Dal blues al jazz, dal folk alla musica sperimentale, Tom Waits ha avuto modo di scandagliare molti generi musicali e di esprimere con la sua voce potente ed espressiva un universo pieno di poesia e profondità. Chi ha familiarità con il suo repertorio lo sa bene. Ripercorrendo la sua straordinaria carriera dal primo folgorante esordio di Closing Time, per arrivare all’ultimo lavoro in studio Bad As Me, Waits ha avuto modo di attraversare tante sonorità ed espressioni musicali.
Lo scorrere del tempo, il cambiare delle stagioni e delle mode non lo riguardano: la musica che crea, le canzoni che canta, gli strumenti che suona non hanno relazione con l’oggi ma sono la diretta espressione di una personalità vasta, grande e complessa da ascoltare con attenzione, perché di lui si può dire, citando Miles Davies, tutto quello che ha dire è prezioso. A questo proposito, qualche tempo fa il Guardian ha pubblicato una lista dei venti album preferiti da Tom Waits, che ci forniscono un ritratto in controluce del grande cantautore di Pomona.
Passiamo in rassegna i primi dieci album indicati da Waits.
Al decimo posto il cantautore statunitense mette The Special Sessions di Little Richard, un autore il cui nome è da decenni leggendario e la sua influenza nella nascita, sviluppo e successo del rock'n'roll sarà decisiva. Waits cita in particolare Lucille come la canzone capace di indicargli la strada da percorrere.
Nono posto per I'm Your Man di Leonard Cohen, efficacemente definito da Waits “un Aznovar naufragato. Canzoni importanti, meditative, autorevoli, e Leonard è un poeta, uno extra large”.
Ottava posizione in questa speciale lista per Rum Sodomy and the Lash di The Pogues. Secondo lavoro dei Pogues, prodotto da Elvis Costello, in cui il gruppo britannico riesce a trovare il proprio suono, attraverso un abile mix di strumentazione acustica e ritmi forsennati e alcolici e con la penna di MacGowan la ricetta per la definitiva consacrazione tra i grandi della folk music, dando voce a quella massa di "beautiful losers" che attendevano di essere finalmente cantati.
Settimo posto per Lounge Lizards di Lounge Lizards. Racconta Waits: “è stata una cosa insolita, a New York, andare in un club e ascoltare jazz così forte, allo stesso volume la gente ascoltava il punk rock”.
Sesto posto per The Basement Tapes di Bob Dylan. Dice a proposito Tom Waits: “Basti pensare che Dylan è un pianeta da esplorare. Per un cantautore, Dylan è essenziale quanto il martello, i chiodi e la sega per un falegname”.
Quinto posto per The Sinking of the Titanic di Gavin Bryars. Contrabbassista e compositore inglese Bryars ha collaborato con Waits negli anni Novanta, questo suo lavoro è una rarità ed è un racconto in musica dell’affondamento del celebre Transatlantico.
Al quarto posto Tom Waits inserisce Exile On Main St. dei Rolling Stones. A proposito di questo album scrive il musicista “I Just Want To See His Face ha avuto un grande impatto su di me, in particolare mi ha insegnato a cantare in quel falsetto alto, come fa Jagger. Quando canta come una ragazza, impazzisco. Dissi: "Devo imparare a farlo".
Terzo posto per Trout Mask Replica di Captain Beefheart. Su questo album il commento di Waits è pieno di entusiastica ammirazione: “Una spedizione al centro della terra, questo è il record di salto in alto che non potrà mai essere battuto, è una salsa per la riduzione del merlot”.
Secondo posto per Solo Monk di Thelonious Monk. Capolavoro assoluto della storia del jazz. Il modo di suonare il piano di Monk è stata una inesauribile fonte di ispirazione per Waits che scrive: “In "Solo" Monk sembra che stia componendo mentre suona, estendendo gli intervalli, esprimendo accordi con gruppi di note impossibili. I Should Care mi uccide, un vino di comunione, una svolta”.
Al primo posto Waits mette In The Wee Small Hours di Frank Sinatra. “In realtà, il primissimo album "concept". L'idea è che se hai messo questo disco dopo cena con l'ultima canzone sei esattamente dove vuoi essere. Sinatra ha detto che è certo che la maggior parte dei baby boomer sono stati concepiti con questa colonna sonora”.