In questo articolo affrontiamo la scala minore nelle sue tre forme naturale, armonica e melodica. Ne spieghiamo le diverse strutture, la logica di formazione e la loro reciproca derivazione.
Il sistema tonale, ovvero il sistema di suoni della cultura occidentale, si basa su due modi fondamentali che sono il modo maggiore e minore. Intendendo per modo un particolare sistema organizzato di intervalli adottati nella pratica musicale, si possono considerare i modi Maggiore e Minore come due sistemi strettamente correlati in quanto il secondo nasce dalla scala costruita sul VI grado del modo maggiore. Si tratta di due modalità che obbediscono alle stesse leggi ma che producono dei paesaggi sonori estremamente differenti e polarizzati.
La caratterizzazione di una scala come minore o maggiore è data dalla diversa disposizione dei gradi sulla scala e dal diverso ordine degli intervalli tra le note. In particolare, è il III grado di una scala, detto non a caso Modale, a definire il modo. Se il III grado dista due toni (terza maggiore) dalla tonica, è maggiore e dunque tutta la scala appartiene al modo maggiore; se dista dalla tonica solo un tono e mezzo (terza minore), è minore e dunque tutta la scala si definisce minore.
Tradizionalmente le scale minori sono distinte in tre tipi in base alla distribuzione degli intervalli che le compongono:
scala minore naturale
scala minore armonica
scala minore melodica
È sempre possibile variare la nota iniziale (tonica) di una determinata scala organizzando la successione delle singole note sulla base di una serie ordinata di intervalli. Si ottiene una successione che contiene le stesse note ma con rapporti intervallari diversi. L’esempio classico è quello della scala maggiore di Do, la quale presenta una scala minore correlata costruita a partire dal suo VI grado secondo la successione:
La – Si – Do – Re – Mi – Fa – Sol
Come si può osservare, la tonica di questa scala (La) e la sua terza (Do) non distano più di due toni, come nel caso della relativa scala Maggiore, ma solo un tono e mezzo.
La Scala Minore Naturale coincide con il modo Eolio e presenta:
la sequenza intervallare: Tono, semitono, Tono, Tono, semitono, Tono, Tono
la struttura: Tonica, 2ª maggiore, 3ª minore, 4ª giusta, 5ª giusta, 6ª minore, 7ª minore, 8ª giusta.
Prendendo ciascuno dei dodici suoni che costituiscono la scala cromatica temperata (Do, Do♯, Re, Re♯, Mi, Fa, Fa♯, Sol, Sol♯, La, La♯, Si) e applicando questa successione intervallare è possibile derivare altrettante scale minori naturali. Ogni Scala Minore Naturale è connessa ad una ben determinata Scala Maggiore le cui toniche distano reciprocamente di una terza minore (un tono + un semitono).
Oltre alle relative minori, esistono, poi, anche le scale omologhe minori che rappresentano un altro modo per ricavare una scala minore da una scala maggiore. Queste scale si ottengono conservando la tonica della scala maggiore di riferimento e abbassandone il III, il VI e VII grado di un semitono. Prendendo sempre come esempio la scala di Do maggiore (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do) l’omologa minore sarà:
Do, Re, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si♭, Do
Guardando allo schema della scala minore naturale, possiamo constatare che presenta una terza minore, una sesta minore e una settima minore. Il VII grado è detto anche sensibile quando dista dalla tonica un semitono e il suo senso armonico e quello di creare una sensazione di instabilità e tensione che tende a risolversi sulla tonica successiva.
Nel caso della scala minore naturale la distanza tra VII e VIII grado non è più di un semitono ma di un tono e il VII grado non è più una sensibile. Questo significa che, quando una melodia arriva su una settima minore, la spinta a risolvere a sulla tonica sarà minore e l’accordo di dominante, che ha una naturale tendenza a risolvere sull'accordo di tonica, senza una sensibile risulterà inevitabilmente più debole e meno efficace.
Per aggirare questa difficoltà si è pensato di alterare il VII grado della scala minore naturale per trasformarlo nuovamente in una sensibile. Nasce in questo modo la scala minore armonica che è una scala minore naturale con la sottotonica alzata di un semitono, ovvero sensibile.
Sequenza degli intervalli: Tono, semitono, Tono, Tono, semitono, Tono e mezzo, semitono
Ad esempio la scala minore armonica derivata dalla scala minore naturale di La è:
La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol♯, La
Come si può osservare il VII e il VIII grado (Sol♯, La) distano solo di un semitono.
L'intervallo di seconda aumentata, una sorta di salto proibito di un tono e mezzo, che si crea fra il VI e il VII grado della scala che abbiamo appena descritto, oltre a conferirle un carattere orientaleggiante, crea una tensione, una intervallo dissonante che i grandi musicisti del passato hanno pensato di risolvere innalzando di un semitono il VI grado. In questo modo si ottiene scala minore melodica che è una scala derivata dalla minore armonica di cui sostanzialmente riduce l’intervallo tra VI e VII riportandolo ad un tono.
Nella teoria classica dell’armonia, in fase discendente, i due gradi della scala minore melodica precedentemente alzati tornano al loro stato, secondo la normale successione della scala minore naturale seguendo la struttura intervallare:
in senso ascendente Tono, semitono, Tono, Tono, Tono, Tono, semitono
in senso discendente Tono, Tono, semitono, Tono, Tono, semitono, Tono
Di conseguenza, partendo dalla scala minore naturale di Do:
Do Re Mi♭ Fa Sol La♭ Si♭ Do
si costruisce la scala minore melodica ascendente:
Do Re Mi♭ Fa Sol La Si Do
e discendente:
Do Si♭ La♭ Sol Fa Mi♭ Re Do
A contravvenire a questa regola dell’armonia classica fu Johann Sebastian Bach che nelle sue composizioni si servì di una scala minore con un suono invariato sia in senso ascendente che discendente. La cosiddetta scala bachiana è, per l’appunto, una scala minore melodica che mantiene le alterazioni sia in senso ascendente che in senso discendente. Questo tipo di scala oggi viene molto utilizzato nell’ambito della musica jazz.