In questa lezione verranno esplorate alcune scale esotiche e modali, analizzando il loro impiego nella musica contemporanea e nel jazz. Si esamineranno le caratteristiche strutturali di queste scale e come esse possano arricchire l'armonia, con esempi pratici dal repertorio contemporaneo e jazzistico
Le scale esotiche e modali, spesso caratterizzate da sonorità inusuali e affascinanti, rappresentano uno strumento fondamentale per arricchire l'armonia e l'improvvisazione. Scale come la scala enigmatica, le pentatoniche e le esatonali vengono utilizzate per creare atmosfere particolari, fuori dai confini delle scale diatoniche tradizionali.
La scala enigmatica è una delle scale più misteriose e complesse della teoria musicale occidentale. Fu ideata da Giuseppe Verdi nel XIX secolo, principalmente come esercizio tecnico, ed è composta dai seguenti gradi: Do, Re#, Mi, Fa#, Sol#, La#, Si. Questa scala non ha una sensazione tonale tradizionale, poiché i suoi intervalli irregolari e dissonanti rendono difficile stabilire un centro tonale chiaro.
Dal punto di vista tecnico, la scala enigmatica è caratterizzata da una successione di intervalli non convenzionali: si inizia con un intervallo di seconda maggiore (Do - Re#), seguito da un intervallo di seconda minore (Re# - Mi). Questa combinazione, insieme all'intervallo di terza diminuita tra Mi e Fa#, contribuisce a una forte ambiguità tonale. La scala enigmatica viene utilizzata nel jazz e nella musica contemporanea per creare tensioni intense e per evocare una sensazione di sospensione e mistero. È spesso impiegata nei passaggi improvvisativi, specialmente in contesti che richiedono un elemento di sorpresa o un'atmosfera fortemente ambigua.
Nel jazz, l'utilizzo della scala enigmatica può essere particolarmente efficace sui voicing alterati di accordi di dominante o come passaggio cromatico verso una risoluzione non convenzionale. L'assenza di un tritono tradizionale rende questa scala difficile da armonizzare in modo classico, ma fornisce comunque molte possibilità per ottenere effetti di tensione.
Le scale pentatoniche sono tra le più diffuse al mondo e sono formate da cinque note. Esistono diverse varianti, tra cui la pentatonica maggiore (ad esempio Do, Re, Mi, Sol, La) e la pentatonica minore (Do, Mi♭, Fa, Sol, Si♭). Questa struttura senza semitoni rende le pentatoniche molto flessibili e adatte all'improvvisazione, senza il rischio di creare forti dissonanze.
La pentatonica maggiore è molto comune nelle progressioni armoniche diatoniche, specialmente su accordi maggiori o sospesi (sus). La pentatonica minore, invece, è usata frequentemente su accordi minori e sui dominanti che risolvono a minori, spesso in contesti blues. Una tecnica comune nel jazz è quella di utilizzare la sostituzione pentatonica: su un accordo dominante, si può suonare la pentatonica minore basata sul quinto grado dell'accordo stesso, creando una tensione che risolve naturalmente.
Nel jazz moderno, le pentatoniche possono anche essere utilizzate per sovrapposizioni modali. Ad esempio, su un accordo di D7alt, si può utilizzare la pentatonica di Mi♭ minore per enfatizzare le alterazioni dell'accordo (b9, #9, #11, b13). Questa tecnica consente di navigare tra i cambi armonici con una certa facilità, mantenendo sempre un suono melodico e accessibile.
La scala esatonale è una scala simmetrica composta da sei note equidistanti, per esempio: Do, Re, Mi, Fa#, Sol#, La#. Ogni intervallo è costituito da un tono intero, il che conferisce alla scala una qualità "eterea" e sospesa, priva di un vero punto di risoluzione. Questa scala non contiene toni guida e per questo motivo non si crea una chiara gravità tonale.
Dal punto di vista armonico, la scala esatonale è spesso utilizzata per generare accordi dominanti alterati. La natura simmetrica della scala permette di costruire accordi triadi aumentate e accordi dominanti con alterazioni multiple. La mancanza di un centro tonale definito conferisce alla musica un senso di instabilità, il quale può essere sfruttato per modulazioni inaspettate.
Nel jazz, la scala esatonale viene spesso utilizzata durante l'improvvisazione sui dominanti alterati, ad esempio su un accordo G7#5 o G7b5. Pianisti come Thelonious Monk e Herbie Hancock hanno sfruttato la scala esatonale per creare progressioni armoniche non convenzionali, creando un effetto di movimento continuo, senza risoluzione definitiva. Dal punto di vista tecnico, uno dei vantaggi della scala esatonale è la facilità di connessione con il cromatismo, in quanto permette di creare linee melodiche fluide che attraversano l'intero registro senza mai risolvere in modo tradizionale.
In ambito contemporaneo, compositori come Claude Debussy hanno utilizzato la scala esatonale per creare atmosfere eteree e fluttuanti. Debussy, in particolare, amava l'utilizzo di armonizzazioni parallele basate su accordi derivati dalla scala esatonale, una tecnica che conferisce un carattere sognante alla musica.
Nel jazz, l'uso delle scale modali è strettamente connesso al cosiddetto modal jazz, un genere reso famoso da musicisti come Miles Davis e John Coltrane. In album come Kind of Blue di Miles Davis, le scale modali vengono utilizzate per creare lunghi passaggi improvvisativi che ruotano attorno a un singolo centro modale, invece di seguire una progressione armonica complessa. Questo approccio consente al musicista di esplorare una gamma più ampia di emozioni e di giocare con il colore delle diverse scale.
L'uso della scala lidia o della scala dorica è comune nei contesti modali. Ad esempio, in "So What" di Miles Davis, il brano è costruito sulla scala dorica di Re, lasciando grande spazio per le improvvisazioni in un contesto armonico statico, dove ogni strumento può contribuire alla costruzione dell'atmosfera sonora. John Coltrane, invece, in brani come "Impressions", utilizza la scala dorica in modo dinamico, esplorando le potenzialità espressive del modo con tecniche come il sheets of sound, che consiste in una cascata di note eseguite a velocità elevata.
Nella musica contemporanea, compositori come Béla Bartók e Igor Stravinsky hanno esplorato le possibilità delle scale esotiche e modali per superare le limitazioni dell'armonia tonale tradizionale. Bartók, ad esempio, spesso utilizzava scale derivate dalla tradizione folclorica dell'Europa orientale, combinando pentatoniche e scale esatonali con tecniche di politonalità e bitonalità per creare effetti armonici innovativi. Stravinsky ha utilizzato le scale modali per evocare atmosfere arcaiche, spesso combinandole con ritmi complessi e variabili metriche che amplificano la sensazione di instabilità e movimento.
Le scale esotiche e modali rappresentano strumenti potenti per ampliare il vocabolario musicale, sia nell'improvvisazione jazzistica che nella composizione contemporanea. L'uso creativo di queste scale consente di esplorare sonorità fuori dagli schemi convenzionali e di sviluppare un linguaggio musicale più personale e distintivo.
Per un ulteriore approfondimento, è utile sperimentare queste scale su uno strumento, suonando prima le note della scala in sequenza e poi creando frasi melodiche. È consigliabile inserirle in contesti armonici diversi, suonando accordi di dominante alterati o in passaggi modali. Ogni scala possiede un carattere unico, in grado di portare nuova vita alle composizioni o alle improvvisazioni.