In questa lezione esaminiamo il modo minore chiarendone la struttura fondamentale, il rapporto tra le note tra le diverse scale che lo caratterizzano e le loro funzione armonica.
Il modo minore è un modo del sistema tonale contrapposto al maggiore. Esso definisce uno dei due ordini distinti delle scale, di tonalità e di accordi contemplati dal sistema e dotati di caratteri e funzioni peculiari. In termini generali possiamo dire che il modo minore si distingue dal modo maggiore per il terzo (caratteristica), sesto e settimo grado, che vengono abbassati di un semitono.
Il rapporto tra le note che determina il modo minore è rappresentato in un modello di scala costituito dalla successione ascendente di un Tono, un semitono, due Toni, un semitono e ancora un Tono; modello derivante da quello detto di modo eolico fra il Cinquecento e il Seicento. La distribuzione degli intervalli sarà la seguente:
T, s, T, T, s, T, T
Rispettando questa sequenza è possibile costruire una diversa scala minore a partire da tutti e dodici i suoni della scala cromatica. Questa scala minore, detta naturale e usata per lo più con funzione melodica discendente (dall’acuto al grave), manca della sensibile al settimo grado, ricordiamo che la sensibile deve obbligatoriamente risolvere di semitono ascendente, arrivando così sul primo grado della scala (tonica). In questo caso avendo la distanza di un tono si parla di sottotonica.
In assenza di questo requisito fondamentale viene modificato l’ordine dei suoni per riportare la presenza del semitono tra settimo e attavo grado. Si ha in questo modo la scala minore armonica che non è altro che una scala minore naturale con la sottotonica (VII grado) alzata di un semitono, ovvero che ridiventa sensibile. In questo caso avremo la seguente successione di intervalli: tono, semitono, tono, tono, semitono, tono e mezzo, semitono.
Ad esempio, la scala minore armonica derivata dalla scala minore naturale di La è:
La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol♯, La
Come si può osservare il VII e il VIII grado (Sol♯, La) distano solo di un semitono.
L'intervallo di seconda aumentata della scala appena descritta rappresenta una sorta di salto proibito di un tono e mezzo fra il VI e il VII grado che, oltre a conferire un carattere orientaleggiante, crea una tensione, un intervallo dissonante che i grandi musicisti del passato hanno pensato di risolvere innalzando di un semitono il VI grado. In questo modo si ottiene scala minore melodica che è una scala derivata dalla minore armonica di cui sostanzialmente riduce l’intervallo tra VI e VII riportandolo ad un tono.
In fase discendente, i due gradi della scala minore melodica precedentemente alzati tornano al loro stato, secondo la normale successione della scala minore naturale seguendo la struttura intervallare:
in senso ascendente Tono, semitono, Tono, Tono, Tono, Tono, semitono
in senso discendente Tono, Tono, semitono, Tono, Tono, semitono, Tono
Ad ogni tonalità minore fa riscontro una tonalità maggiore, detta relativo maggiore, la cui tonica corrisponde al terzo grado della scala della tonalità relativa minore (ad esempio relativi maggiori della tonalità di La minore, Do minore, Do diesis minore, sono rispettivamente, le tonalità di Do maggiore, Mi bemolle maggiore e Mi maggiore).
Per accordo minore o accordo perfetto si intende l’accordo di una nota supposta come tonica di una scala minore e costituito anche dal terzo e dal quinto grado della scala stessa; se la nota è precisata l’accordo prende il nome da essa (ad esempio accordo perfetto di Fa minore, o semplicemente accordo di Fa minore è l’accordo formato da Fa, nota più grave, La bemolle e Do, rispettivamente primo, terzo e quinto grado della scala di Fa minore sia essa naturale, armonica o melodica Fa-Sol-Labemolle-Sibemolle-Do-ecc).
Se si prova a trasportare una qualsiasi melodia Re maggiore ad un’altra qualsiasi tonalità sempre di modo maggiore il nostro orecchio all’ascolto sarà in grado di percepire solo una variazione relativa all’altezza dei suoni. In altre parole, la melodia risulterà semplicemente più grave o più acuta di quella in Re ma in ogni caso perfettamente uguali.
Ciò si spiega con il fatto che la trasposizione è stata effettuata tra melodie che conservano stessa struttura intervallare la successione tra toni e semitoni ovvero tra melodie che conservano lo stesso modo. Se trasporta una melodia da modo maggiore a minore invece la melodia risulterà diversa e quasi irriconoscibile in quanto in questo caso cambiano i rapporti di distanza tra i vari gradi della scala. All’ascolto si potrà percepire una differenza che si può imputare ad una diversa struttura tra le due scale e soprattutto significativamente a mutare è il carattere stesso della melodia.
Mentre il modo maggiore, infatti, viene tradizionalmente ritenuto più appropriato ed efficace nel descrivere ottimismo, solarità e in generale sentimenti positivi, il modo minore viene ritenuto più idoneo a esprime sentimenti di mestizie e atmosfere più cupe e tristi.