Buon compleanno a Mark Knopfler, il genio riluttante

Buon compleanno a Mark Knopfler, il genio riluttante

La sua Fender Stratocaster a tracolla e quell’aria timida e dimessa che forma un curioso e, a tratti, straniante cortocircuito di fronte allo smisurato talento e alla assoluta padronanza dello strumento. Forse tutta la carriera e l’unicità di Mark Knopfler, che ha appena festeggiato i suoi 70 anni, si può raccontare proprio in questa continua dialettica tra essenzialità e umiltà dell’uomo e ipertrofica rivelazione di genio del musicista.

 

Una umiltà che ha reso, da sempre, il suo rapporto con il music business difficile e assai più complicato di quanto le sue doti artistiche farebbero pensare. Come scrive Luca Garrò “Già nel 1965, spinto dall’amore per Bob Dylan, Mark aveva dato vita ad un duo folk insieme alla compagna di scuola Sue Hercombe che aveva acquisito una certa notorietà dopo un’apparizione televisiva su un’emittente locale. Quel piccolo riconoscimento, tuttavia, invece di rinforzare la sua autostima, finì per aumentare le pressioni: da lì alla nascita dei Dire Straits, infatti, pur continuando ad affinare la sua arte di compositore e scrittore, il senso di inadeguatezza che ne aveva caratterizzato l’infanzia pareva non volerne sapere di farsi da parte”.

 

Questo genio riluttante sentiva che la sua proposta musicale, capace di spaziare dal rock al blues, non potesse trovare riscontro in un mercato discografico dominato all’epoca dalla disco music e dal punk. La storia, fortunatamente, si è incaricata di smentire queste impressioni regalandogli un successo travolgente che gli ha consentito di inanellare una serie di hit e una fama planetaria culminata con la pubblicazione di Brothers In Arms, uno degli esiti artistici più alti e commercialmente riusciti della produzione dei Dire Straits.

 

Successo e popolarità per Mark Knopfler non hanno, però, mai rappresentato il fine del suo essere musicista. Alle folle adoranti e ai singoli da classifica ha sempre preferito il comporre musica per il piacere personale di farlo e una vita tranquilla e ritirata. Il suo profilo da antidivo è ben espresso dalle sue parole quando, ricordando le tournée dei Dire Straits, ha affermato: “Negli ultimi anni eravamo diventati una struttura gigantesca: durante i tour mi capitava di mangiare con persone del nostro staff che non conoscevo nemmeno, mentre a me sarebbe piaciuto stare un po’ a casa con i miei figli e dedicarmi a ciò che so fare meglio, ossia scrivere canzoni. Considero i Dire Straits come un luogo meraviglioso da visitare, ma non in cui fermarsi per viverci”.

 

Così Mark Knopfler ha semplicemente smesso di fare quello per cui non riusciva più a provare interesse continuando a coltivare, invece, la sua voglia di sperimentare, di recuperare generi, dalla musica celtica al sempre amato jazz, che l’industria discografica, troppo occupata dal profitto, ha dimenticato. La necessità di reinventarsi, di trovare sempre nuove modalità espressive è la matrice del vero artista e nessuno meglio di Mark Knopfler incarna questa continua tensione.

 

Oggi a settanta anni continua a ricamare accordi con quel suo stile inconfondibile perché, come scrive Giuseppe Gaetano sul Corriere: “Può esibirsi sullo stesso palco, com’è avvenuto più d’una volta, assieme al gotha della chitarra, da Clapton a Sting: in mezzo a tutte quelle corde fuse insieme sarà sempre possibile distinguere quelle toccate dalle sue dita, isolarle dal resto. Alla voce «stile», sul dizionario, andrebbe messa una foto di Mark Knopfler”.

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