La cultura popolare è sempre foriera, anche nell’ambito musicale, di bizzarre invenzioni e curiosità. Il ricco territorio marchigiano conserva, tra le altre bellezze, un affascinante quanto inusuale utilizzo del tric trac, o come è conosciuto in questi luoghi, la raganella. Si tratta di uno strumento, talvolta utilizzato anche nelle orchestre, che produce un suono molto simile al gracidio delle rane. E’ composto da 3 parti: una ruota dentata, un manico che funge da impugnatura e un corpo centrale, che ha la funzione di amplificare il suono.
Agitando il manico la ruota dentata gira, strisciando contro la lamina: il suono che si ottiene è stridente, breve e secco, molto simile appunto al gracidio di una rana.
E’ la grandezza dello strumento a definire la gravità del suono prodotto, quindi se una raganella di piccole dimensioni produrrà un suono più acuto al contrario uno strumento più grande potrà generare un suono grave. Potrete trovare la raganella nelle varianti con più lamine o doppie ruote dentate, ma se vi trovate nel marchigiano, la raganella sarà molto probabilmente realizzata con canne di fiume o di bambù. E se avete voglia di sentirla “gracidare”, durante il periodo della Quaresima potreste avere la fortuna di sentirla ancora esibirsi, mentre sostituisce le campane delle Chiese (che vengono legate per rispettare la morte di Gesù) per richiamare i fedeli alla messa. Questo strumento alquanto bizzarro ha riscontrato buona fortuna anche tra gli strumenti dell’orchestra in particolare in due opere note: “I tiri burloni di Till Eulenspiegel” di Richard Strauss e ne “I pini di Roma” di Ottorino Respighi.