Il professor Barry Cooper, uno dei principali studiosi di Beethoven, ha scoperto che la famosa apertura della Quinta Sinfonia è nata con uno scopo completamente diverso, e faceva parte di un’altra composizione per pianoforte, mai realizzata.
Non bisogna essere dei cultori di musica classica per conoscere il motivo di apertura a quattro note della Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven, uno dei più celebri e celebrati di tutta la storia della musica, che, secondo le parole dello stesso Beethoven, rappresenta “il destino che bussa alla porta”, popolarmente interpretato come l’inquietudine per la sordità crescente. Una sequenza di note di una riconoscibilità immediata, che ha goduto di grandissima fortuna nel corso dei secoli. Tra l’altro, oltre ad un vastissimo uso nella cultura pop, dalla pubblicità ai film, queste quattro note introduttive furono utilizzate dalle trasmissioni di Radio Londra nella Seconda guerra mondiale.
Tuttavia, le origini di questo straordinario tema di apertura sono rimaste relativamente inesplorate o comprese, finora.
Grazie alle indagini del professor Barry Cooper, musicologo e compositore britannico, si è potuto appurare che il motivo più iconico della musica classica era, in origine, semplicemente un tema sussidiario pensato per un pezzo per pianoforte dimenticato.
Nel 1804, quattro anni prima della prima esecuzione della Quinta Sinfonia, Beethoven scrisse gli schizzi del tema di apertura che sarebbe confluita in quell'opera.
Gli studiosi hanno interpretato questo manoscritto come una serie di appunti per il lavoro sinfonico in gestazione, tuttavia, grazie all'ulteriore indagine di Cooper sulla partitura, è emerso che Beethoven non stava effettivamente pensando ad esso, ma ad una fantasia per pianoforte.
"È risultato subito chiaro che questi schizzi erano parte di una fantasia per pianoforte, che veniva ideata immediatamente sopra lo schizzo in questione", ha spiegato Cooper. "Ho studiato la pagina in dettaglio, mentre sto scrivendo un libro sulla realizzazione delle nove sinfonie di Beethoven".
Cooper, che è professore all'Università di Manchester, è noto per i suoi studi su Beethoven, nonché come autore del completamento della frammentaria Sinfonia n.10 del genio di Bonn.
Prosegue lo studioso: “La fantasia è in Do minore, come la Quinta sinfonia. Come la maggior parte delle fantasie del periodo, doveva basarsi su sezioni e idee contrastanti, quindi, la sezione di apertura è in un lento 3/8, in contrasto con il successivo 2/4, che utilizza il motivo che è finito nella sinfonia.
“Il motivo viene successivamente sviluppato nella sezione 2/4 in modo sinfonico – motivo per cui Beethoven ha concluso che avrebbe funzionato meglio in una sinfonia – ma utilizzando trame di pianoforte, piuttosto che orchestrali, e in un modo diverso da come è sviluppato nella sinfonia”.
Il professor Cooper ha evidenziato come questa scoperta offra una più profonda comprensione di come Beethoven abbia lavorato come compositore.
"Lo schizzo mostra che era abituato a trasferire le idee destinate a una composizione in una completamente diversa, se riteneva che funzionassero meglio".
Cooper ipotizza che Beethoven abbia proceduto proprio in questo modo relativamente al celebre motivo introduttivo della Quinta e ha sottolineato che il compositore " lo ha rafforzato ponendolo all'inizio di una sinfonia, e poi lo ha ulteriormente rimarcato aggiungendo pause drammatiche negli schizzi successivi e nella versione finale".
L’osservazione di Cooper, in effetti, getta una interessante luce sul processo creativo di Beethoven.
Sappiamo, in effetti, dai molti taccuini giunti sino a noi, che Beethoven era solito lavorare su più composizioni contemporaneamente, con frammenti che avrebbe poi utilizzato in vario modo.
Non sorprende che la famosa apertura della Quinta Sinfonia possa aver avuto inizio con uno scopo completamente diverso. Era così che lavorava Beethoven.