Da Pete Best a Jason Everman, le storie incredibili di dieci musicisti che hanno visto la nascita di band destinate alla leggenda, accompagnandole fino alle soglie del successo, per poi prendere altre strade, in alcuni casi, anche lontane dal palcoscenico.
La storia del gruppo di Liverpool è piena di leggende e personaggi che hanno contribuito a accrescerne il mito, tra questi, un posto particolare spetta, senza dubbio, proprio a Pete Best, conosciuto anche come il “quinto Beatles”. Pete fu il primo batterista stabile del gruppo, quando ancora si chiamavano i Quarrymen. Fu lui ad accompagnare la famose tournée ad Amburgo insieme a John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Stuart Sutcliffe.
Quando tornarono a Liverpool, nel 1962, i Beatles entrarono nella scuderia del produttore George Martin, responsabile della Parlophone, etichetta della EMI, che individuò in Pete Best, per il suo stile, un corpo estraneo al resto del gruppo e impose il suo licenziamento. Escluso dalla band alla vigilia della pubblicazione del loro primo album, Pete cerò di coltivare comunque il suo sogno musicale suonando in diversi gruppi con esiti deludenti, al punto da doversi rimboccare le maniche in un ufficio di collocamento di Liverpool.
Trent’anni dopo il suo licenziamento, tuttavia, in occasione dell’uscita dell’Anthology 1, una raccolta di demo e inediti dei Beatles comprendente anche alcune versioni di brani con Pete alla batteria, quest’ultimo ha ricevuto una sorta di risarcimento postumo, consistente in un assegno da 8 milioni di dollari, grazie al quale ha potuto ricominciare a dedicarsi alla musica.
Anche gli storici rivali dei Beatles, i Rolling Stones, hanno avuto nella loro storia una meteora sfortunata. Siamo nei primi anni Sessanta sulla soglia dell’affermazione del gruppo e, all’epoca, il batterista della band è Tony Chapman che compare anche durante la prima esibizione ufficiale del gruppo, il 12 luglio 1962 alla Marquee Club di Londra. A Chapman si deve anche l’ingresso nella formazione di Jager di Bill Wyman, essendo stato membro nella band di quest’ultimo The Cliftons. Tony, di formazione blues, non gradiva l’approccio della band e l’abbondò definitivamente, per formare un altro gruppo chiamato The Preachers. Fu sostituito negli Stones da Charlie Watts.
Cresciuto di fronte alla famiglia Wilson, Marks ha trascorso i suoi anni formativi cantando e suonando con Brian, Dennis e Carl Wilson. Il tredicenne Marks si unì ufficialmente ai Beach Boys nel febbraio del 1962 e divenne uno dei cinque firmatari del contratto discografico della band con Capitol Records. Rimase un membro del gruppo fino all'ottobre 1963, esibendosi in oltre 100 concerti negli Stati Uniti, apparendo in televisione nazionale, suonando la chitarra ritmica e cantando nei primi quattro album della compagine statunitense. Uscì dalla band a soli 15 anni per una discussione avuta con il padre e manager dei tre fratelli Wilson.
In occasione della morte del batterista, avvenuta il 27 febbraio del 2019, Pete Townshend scrisse: “Appena saputo da suo figlio che Doug, batterista dei primi Who, è venuto a mancare ieri all’età di 89 anni. Se avete letto il mio libro “Who I Am” saprete quanto caro mi fosse Doug e quanto ho gestito maldestramente il suo allontanamento dalla band e la sua sotituzione con Keith Moon. Muratore di mestiere, Doug era un eccellente batterista, ma era considerato dalla nostra prima etichetta troppo vecchio per noi. Sono state la sua età e la sua saggezza a renderlo importante per me.”
Sandom era il batterista della prima formazione che suonava sotto il nome di Detours, cambiato in quello attuale nel febbraio del 1964. Il batterista già trentenne, mentre i restanti componenti del gruppo erano ancora ragazzi, lasciò la formazione nell’aprile del 1964, in seguito ad una audizione mancata per l’etichetta Fontana Records ed è stato sostituito circa un mese dopo da Keith Moon.
Keith Levene, chitarrista inglese classe 1957, è uno dei fondatori dei Clash, che abbandonò nel settembre del 1976, poco prima della straordinaria affermazione del gruppo guidato da Strummer. La sua carriera musicale continuò, fondando, insieme al polistrumentista Johnny Rotten, i Public Image Ltd., uno dei gruppi più innovativi e misconosciuti del rock.
Nel 1981 David Scott Mustaine, rispondendo ad annuncio messo sul quotidiano The Recycler dal batterista dei Metallica, Lars Dave, partecipò ad un’audizione, impressionando con la sua bravura gli altri membri della band, al punto che gli chiesero subito di unirsi a loro, senza nemmeno richiedere una demo o di suonare con loro.
Mustaine fece parte ufficialmente dei Metallica per due anni, per poi essere cacciato dal gruppo nel 1983, a causa del suo abuso di droga e per gli scontri avuti con i membri fondatori Ulrich e James Hetfield: addirittura, fu costretto a tornare da solo in California da New York, dove il gruppo si trovava per alcuni concerti, senza alcun supporto economico, unicamente con la sua chitarra e il suo bagaglio. Uscito dalla band, fondò i Megadeth, di cui è tuttora frontman e unico componente stabile.
I primi due album degli Iron Maiden sono stati incisi dalla voce di stampo blues di Paul Di'Anno, il quale diede un contributo decisivo alla popolarità della band. L’abuso di droghe e alcool lo resero poco affidabile e incostante sul palco e in studio, cosa che portò al suo allontanamento dal gruppo nel 1981 e all’arrivo dell’attuale frontman Bruce Dickinson. Dopo l'uscita di Dickinson dagli Iron Maiden, avvenuta nel 1993, si pensava a un suo rientro, tuttavia, il gruppo scelse Blaze Bayley (proveniente dai Wolfsbane), il quale rimase fino al 1999, anno in cui Dickinson ritornò nel gruppo.
Quando si dice Guns N' Roses, si capisce subito che il nome della band porta impresso quello del suo fondatore e attuale leader Axl Rose, non tutti , però, sanno che il primo nome è quello dell’altro fondatore Tracii Guns, la cui strada si separò, subito, da quella della formazione statunitense. Un paio di mesi dopo la nascita della band, infatti, Tracii lasciò il gruppo per tornare a formare gli L.A. Guns, sua band di origine, e fu sostituito da Slash.
Come recita la voce di Wikipedia che lo riguarda: “In formazione con i Cure dalla loro nascita, cioè dal 1976, fino al 1979, ha aiutato a caratterizzare il sound iniziale del gruppo. Originale per lo stile bassistico pulsante e discontinuo, era abile nelle linee veloci, che probabilmente ha sempre preferito (ne sono testimonianza pezzi come Object, It's Not You, Grinding Halt) ma che ne hanno determinato con tutta probabilità la fuoriuscita dal gruppo (per stessa ammissione di Smith), dato che lo stile già dal 1980 tendeva ad accentuare le cadenze lente e ripetitive tipiche del dark rock, nelle quali Simon Gallup si è facilmente calato col suo stile musicale molto diverso, più preciso e puntuale ma meno "espressionistico". Detiene comunque il piccolo "record" di essere stato l'unico membro del gruppo oltre a Smith ad aver cantato in una pubblicazione ufficiale (la cover di Foxy Lady), visto che il frontman si è sempre fatto carico anche delle tracce vocali di sottofondo”.
Jason Everman è una sorta di campione di questa galleria di musicisti che hanno sfiorato la gloria eterna. La sua prima vita cominciò a Seattle dove, al fianco di Kurt Cobein, per un breve periodo, fu il secondo chitarrista dei Nirvana. Ma le sue inclinazioni troppo metal e le sue psicosi lo fecero espellere dal gruppo. Successivamente, divenne bassista dei Soundgarden, altra band da milioni di dischi venduti, di cui, tra l’altro, era un fan scatenato, ma, anche qui, il suo temperamento maledetto e il suo lato oscuro generarono vibrazioni negative all’interno della band che, nel giro di poche settimane, decise di cacciarlo. Fu sostituito dal suo amico fraterno Ben Shepherd, attuale bassista nella leggendaria rock band.
Dopo aver abbandonato il suo ultimo gruppo, in cerca di anonimato, si arruolò nell’esercito nel 1994, all’età di 26 anni e vi rimase ricoprendosi di encomi, partecipando a varie missioni in teatri di guerra come Iraq e Afghanistan, fino al 2006. Iscrittosi alla Columbia University, studiò anche filosofia, laureandosi nel 2013. La sua storia è stata raccontata in un memorabile intervista raccolta da Jacob Siegel, proprio la sera di quell’11 aprile del 2014, in cui i Nirvana entrarono nella Hall of Fame.