In questa lezione riprendiamo il tema degli errori nella pratica pianistica, mettendo in evidenza gli aspetti e l’impostazione dello studio, che permettono di eliminarli e acquistare maggiore sicurezza e consapevolezza nel momento dell’esecuzione.
La prima regola da tenere a mente nella pratica del pianoforte è che suoniamo in base a come ci esercitiamo. Se ci esercita commettendo errori, si impareranno gli errori, se, al contrario, ci si esercita accuratamente, si arriverà a suonare con precisione.
In una precedente lezione, che affrontava un tema analogo, si sottolineava l’importanza, in presenza di errori, di ricorrere ad un processo di semplificazione. Tale processo può essere facilmente effettato, ad esempio, esercitandosi lentamente, esercitandosi con le mani separatamente o frazionando la pratica in piccole sezioni.
Se si stanno commettendo errori, che non sono di natura squisitamente tecnica – in altre parole, se gli errori hanno a che fare con la memoria – significa, con ogni evidenza, che non si è raggiunta una adeguata conoscenza della musica che si sta suonando. È necessario avere una conoscenza e una visione assolutamente chiara nella propria mente della musica, che siano in grado di farci sentire quanto più sicuri possibile in qualsiasi situazione di performance. Spesso gli studenti imparano le note, ma non riescono ad apprendere le armonie sottostanti, oppure non sono del tutto capaci di suonare con una sola mano a memoria, senza muovere contemporaneamente l'altra mano sulla tastiera. Gli studenti spesso conoscono veramente solo la melodia e non riescono nemmeno a notare le voci sottostanti o di accompagnamento cruciali. Tale incapacità di studiare la partitura in dettaglio porta invariabilmente a commettere errori. La minima insicurezza o incertezza nell'apprendimento diventa decuplicata nell’esecuzione.
Il primo compito di ogni studente di pianoforte è quindi: conoscere la musica. Non di rado può succedere che uno studente, a cui sembra di aver raggiunto una certa sicurezza nella pratica, possa sperimentare difficoltà e andare incontro ad errori al momento dell’esecuzione dinanzi all’insegnante o ad un uditorio. Un musicista una volta ha affermato che: o si conosce un pezzo o non lo si conosce affatto; la pratica è il solo strumento che permetta di passare dall’una all’altra condizione. Il pezzo deve essere posseduto in tutte le sue articolazioni, nei suoi minimi dettagli. L’unico modo, per ottenere un apprendimento così completo, è attraverso una tecnica adeguata e una metodologia di apprendimento del suono che incorpori tutti gli aspetti della musicalità, non solo allenando le dita a premere i tasti.
Più si è in grado di visualizzare e realizzare nella propria mente la musica, senza fare affidamento sulle dita che toccano la tastiera o anche senza guardare il pianoforte, più si sarà raggiunta una reale conoscenza della musica medesima la musica. La connessione più cruciale di tutte è quella tra l'orecchio e la tastiera, adeguatamente rafforzata da una conoscenza approfondita della teoria musicale e dell'armonia. Questo tipo di studio, che riguarda i diversi aspetti della musicalità, è nei fatti regolarmente trascurato dai musicisti dilettanti e questa carenza si rivelerà sempre nelle situazioni di performance. Questo è il motivo per cui l’attenzione di ogni studente di pianoforte dovrebbe essere rivolta sempre e primariamente verso un solido addestramento dell'orecchio e sulla teoria musicale, perché senza di questi non è possibile imparare approfonditamente nessun pezzo.