L’accordo: un approfondimento

La triade o accordo è uno dei pilastri dell’armonia tonale, si tratta di elemento fondamentale al quale abbiamo già dedicato spazio in una precedente lezione, ma che riprendiamo qui, cercando di sviscerarne altri importanti aspetti costitutivi.

 

Un accordo, chiamato anche triade, è un insieme di tre o (più raramente) quattro o cinque note suonate assieme (in questo caso chiamate ovviamente con un nome diverso: quadriade o quintiade).

Dal punto di vista delle fisica acustica suonare un accordo genera una sommatoria di forme d'onda e delle relative armoniche (forme d'onda secondarie, di minore intensità, ma tutte sincronizzate tra loro) che si compongono fra loro raggiungendo il nostro sistema uditivo. Le forme d'onda possono sommarsi tra loro o anche annullarsi, se sono in contro fase (un po' come avviene nelle onde del mare) e quindi non tutte le combinazioni di tre note sono "armoniche" e quindi usabili nel sistema tonale. Più o meno come le sillabe in una lingua, usate per comporre tutte le parole, ma in numero finito e definito e soggette a regole, ad esempio per l'accoppiamento tra vocali e consonanti.

La classificazione degli accordi ammessi e della loro variazione e composizione è il secondo pilastro del sistema tonale e dello studio della composizione, e prende proprio il nome di studio dell'armonia, ovvero dell'insieme delle regole che, secondo il sistema tonale, consentono di creare musica e suoni armonici, gradevoli e accettabili nel nostro sistema musicale estetico - psicoacustico.

Ovviamente lo studio dell'armonia è un mondo a parte, ma in massima parte riguarda chi vuole comporre musica. Chi si limita a suonarla o addirittura a leggerla può limitarsi a conoscere le regole di base, un compito che esula comunque dai nostri obiettivi.

 

Gli accordi nella musica di oggi

 

Gli accordi (chord in inglese), le tecniche per passare dall'uno all'altro e le sensazioni emotive che trasmettono, le tecniche per variarli e modificarli, sono la peculiarità principale della musica occidentale e anche la base con la quale sono composte la canzoni che ascoltiamo e cantiamo, almeno per la maggior parte. Gli accordi costituiscono un sistema che prevede un gran numero di variazioni e passaggi da uno all'altro e di derivazione di altri accordi composti, e una serie di regole per utilizzarmi in modo espressivo, per esempio creare una sospensione, un senso di attesa nel discorso musicale, e poi risolverlo, ad esempio con la classica struttura del refrain.

L'insieme completo di queste regole è, come anticipato, codificato e approfondito nello studio dell'armonia, che è la conoscenza di base che deve avere un compositore di musica classica, un direttore d'orchestra, ma anche un esecutore professionista. Per comporre una canzone non è indispensabile tutta questa scienza musicale, come sappiamo (difatti i cantautori e i compositori di canzoni non hanno come prerequisito un diploma al conservatorio e a volte non hanno una conoscenza completa della grammatica della musica) come peraltro non è mai stato necessario per comporre canzoni popolari, che pure hanno raggiunto i vertici della purezza musicale (come The House Of The Rising Sun o Scarborough Fair).

Per questi scopi è necessaria una conoscenza più limitata, ma comunque gli elementi da dominare non sono pochi. Solo come impulso ad ulteriori approfondimenti diamo alcune informazioni sugli elementi di base e un esempio pratico:

accordi fondamentali: sono gli accordi di base, composti dal I (tonica), III (mediante) e V (dominante) grado di ogni scala; sono quindi 30 combinazioni;

rivolti: sono la disposizione nelle altre due possibili combinazioni degli stessi tre gradi dell'accordo tonale. Per esempio nell'accordo tonale di DO (DO-MI-SOL) i possibili rivolti sono MI-SOL-DO e SOL-DO-MI;

accordi di settima (o 7a): una variante degli accordi tonali (e dei loro rivolti) che introduce una dissonanza e che quindi richiede un successivo accordo risolutore; si ottengono aggiungendo all'accordo una quarta nota, la settima della scala appunto, o suonando questa nota al posto della quinta;

gli accordi di settima normalmente usati sono quelli in "7a di dominante": la settima nota aggiunta è sempre distante un tono dalla tonica, quindi sarà alterata in bemolle nelle scale di DO e FA e resterà invece naturale in tutte le altre maggiori naturali;

il passaggio da un accordo in settima dominante al successivo accordo risolutore, chiamato anche "cadenza" è un sistema largamente usato nella composizione delle canzoni e della musica popolare.

Come si capisce già da queste modalità di lavoro sugli accordi, che sono le più comuni nella composizione delle canzoni e delle musiche di accompagnamento, le combinazioni possibili sono molte. Ma come vengono usate in pratica lo vediamo nella sezione successiva.

 

Gli accordi nelle canzoni

 

La maggioranza delle canzoni che ascoltiamo oggi sono composte da 2 elementi: una sequenza di accordi di accompagnamento ed una linea melodica. La linea melodica è la parte cantata e quindi può anche essere non suonata ma, appunto, cantata, se l'esecutore è intonato e ricorda le parole e, ovviamente, la melodia. Nella classica esecuzione per voce e chitarra lo strumento serve appunto per fornire la base musicale con una serie di accordi che si ottengono premendo le corde nelle posizioni opportune del manico. La voce esegue invece la melodia che è una sequenza di note di varia altezza e varia durata. Se la canzone si esegue al pianoforte, usando le due mani, con la sinistra si possono suonare gli accordi e con la destra la melodia, che quindi accompagna e sostiene la voce. Si comprende quindi quanto sia importante la padronanza del sistema degli accordi. Conoscendolo, anche in parte, si può "suonare", non professionalmente, ovviamente, ma quanto basta per intrattenere gli amici sulla spiaggia la sera cantando La canzone del sole.

Un esempio molto semplice si può fare usando una canzone notissima e anche molto bella, un autentico classico della canzone italiana, Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Osserviamo le prime due righe dello spartito (che spieghiamo subito dopo).

 

Nella chiave di basso si vede che si susseguono gli accordi, uno per battuta, sempre con il ciclo DO (accordo di tonica della scala di DO maggiore), LA, FA, SOL (tutti in modo maggiore). Sul pentagramma superiore, in chiave di violino, c'è la linea melodica, che inizia dopo le 4 battute introduttive. Ogni nota corrisponde ad una sillaba in questa canzone di struttura molto semplice (sillabica, appunto) e dalla quinta battuta in poi inizia il canto: 5a battuta: quan-do-sei / 6a: qui-con-me / 7a: que-sta-stan-za / 8a: non-ha-piu-pa / 9a: reti-ma-al ...

Cantandola mentalmente si può notare subito come la voce debba salire in corrispondenza alla sesta battuta e poi ridiscendere, e come alcune sillabe (quan all'inizio della quinta, me alla fine della settima) debbano essere tenute, allungate, più delle altre. La melodia è tutta in queste variazioni. E gli accordi di accompagnamento, che seguono in questo caso uno schema notissimo e molto usato, il giro di DO, costituiscono l'accompagnamento musicale necessario a completare la canzone.

Altre canzoni sono molto più complesse e prevedono parti per altri strumenti, hanno varianti che escono parzialmente fuori della regole del sistema tonale perché derivano dal blues e quindi dal jazz, ma questo schema di base consente di capire come la notazione musicale può descrivere e registrare con un sistema di segni sia musica sia accompagnamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte articolo: Musica & memoria

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