Pubblicato sulla rivista Scientific Report, uno studio ha dimostrato che alcuni membri del pubblico sviluppano una risposta fisica sincronizzata, che include frequenza cardiaca e respirazione, durante l’ascolto di alcuni brani del repertorio classico. Una conferma della capacità della musica di creare connessione profonda e un’esperienza collettiva forte.
L’ascolto della musica in contesti sociali è spesso descritto come una esperienza collettiva forte, in grado di generare un sentimento di connessione tra gli ascoltatori. A confermare da un punto di vista scientifico questa idea giunge ora uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Questo studio dimostra che alcuni membri del pubblico hanno una risposta fisica sincronizzata, iniziano a respirare, a sudare persino a muoversi in modo simile sulle sedie mentre si godono insieme un concerto di musica classica.
Wolfgang Tschacher, professore di psicologia all'Università di Berna in Svizzera, ha condotto uno studio su 132 spettatori di concerti a Berlino, di età compresa tra 18 e 85 anni. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi e osservati nelle loro reazioni attraverso delle cinture provviste di sensori, mentre assistevano a diversi concerti degli stessi tre quintetti d'archi: il Quintetto in Do minore di Beethoven , il Quintetto n. 2 in Sol maggiore di Brahms e gli Epitaffi del compositore residente della London Philharmonic Orchestra , Brett Dean.
I ricercatori hanno potuto osservare una sincronizzazione significativa in diversi punti dati: la frequenza cardiaca dei partecipanti è diventata più veloce o più lenta durante gli stessi passaggi musicali, così come i loro livelli di attività elettrodermica o attività elettrica registrata sulla superficie della pelle.
Quando l’attività elettrodermica è elevata, ciò può indicare uno stato di eccitazione e può essere collegato alla pelle d’oca. Quando è basso indica uno stato di rilassamento.
“Quando parliamo di cose astratte come le esperienze estetiche, il modo in cui rispondiamo all’arte e alla musica, il corpo è sempre coinvolto”, ha dichiarato all’AFP Wolfgang Tschacher.
Questa teoria si chiama cognizione incarnata. È l’idea che la mente non sia solo connessa al corpo, ma che il corpo influenzi la mente – che sembra abbastanza intuitiva a chiunque, ma rimane un’idea controversa negli ambienti scientifici.
Tschacher ha commentato: “È affascinante constatare che persone, che non si conoscono e non si parlano nemmeno, durante un concerto sembrino avere un'esperienza condivisa, dimostrata con misurazioni oggettive, come la loro frequenza cardiaca”.
"Quando rileviamo tale sincronia, sappiamo che le persone sono davvero coinvolte nella musica, poiché reagiscono emotivamente allo stesso modo”.
Prima dei concerti, nell'ambito dello studio, ai partecipanti è stato anche chiesto di completare un test della personalità.
Dai risultati di questi test è emerso che gli individui con tratti della personalità come l’apertura mentale hanno maggiori probabilità di raggiungere l’armonia.
"L'apertura è un tratto della personalità che permette di accogliere nuove esperienze, come l'arte, i viaggi e le cose esotiche", ha detto Tschacher, spiegando che coloro che hanno questo tipo di personalità potrebbero essere più propensi a “soddisfare le aspettative sociali”, come concentrarsi sulla musica durante un concerto.
È stato possibile rilevare, inoltre, come con le luci spente, sedute una accanto all'altra al buio, i movimenti delle persone erano sincronizzati mentre si ritrovavano inconsciamente uniti insieme nella musica.
Lo studio ha anche scoperto che la sincronizzazione avveniva maggiormente durante l’ascolto di Brahms e Dean, rispetto a Beethoven.
Studi precedenti avevano dimostrato che anche musicisti e direttori d’orchestra hanno reazioni fisiche sincronizzate con la musica.
Tschacher ha anche affermato che questa sincronizzazione con ogni probabilità si verifica anche con l'ascolto di altri generi musicali.