Il diesis, un approfondimento ed elementi di lettura musicale

In questa lezione approfondiamo il diesis partendo, come sempre, da una definizione generale, per poi vedere le diverse modalità in cui lo si può trovare in partitura e spiegando, infine, le indicazioni di tonalità che può fornirci in armatura di chiave.

 

diesis

Nella notazione musicale, il diesis rappresenta un‘alterazione, ovvero è un simbolo che, posto prima di una nota sul pentagramma, ne modifica l'altezza. Nello specifico, il diesis insieme al doppio diesis fa parte delle cosiddette alterazioni ascendenti e sono rispettivamente utilizzate per contrassegnare un innalzamento di 1 o 2 semitoni cromatici rispetto al suono naturale. Per dare una definizione generale, possiamo identificare il diesis come un accidente musicale, che, posto davanti ad una nota scritta, la altera di un semitono ascendente.

 

Come è riportato in partitura

Apparso nel secolo XIV come variante del bequadro e con funzioni spesso equivalenti, il segno del diesis () entrò in seguito, al pari del bemolle (b), a far parte dell’armatura di chiave, ove sta ad indicare l’alterazione costante di una o più note nel corso di un intero brano e sta ad indicare la tonalità di riferimento.

Il diesis può essere posto anche prima di una nota e, in questo caso, rappresenta una alterazione transitoria o momentanea. Il suo effetto ha validità dal punto in cui viene posto fino alla fine della battuta per tutte le note di uguale altezza, se non compare un bequadro prima. L'alterazione si prolunga oltre la battuta, se l'ultima nota della battuta viene alterata e legata (con una legatura di valore) alla prima nota (della stessa altezza) della battuta successiva, ma decade immediatamente dopo la prima nota.

Se posto tra parentesi, infine, il diesis rientra nelle alterazioni di precauzione o di cortesia: non hanno effetto reale, ma servono a ricordare all'esecutore la giusta altezza della nota nei casi ambigui o difficili. Sono utili in caso di frequenti cambi tra nota alterata e naturale, in prossimità di cambi di tonalità, in situazioni armoniche ambigue o complesse, in caso di notevole distanza tra la prima nota alterata e la successiva all'interno della stessa battuta.

 

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Perché i diesis

Bisogna precisare che il discorso sul diesis e le alterazioni in generale che stiamo svolgendo ha una sua validità considerando come punto di partenza il sistema musicale occidentale, detto anche sistema temperato come lo conosciamo e lo usiamo oggi, esistono, infatti, altre culture che adottano sistemi di notazione completamente differenti.

Quindi, come sappiamo, all’interno della musica occidentale troviamo la classica successione dei sette nomi che siamo abituati ad associare alle note, vale a dire Do, Re, Mi, Fa, Sol, La e Si, questi nomi, tuttavia, con ogni evidenza non coprono tutti i dodici suoni che compongono un’ottava.

Nel temperamento equabile (che è il sistema musicale attuale con il quale si stabilisce che l'intera gamma di suoni che ci sono in un'ottava sia suddivisa in 12 parti uguali, detti semitoni) esistono, dunque, ben cinque suoni che un nome vero e proprio non ce l’hanno, ma che vengono designati con lo stesso nome di una delle note che gli stanno accanto, seguito da un altro termine che è per l’appunto diesis e bemolle.

 

Tonalità in diesis

Il numero dei diesis in chiave determina la tonalità del brano: da “nessuna alterazione” (Do maggiore) a “sette” (Do diesis maggiore). L'ultimo diesis annotato è la sensibile del brano, quindi occorre salire di mezzo tono per trovare il nome della tonica. Ad esempio: se l'ultimo diesis è un Do diesis, la tonalità è Re maggiore

Una considerazione che può aiutare la memorizzazione delle varie tonalità e relative alterazione consiste nel tener presente che le tonalità in diesis procedono per salti di quinta giusta, secondo il criterio di aggiunta delle alterazioni del Circolo delle Quinte.

Quindi, nelle tonalità maggiori e minori in diesis per sapere quante e quali alterazioni sono presenti in chiave sarà sufficiente progredire secondo salti di quinta, aggiungendo progressivamente un diesis secondo l’ordine Fa, Do, Sol, Re, La, Mi, Si.

Applicando nel concreto quanto appena esposto, si può partire dal Do individuando la sua quinta giusta che è il Sol: la tonalità di Sol avrà una sola alterazione in chiave corrispondente al Fa#. Procedendo dal Sol individuiamo la quinta giusta successiva che sarà il Re: la tonalità di Re contempla due alterazioni in chiave e precisamente Fa# e Do#. E si procede in questo modo individuando le quinte giuste successive e i diesis corrispondenti.

Di seguito uno schema riassuntivo dal quale sono escluse le tonalità di Do maggiore e La minore (sua relativa) poiché non hanno alterazioni.

 

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