Film sulla musica

Da registi impegnati come Godard ad altri di culto come Landis, molti autori cinematografici hanno firmato film sulla musica. Questi film testimoniano come il rapporto tra musica e film è diventato con il tempo sempre più stretto e vitale non solo dal punto di vista semantico ed espressivo, grazie al contributo determinante delle colonne sonore all’interno della narrazione filmica, ma anche sul piano più strettamente narrativo, come materia del racconto.

 

film sulla musica

Non è forse un caso che il film che ha introdotto il sonoro nella storia del cinema sia proprio un film sulla musica dedicato ad un ragazzo ebreo destinato dal padre alla sinagoga che fugge per cantare in un teatro. Si tratta del Cantante di Jazz, un film del 1927 diretto da Alan Crosland che rappresenta, per l’appunto, il primo talkie (film parlato) nella storia del cinema anche se la maggior parte delle parole sono quelle delle canzoni del protagonista, Jolson, tra cui la patetica "Mammy".

La musica è diventata coprotagonista artistico delle pellicole cinematografiche da subito, già verso la fine degli anni Trenta. Basti pensare all’esperimento ejzenstejaniano dell’Alexandr Nevskij con il suo potente e straordinario montaggio conflittuale visivo-sonoro che ha coinvolto addirittura Sergej Prokof'ev. Negli anni successivi, orchestre e compositori rientrano a pieno titolo all’interno del linguaggio espressivo cinematografico, tanto che dopo Via col vento e il Mago di Oz autori come Bernard Hermann, Max Stiner, Miklós Rózsa vengono considerati delle star tra le star della settima arte.

Una dipendenza espressiva che rende non azzardato affermare “senza immagine sonora world non c’è immagine visuale viva, e c’è chi dice, autorevolmente, che oggi sia acustico non solo l’acme del piacere schermico ma addirittura il tragitto narrativo principale di un film” (cfr Mariuccia Ciotta, Roberto Silvestri Silvestri Cinema, Einaudi).

Ma non solo come imprescindibile componente di senso, l’universo musicale ha fornito una avvincente materia narrativa per molte pellicole, dai biopic sulla vita delle grandi star musicali,  l’ultimo in ordine di tempo Bohemian Rhapsody ha conosciuto un travolgente successo planetario, fino ai musical e alle narrazioni che hanno nelle sette note il motore del plot. Forniamo di seguito una piccolo lista di film sulla musica che vuole essere un suggerimento per un percorso di scoperta o recupero di alcuni titoli che mettono insieme mirabilmente due passioni come musica e cinema che nutrono e accendono l’anima.

 

Robert Altman – Radioamerica e Nashville

 

Una leggenda del cinema sonoro come Robert Altman ci regala come sua ultima opera  Radioamerica, una commedia musicale corale tutta girata in studio, piena di brio e malinconica, che racconta, anche dietro le quinte con il proverbiale altmaniano intreccio di vissuti paralleli e ordito di sound sentimentali, l’ultimo spettacolo, in diretta radiofonica dal teatro Scott Fitzegerald di St Paul, Minnesota, di un programma radiofonico settimanale live di grande successo popolare e riservato esclusivamente alla musica country.

Musica country che è la protagonista anche del grande capolavoro altmaniano, una delle opere seminali della settima arte: Nashville. Riducendo all’osso la trama, si può dire che il film racconta di un candidato alle primarie per le Presidenziali che vuole sfruttare un festival di musica country per portare alcuni artisti famosi a contribuire alla sua campagna elettorale. Attorno a questo nucleo si dipartono le vicende personali di diversi personaggi in una struttura narrativa aperta dove tutto si intreccia per permettere ad Altman di affrontare una serie di temi e aspetti della società americana (il talento, l’ambizione, la musica, lo show-business, la violenza, la politica).

 

Jean-Luc Godard – Sympathy for the Devil (One plus one)

 

Lungo tutto il film, inframezzati da altre scene estemporanee, vengono mostrati i Rolling Stones in studio di incisione nel 1968 mentre lavorano ed elaborano diverse parti della loro celebre canzone Sympathy for the Devil, seguendone la genesi completa dalle prime versioni abbozzate alla versione finale finita poi su disco.

La dissoluzione di Brian Jones come uomo e musicista è vividamente documentata dalle immagini che lo mostrano mentre si emargina progressivamente dalle sedute di registrazione e dai processi creativi della band perso tra droghe ed alcol.

Il diavolo e il sessantotto, il cinema di Jean-Luc Godard  è l'espressione di un sogno, realizzato più per pensare che per raccontare delle storie. Sympathy for the Devil (One plus One il titolo della versione originale) è un film sulla musica in cui la musica è, appunto, un sogno che permette di pensare a quel periodo storico di contestazioni e discussioni di modelli sociali, prima di allora ritenuti inviolabili e incontestabili, quasi sacri.

 

Wim Wenders – The soul of a man

 

The soul of a man di Wim Wenders è un documentario sui generis che inaugura un progetto di sette film prodotti da Martin Scorsese, in cui altrettanti registi innamorati della “musica del diavolo” hanno lavorato sui loro miti. Nel caso di Wenders la scelta è ricaduta sul commovente ritratto di tre grandi bluesman dalle vite complicate e marginali: Blind Willie Johnson, Skip James e J. B. Lenoir.

La sensibilità musicale e visiva di Wenders genera la poesia di questo semi-documentario, nato dalla fedeltà del regista a ciò che più lo ha commosso nella musica di questi tre grandi del blues, nel corso della sua vita. Il blues, si sa, narra sia la tristezza per le condizioni di vita degli schiavi d'America sia la speranza in un futuro migliore; il canto diventa dunque un mezzo per alleviare in chi canta e in chi ascolta un dolore tremendo e ingiusto; la potenza evocativa di quella musica rimane sempre attuale e il ritratto compiuto da Wenders ne è certamente all'altezza.

 

Julien Temple – Il futuro non è scritto. Joe Strummer

Un film sulla musica e sulla figura di Joe Strummer, leader e cantante dei Clash dal 1977 fino alla sua morte, avvenuta a Broomfield nel 2003, un artista che ha cambiato la vita di molte persone. Con il suo carisma, Strummer è riuscito ad infiammare le platee mondiali e a lasciare per sempre la sua impronta nel percorso della musica punk.

Attraverso le immagini di repertorio e le parole di quanti gli sono stati vicini negli ultimi anni, il regista Julien Temple cerca di disegnare un ritratto che comprenda il musicista, l'uomo leggendario e il comunicatore eccezionale.

Come scrive Federico Pontiggia: “Un rock-doc raccontato attorno al fuoco dagli amici di Joe, tra cui lo stesso regista, che per primo ha avuto accesso agli archivi personali del musicista. Basso continuo rock, folk, reggae, cumbia, bhangra, dub, rap e gli altri generi esplorati dal poliedrico Strummer, il film è scandito dalle "hit" dei Clash, come Rock the Casbah - che finì scritta su una bomba Usa in Iraq, con sommo dispiacere di Strummer - e Should I Stay or Should I Go?, e poi dei Mescaleros. In primo piano, non solo il musicista, ma anche l'attore, il regista e il pensatore, grazie ad animazioni, vignette, disegni, quadri, appunti di suo pugno, nonché scene dalla Fattoria degli animali e 1984, cari allo Strummer che odiava il Grande Fratello e quel Tony Blair che ha riempito l'Inghilterra di telecamere a circuito chiuso. Tra chi lo ricorda non mancano le celebrità: Jim Jarmusch e John Cusack, che con Strummer divisero il set, Martin Scorsese (Toro scatenato deve tanto ai Clash, ipse dixit), Johnny Depp (straniante nei panni di Jack Sparrow) e Bono, confessi debitori della creatività di Joe”.

 

Bertrand Tavernier - Round Midnight. A mezzanotte circa

 

Nella Parigi del 1959 il giovane illustratore Francis Boirrier si prende cura di un sassofonista nero geniale e alcolizzato, Dale Turner: nonostante l’affetto e la tranquillità che gli offre l’amicizia di Francis, il musicista torna in America dove poco dopo tempo morirà. Il film è un atto d’amore totale per la musica jazz e per i suoi musicisti, dei quali racconta l’ansia musicale ed esistenziale per il nuovo e l’ignoto.

Azzeccata la scelta registica di affidare il ruolo di Dale Turner a Dexter Gordon, autentico maestro del jazz, così come sono tutti veri i musicisti che si esibiscono in diretta sul palco del locale parigino Blue Note di Rue D’Artois o al Birdland newyorchese. Irrinunciabile per gli amanti del jazz, lo è allo stesso modo per gli amanti del cinema per capire come si debbano rappresentare sullo schermo i musicisti e la musica.

 

Ethan Coen e Joel Coen – A proposito da Davis

 

Ispirato in parte al memoir del folk singer Dave Van Ronk ("The Mayor of MacDougal Street), A proposito di Davis racconta la scena folk degli anni Sessanta che anima il Greenwich Village poco prima della rivoluzione portata da Bob Dylan nella storia della musica. Il film segue le vicende di Llewyn Davis, un musicista di talento, che dorme sul divano di chi capita, non riesce a guadagnare un soldo e sembra perseguitato da una sfortuna sfacciata, della quale è in buona parte responsabile.

Anima malinconica e caratteraccio piuttosto rude, Llewyn è rimasto solo, dopo che l'altra metà del suo duo si è tolto la vita, e ha una relazione conflittuale con il successo, condita di ebraici sensi di colpa, purismo artistico e tendenze autodistruttive. A proposito di Davis, nei confini di uno spazio limitato a pochi ambienti e di una sola settimana di tempo, è un film sulla musica che è una celebrazione dell'arte - della musica,  come del cinema stesso - amara e sentita, tutt'altro che contenuta.

 

Alain Resnais – Parole, parole, parole

 

Il grande sperimentatore Alain Resnais ricorre in questo film ad florilegio di classici della canzone francese del secolo scorso cercando elegantemente di costruire, incastrandole una all’altra, una struttura narrativa plausibile e leggiadra.

Scrive Irene Bignardi: “L'invenzione di Alain Resnais è di costruire un musical con gli spezzoni, i centoni, i frammenti della cultura musical-popolare, con i ritornelli che appartengono al patrimonio musicale di tutti, con brani di immediato potere evocativo: o così eloquenti che si fanno capire anche da chi non conosce "la chanson".Certo le canzoni semplificano, condensano, emblematizzano.

Ed è il corto circuito tra il testo musicale e il contesto di questa "ronde" piccolo borghese a innescare di volta in volta la tenerezza o l'ironia, la partecipazione o il distacco. Il mélo della vita e quello delle canzoni non sono così dissimili, ci dice Resnais, e a quanto pare continuiamo a cullarci nelle stesse illusioni e nelle stesse debolezze se le canzoni continuano a sembrarci una sintesi del nostro vissuto reale.”

 

Across the Universe – Julie Taymor

 

Jude, un operaio portuale, viaggia attraverso l'America degli anni Sessanta alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto. Incontra e si innamora di Lucy, ma quando suo fratello Max viene mandato in Vietnam, Jude sceglie la strada della protesta pacifista. A fare da filo conduttore di tutte le vicende alcune delle più belle e indimenticabile canzoni dei Beatles, che da sole valgono la visione.

Come sottolinea Maria Pia Fusco: “Ci voleva la genialità visionaria di Julie Taymor per vincere la sfida di trasformare 33 canzoni dei Beatles in un film, Across the universe, non solo un musical trascinante e commovente con le belle coreografie di Daniel Ezralow (con lui la Taymor prepara un musical da "Spiderman"), ma anche la rappresentazione della generazione che negli anni ‘60 sconvolse le convenzioni sociali”.

 

John Landis – The Blues Brothers

 

Quando si parla di film sulla musica non si può far a meno di citare il film cult di John Landis. La storia è nota e racconta le surreali imprese dei fratelli Jake ed Elwood, interpretati rispettivamente da John Belushi e Dan Aykroyd, che devono pagare 5000 dollari di tasse se vogliono evitare la chiusura dell’orfanotrofio dove sono cresciuti; per raccogliere la somma, rimettono in piedi la propria vecchia band per tornare a suonare il blues.

Anche grazie alla presenza debordante di Belushi, il film di Landis è subito diventato “un fenomeno di costume, un canone di eleganza (occhiali Ray-Ban modello Wayfaver, cravatte lunghe e strette, cappello e vestito rigorosamente neri), un inno alla musica blues e una pietra miliare della comicità demenziale.

L’inseguimento tra le strade di Chicago è autenticamente epico” (cfr Il Mereghetti Dizionario dei film).  Tante le partecipazioni straordinarie nel cast tra cui, per rimanere solo all’ambito musicale, Aretha Franklin, Ray Charles, James Brown, Cab Calloway.

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