Matteo Salvatore fu l’ultimo e uno dei più grandi cantastorie del Novecento. Di lui Calvino disse “Noi dobbiamo ancora inventare le parole che dice Matteo Salvatore“, mentre Giovanna Marini lo ha paragonato a un profeta, a Omero.
Salvatore nasce nel 1925 ad Apricena, in provincia di Foggia, in una famiglia poverissima, la sorellina muore denutrita, lui, affamato e scalzo, vive in una stanza con sua madre che chiede l'elemosina. Questo bambino misero e analfabeta, incontra Pizzicoli, violinista, portatore di serenate cieco, morto a 102 anni, depositario di almeno 140 canzoni della tradizione e con lui rimane per 14 anni. È lui che gli insegna quella maniera di suonare, alla Atahualpa, come dice Daniele Sepe. Nel giro di sette anni, fra il ‘66 e il ‘73, pubblica i suoi due capolavori: Il lamento dei mendicanti e il cofanetto Le quattro stagioni del Gargano, con 60 pezzi, tra cui Padrone mio, Lu furastiero, Il soprastante, Lu bene mio.
Grazie alla forza poetica delle sua voce e al suo modo unico e dolcissimo di suonare la chitarra, Matteo trova un riscatto definitivo alla sua condizione, inventando un nuovo stile e diventando un punto di riferimento per la generazione dei grandi cantautori italiani.
Utilizzando il dialetto come lingua, scava nelle storie della sua terra e traduce in materia poetica il mondo contadino attraversato da miseria, duro lavoro, sfruttamento e ingiustizie. Le sue sono ballate neorealistiche costruite su poche, essenziali ed eleganti note su cui si intrecciano versi di altissima qualità e immediatezza poetica. Liriche, immagini, ricordi del Sud, senza una morale finale, senza commenti, contenenti sola la nuda descrizione della vita che emergere in tutta la sua attualissima, palpitante verità.
Basti pensare ad una canzone come Lu Furastiero che recita: “dorme stanotte sull’aia alla friscura, pe cuperte na racanella pe cuscini na sacchettola”. Versi che fanno pensare subito a quei braccianti, per lo più migranti, che oggi, come ai tempi di Salvatore, vengono sfruttati dai caporali in quella stessa Capitanata in cui strappavano giornalmente la vita i suoi contadini.
Il progetto Suddissimo, sostenuto da Nauna Cantieri Musicali, intende promuovere la produzione di un ricco lavoro di pubblicazione e valorizzazione del repertorio di Matteo Salvatore e nasce dal sogno della scrittrice Rina Santoro che ha portato per la prima volta in Francia il cantastorie di Apricena, nel 1999, per un concerto in un grande teatro a Romans Sur Isere.
Il progetto prevede la pubblicazione di un doppio lavoro, un documento video e un cd audio.
Il documento video inedito riguarda l’unico concerto tenuto in Francia da Matteo Salvatore realizzato da Leo Liotard per volontà della scrittrice Rina Santoro. La Santoro, per organizzare questo concerto andò a cercare di persona Matteo Salvatore in Capitanata e dopo una lunga trattativa, riuscì a portare in Francia per la prima volta Matteo e le sue canzoni. Ed è grazie a lei che oggi siamo in possesso di questo prezioso documento che grazie a questa iniziativa editoriale potrà essere condiviso e ricevere una adeguata diffusione.
Il cd audio vuole essere un omaggio discografico al repertorio di Matteo cantato e reinterpretato per le voci di Dario Muci, Enza Pagliara, Roberto Licci ed Emanuele Licci, con la collaborazione di altri musicisti.
Un progetto così complesso richiede, oltre una grande passione, anche un forte sostegno per riuscire a coprire almeno una parte delle spese di produzione, registrazione, stampa e divulgazione.
Ecco perché la casa di produzione ha lanciato una campagna di crowdfunding che si rivolge direttamente a tutti coloro che vogliano dare un personale contributo alla realizzazione di questo importante e necessario progetto. Andando sulla pagina dedicata sarà possibile effettuare una donazione libera o a ricompensa a partire da 20 euro.