alla nota indica che la nota deve essere allungata di una durata pari alla metà della nota stessa.
Fonte articolo: https://www.musicaememoria.com/la_grammatica_della_musica_2_sezione_clas...