In questo articolo riprendiamo una serie di indicazioni contenute nel libro Piano Playing with piano questions answered, in cui il grande pianista e didatta polacco naturalizzato statunitense, in maniera molto pratica e concreta, fornisce dei preziosi suggerimenti per aiutare l’acquisizione di un metodo di studio individuale efficace.
È del tutto evidente che il tempo dedicato allo studio individuale riveste un ruolo decisivo nel percorso di apprendimento del pianoforte. Affinché tale studio sia proficuo e porti a dei reali miglioramenti, è necessario avere chiari gli obiettivi e le modalità con cui raggiungerli. Studiare in maniera confusa, senza un metodo e una chiara scansione dei compiti non porta nessun beneficio, anzi, al contrario, ha sicuramente effetti controproducenti e può favorire l’insorgere di cattive abitudini difficili da correggere.
D’altro canto, bisogna anche ammettere che l’individuazione di un proprio efficace metodo di studio è un compito complesso, che può richiedere anche anni per essere assolto in maniera soddisfacente. Alla luce di questa complessità, risultano preziosi i consigli pratici dispensati da grandi didatti e pianisti del passato, come quelli raccolti dal leggendario pianista polacco naturalizzato statunitense, Josef Hofmann, nel suo libro Piano Playing with piano questions answered.
In questo prezioso volume, in cui dall’alto della sua tecnica affronta un gran numero di aspetti pianistici raccolti per categorie, dedica anche un capitolo allo studio individuale, fornendo una serie di indicazioni illuminanti. Di queste indicazioni ne riportiamo quelle più immediatamente pratiche e che possono essere utili per poter impostare un metodo di studio personale.
Il primo impegno deve essere dedicato, secondo Hoffman, alla tecnica con lo studio delle scale in tutte le tonalità, ognuna delle quali deve essere eseguita correttamente e almeno due volte. Il grande pianista suggerisce di eseguirle prima lentamente, aumentando gradualmente la velocità che, comunque, non deve mai essere tale da impedire di controllare che entrambe siano perfettamente coordinate.
Il passo successivo è quello di eseguire le ottave di polso, effettuando delle piccole cadute della mano sulla tastiera, facendo leva sull’articolazione del polso. L’esercizio va effettuato lentamente, evitando rigidità del braccio e controllando il corretto sollevamento della mano, che non deve mai andare oltre l’altezza necessaria. Affrontare successivamente gli studi tecnici canonici (Czerny o Cramer) e in ordine, Bach, Mozart, Beethoven, Chopin ecc.
Hoffman suggerisce anche una precisa scansione temporale per le diverse attività contemplate dallo studio, consigliando di dedicare la prima ora di lavoro del mattino agli esercizi tecnici e la seconda allo studio dei passaggi tecnici più difficili e impegnativi del repertorio che si sta affrontando.
Un’ora del pomeriggio dovrà essere poi dedicata all’approfondimento dell’interpretazione musicale di quei passaggi affrontati tecnicamente al mattino.
Focalizzare l’attenzione esclusivamente sull’acquisizione tecnica, che significa puro esercizio digitale sulla tastiera disconnesso dal cuore e dalla mente, è, in termini generali, sconsigliabile. Se si avverte la necessità di effettuare questo tipo di studio, è sempre meglio che sia limitato nel tempo perché potrebbe portare ad un esiziale inaridimento dello spirito musicale dell’interpretazione.
Per capire le proporzioni, lo studio puramente tecnico non dovrebbe occupare più di un quarto d’ora, considerando un tempo di studio giornaliero consigliato di tre ore, di cui due distribuite la mattina, che comunque è la fase delle giornata migliore per l’apprendimento, e una il pomeriggio.
Il didatta polacco sottolinea anche l’importanza di effettuare delle pause con cui intervallare le ore di studio. La durate di queste pause deve essere, tuttavia, breve perché un intermezzo prolungato interromperebbe il contatto con il piano e la concentrazione, richiedendo la necessità di un tempo maggiore per recuperarle.
Quello della quantità di tempo da dedicare allo studio dello strumento è una questione dibattuta e di cui ci siamo interessati in una precedente lezione. Possiamo dire, ritornando sull’argomento sulla base dei suggerimenti di Hofmann, che lo studio del pianoforte richiede una concentrazione assoluta e che questa non può essere mantenuta su alti livelli per un tempo troppo prolungato.
Naturalmente, la durata di questo tempo dipende molto e in maniera inevitabile, diremmo, dalla predisposizione soggettiva del singolo studente. Ognuno ha un diverso limite di capacità di concentrazione, quello che si può dire con Hofmann è che continuare a studiare, quando si è raggiunto tale limite, è inutile se non controproducente ed è un po’ “come srotolare una pergamena che abbiamo arrotolato con tanta fatica”.
Hoffman considera la pratica di contare ad alta voce mentre si suona ammissibile e certamente non dannosa, soprattutto se ha lo scopo di correggere ritmo e tempo. Una volta acquisito un adeguato senso del tempo e del ritmo, infatti, questa pratica può essere facilmente abbandonata, ma nel frattempo può svolgere una funzione molto utile, proprio per favorire tale acquisizione.
Hoffman elenca, a riguardo, diverse modalità di studio di una determinata composizione, precisamente quattro ovvero:
al pianoforte con lo spartito;
lontano dal pianoforte con lo spartito;
al pianoforte senza spartito;
lontano dal pianoforte senza spartito.
Lo studio lontano dal pianoforte, con o senza spartito, è quello mentalmente più impegnativo e faticoso, ma è anche quello che aiuta meglio la memorizzazione del brano e la sua reale comprensione musicale.
Hofmann considera il metronomo fondamentalmente come uno strumento di verifica e ne esclude l’utilizzo durante l’esecuzione, in quanto potenzialmente dannoso per il senso ritmico e musicale dell’allievo, capace di incidere negativamente sulla naturale espressività esecutiva. In altre parole, il metronomo potrebbe incoraggiare e peggiorare meccanicità e rigidità muscolare, soprattutto in allievi già predisposti in tal senso.
Secondo il pianista polacco, tuttavia, come già accennato, il metronomo svolge una funzione apprezzabile in una prima fase per ricercare una esatta velocità di esecuzione e successivamente per verificare il rispetto del tempo indicato dalla composizione.
Quando si è lavorato in maniera appropriata e proficua durante l’anno, una pausa dall’applicazione sullo strumento non solo è possibile, ma consigliabile perché risulta vantaggiosa. È della massima importanza ritrovare le energie fisiche e mentali per ritornare allo studio con maggior vigore e amore per il proprio impegno e questo può essere favorito proprio da un periodo di vacanza.
Quello lontano dal pianoforte può essere interpretato come un tempo sprecato, in realtà, una volta ripreso lo studio, si potrà sperimentare un miglioramento generale e della qualità dello studio individuale, in particolare.
Non bisogna mai sottovalutare gli effetti benefici di una pausa rigenerante, soprattutto tendendo conto del fatto che la stanchezza fisica e mentale produce l’assunzione di abitudini scorrette, che rischiano di stabilizzarsi e cristallizzarsi nel tempo.
fonte articolo: https://nicolodemaria.com/come-studiare-al-pianoforte/