L’appoggiatura appartiene alla famiglia degli abbellimenti musicali e consiste in una notina di espressione che precede la nota reale e prende il suo valore da essa. Ne parliamo in questa nuova lezione di teoria.
L’appoggiatura è un abbellimento utilizzato per dare rilievo al suono di una linea melodica attraverso un altro suono estraneo che immediatamente lo preceda ad un intervallo di seconda superiore o inferiore e occupi una parte del suo valore di durata.
Si tratta di uno degli abbellimenti più antichi, nella pratica musicale occidentale vennero distinguendosi l’appoggiatura breve, di durata istantanea, che poi si definì acciaccatura, e l’appoggiatura lunga, che, a seconda dei casi, sottrae alla nota reale una metà, un terzo o due terzi del suo valore di durata. Ad esempio, se abbiamo una semiminima (1/4) e un’appoggiatura da un 1/8, si dovrà eseguire l’appoggiatura con il valore riportato di 1/8 e la semiminima, a sua volta, con il valore di 1/8 il valore totale sarà di 1/4 e la nota reale a cui viene appoggiata la nota di abbellimento perderà il valore corrispondente all’abbellimento. Altro esempio, avendo un’appoggiatura da 1/4 su una minima (2/4), nell’esecuzione 1/4 verrà dedicato all’appoggiatura e1/4 alla minima. Il totale rimane sempre quello della nota reale
Come tutti gli abbellimenti segue la tonalità, ovvero se, ad esempio, l’appoggiatura viene espressa con una nota in chiave diesis o bemolle ne dovrà rispettare l’alterazione.
Nella notazione dei secoli XVII e XVIII l’appoggiatura (superiore o discendente e inferiore o ascendente) fu indicata con svariati segni precedenti la nota reale: notina, virgola, crocetta, trattino o legatura obliqui. Spesso l’appoggiatura non era nemmeno indicata, ma sottointesa dal modo tipico di procedere o di cadenzare del passo melodico, specialmente nel canto e nel recitativo melodrammatico.
Nell’Ottocento l’appoggiatura, pur restando molto spesso ad essere sottointesa, fu generalmente indicata con una notina precedente la nota reale; finché si preferì abolirne addirittura il segno e trascriverne l’effetto in note tutte reali.
L’appoggiatura si dice doppia quando è costituita da due note di cui l’ultima a intervallo di seconda superiore o inferiore alla nota reale.
Nell’armonia tonale si considera appoggiatura una nota collocata ad un intervallo di seconda superiore o inferiore dalla nota di un accordo ed intonata in luogo di questa con l’accordo stesso quale nota estranea destinata a cedere immediatamente il posto alla nota reale. Se la nota reale è preceduta da due note estranee ad intervallo di seconda l’una superiore e l’altra inferiore o viceversa, si die doppia.
J.S. Bach Variazioni Goldberg per clavicembalo:
Appoggiatura sottointesa:
Sua realizzazione (G.B. Pergolesi La serva padrona, recitativo, atto I):
Appoggiature armoniche simultanee, due superiori e una inferiore (W.A. Mozart Sonata in Fa maggiore per pianoforte K 309):