In questa lezione dedichiamo un approfondimento ai suoni estranei alla tonalità, i cinque tasti neri del pianoforte per intenderci, in cui si dimostra come, indipendentemente dalla tonalità, questi suoni hanno precise relazione con quelli principali e un specifico significato musicale.
Consideriamo per un attimo la tonalità di Do maggiore nata dalla scala omonima e formata dai suoni:
Do – Re – Mi – Fa – Sol – La – Si
Come possono essere considerati gli altri 5 suoni dell'ottava (i 5 tasti neri)?
Si possono considerare in vari modi e tutti i modi ci porteranno a pensare che in definitiva, in qualsiasi tonalità, questi suoni siano bene o male collegati a quelli principali per un motivo o per un altro.
Per esempio:
il Do# verrà considerato il più delle volte come Do# perché può così diventare la terza di La maggiore e creare la cadenza perfetta V – I risolvendo in Re minore (sarebbe la sua sensibile) che è un accordo che si forma naturalmente sul II grado della scala, quindi coerente con essa. Considerandolo invece come Reb si potrebbe passare subito a Re bemolle maggiore (meglio con la sua settima maggiore Do, che aiuterebbe il legame armonico tra i due accordi) provenendo da Do maggiore ed immaginandolo (il Do maggiore) come un V grado di una scala minore armonica che risolve con cadenza evitata sul VI (in questo esempio in Fa minore) oppure, provenendo da Re minore, il Re bemolle maggiore (questa volta meglio con la sua settima minore Dob, omofona di Si) potrebbe sostituire paradossalmente il V grado Sol settima perché conterrebbe in pratica tutte e due le sensibili (il Fa, sensibile modale ed il Dob/Si, sensibile tonale) di Do maggiore creando una variante jazzistica della formula di cadenza II - V - I.
il Re# ha un senso (in Do maggiore) perché anch'esso può essere considerato come sensibile della tonalità di Mi minore (accordo presente sul III grado della scala). Può essere considerato anche come Mib visto che il Mi bemolle è presente in Do minore e quindi può essere usato con la tecnica della transizione per passare da Do maggiore a Do minore;
il Fa# può essere la terza di Re maggiore (per un passaggio modulatorio temporaneo Do/Re-/Re/Sol7, per esempio); il Fa# è anche il VI grado che si àltera nella scala minore melodica di La, sua relativa e quindi può essere coerente anche con il modo minore. Il Solb non porterebbe a nulla di vicino;
il Sol# è la sensibile di La minore (scala minore relativa) e può essere considerato anche come Lab, terza di Fa minore, accordo presente nell'armonizzazione di Do minore ed usato anche in maggiore per realizzare la cadenza plagale (IV – I) con l'accordo sul IV grado in minore (Fa minore, appunto);
il Sib è la settima minore di Do e si può usare per passare nella tonalità di Fa maggiore (essendosi creato l'accordo di settima di dominante Do7), oppure sarebbe coerente anche con la tonalità di Do minore (usando la transizione); per il La minore invece il Sib potrebbe essere usato per creare una formula di cadenza anomala II – V – I dove il II grado non è Sidim ma Sib maggiore (tipica nelle canzoni popolari napoletane). Se si considerasse invece come La# la cosa più logica da fare sarebbe pensarlo come terza di Fa# maggiore (meglio con la sua settima minore Mi): si formerebbe l'accordo di (settima) di dominante di Si minore e si potrobbe così modulare ma si andrebbe verso una famiglia (Re maggiore/Si minore) con 2 alterazioni (Fa# e Do#) in più di quelle di partenza (in questo esempio zero) ed il salto non risulterebbe molto naturale se non preparato con passaggi intermedi che ci avvicinano pian pianino alla nuova tonalità (es: Do/Mi-6/Fa#7/Si-).
Per riassumere il tutto si potrebbe dire che i 5 suoni estranei alla tonalità di Do maggiore (che equivalgono ai 5 tasti neri sul pianoforte) sono i passaggi attraverso i quali noi possiamo raggiungere (in ordine non di importanza ma di naturalezza del loro legame con la tonalità-madre):
La relativa minore e quindi La minore (attraverso il Sol#);
La tonalità maggiore più vicina nel circolo delle quinte con un suono alterato in senso ascendente e quindi Sol maggiore (attraverso il Fa#);
La tonalità relativa minore di Sol maggiore e quindi Mi minore (attraverso il Re#);
La tonalità maggiore più vicina nel circolo delle quinte con un suono alterato in senso discendente e quindi Fa maggiore (attraverso il Sib);
La tonalità relativa minore di Fa maggiore e quindi Re minore (attraverso il Do#).
Da notare come appaiono tutte le tonalità che rappresentano gli accordi che si formano armonizzando la scala di Do maggiore (eccetto il Sidim sul VII grado che comunque lo ritroviamo dentro Sol7) e si raggiungono tutte attraverso cadenze perfette V - I.
Quindi le naturali modulazioni che i suoni estranei alla tonalità ci consigliano di fare sono quelli che riguardano il proprio alter-ego del modo (maggiore/minore) ed i passaggi verso tonalità con una sola nota differente dalla tonalità di partenza (o il Fa# o il Sib in questo esempio); il passaggio verso Do minore (attraverso il Mib), anche se ci porta verso una tonalità con 3 alterazioni di differenza, è ammesso dall'udito perché le due tonalità (Do maggiore e Do minore) hanno sia 2 note su 3 uguali nell'accordo sulla fondamentale (Do-Mi-Sol e Do-Mib-Sol), sia perché hanno lo stesso accordo di settima di dominante (Sol7) e questo facilità il passaggio al punto che non c'è bisogno di nessuna preparazione.
Fonte articolo: corsodimusica.jimdofree.com