Oltre alla tecnica strumentale e alla teoria musicale, ogni musicista deve avere una precisa cognizione del proprio corpo per evitare stress e traumi che andrebbero a peggiorare la qualità delle sue performance e, in generale, il suo benessere. In questo articolo forniamo alcune semplici indicazioni per garantirsi a lungo il piacere di suonare.
Suonare uno strumento musicale è anche un considerevole sforzo fisico. Tutti coloro che suonano o insegnano musica sanno che questo tipo di attività richiede dei movimenti che mettano insieme precisione, coordinazione, fluidità, velocità e abilità.
Chi ha modo di applicarsi nello studio e nelle pratica strumentale conosce le continue sollecitazioni e sfide cui un musicista è costantemente sottoposto, a cominciare dalla ore di diligente e necessario esercizio sullo strumento, che richiedono applicazione totale e disciplina, fino alla necessità di affrontare ambienti altamente competitivi, per affrontare i quali bisogna sfoderare una certa dose di tenacia e concentrazione.
Se, poi, a questo si aggiunge l'ansia da prestazione, lo stress delle audizioni e delle competizioni e la pressione di un apprendimento continuo come quello musicale, potremmo avere una ricetta per il disastro. Eppure, complice la passione, i musicisti riescono a trovare sempre nuove e sufficienti risorse per affrontare la complessità dei compiti che la loro attività comporta.
Quando si è giovani, il corpo ha una capacità di razione e recupero rispetto al dolore molto maggiore. Con il passare degli anni, il tempo dedicato all’esercizio strumentale si accumula mentre diminuisce la capacità di adattarsi agli aspetti faticosi che tale esercizio comporta. Gli infortuni possono facilmente verificarsi e con il rischio diventare cronici, anche nei musicisti più giovani.
Soprattutto quando si è sofferto ripetutamente di lesioni durante l’attività musicale, si raggiunge quella che il noto fisioterapista Jonathan Reynolds definisce la massima esposizione. Il punto in cui i muscoli, i tendini, i legamenti e i tessuti hanno raggiunto il limite delle loro possibilità. È a questo punto che si può andare incontro a dolori pervasivi, stanchezza e traumi cronici.
Ogni musicista ha una sua tenuta e un proprio limite fisico. Tale limite fisico e l’esposizione a lesioni variano in base all'età, al sesso, alla genetica, al livello di forma fisica, alla corporatura e alle condizioni di salute generali di ogni individuo. La tolleranza dei tessuti è influenzata anche dallo stile che ogni musicista adotta nel suonare. Anche i programmi di lavoro sono un fattore che incide significativamente: più si corre da un concerto all'altro, minori sono i tempi di recupero concesso al proprio corpo. Un altro problema è la personale storia di infortuni, soprattutto quando non ci si è concesso il giusto tempo di recupero.
Esiste tutta una serie di infortuni che possono essere genericamente definiti da sovraccarico (o da “overuse”) come, ad esempio tendinopatie, borsiti, fratture da stress. Il sovraccarico può provocare lesioni microscopiche al tessuto muscolare, a tendini e legamenti.
Questo tipo di lesione è normale in presenza di un’attività fisica intensa e continuativa, tuttavia quando il sovraccarico è eccessivo, come spiega Jennine Speier specialista in medicina fisica e riabilitazione, si può verificare “un'infiammazione. Il risultato dell'infiammazione può essere il dolore e anche l'eventuale sviluppo di tessuto cicatriziale. In questa fase, il dolore non si risolverà rapidamente e il musicista può notare pesantezza, debolezza e prestazioni compromesse. Riposo, e riduzione dell'infiammazione con l’uso di farmaci e un graduale ritorno allo strumento fanno parte del trattamento per favorire il recupero. Ma se il recupero non viene seguito, il tessuto cicatriziale può di per sé diventare un ostacolo alla normale funzione muscolare, con conseguente ulteriore lesione e rottura del tessuto".
Rispetto ad un atleta la cui carriera è sempre circoscritta fino ai trent’anni, i musicisti hanno, fortunatamente carriere molto più lunghe. Quindi per questi ultimi, rimanere al massimo delle prestazioni per diversi decenni pone ulteriori sfide.
In un ambiente musicale, ci sono molti fattori che contribuiscono al raggiungimento del limite fisico. Questi includono gli alti livelli di tensione, le lunghe prove, lo stress, l’affaticamento, la postura. Ma il principale problema nel caso del musicista risiede nella natura ripetitiva del suo compito. Ogni giorno deve esercitare e sollecitare gli stessi gruppi muscolari, eseguendo movimenti ripetitivi, tendendo muscoli, tendini e legamenti. Questo inizialmente provoca affaticamento, squilibrio muscolare, debolezza e senso di oppressione, ma senza intervento può portare a micro-traumi, infiammazioni e lesioni.
Alcuni musicisti, come alcuni atleti, credono che di più sia meglio. In realtà, un cambiamento nella pratica in direzione di una maggiore intensità e di un impegno più prolungato, può rapidamente portare a un sovraccarico. I musicisti spesso non possono concedersi abbastanza tempo per il recupero e la guarigione, con il risultare di andare incontro a lesioni croniche.
Dopo anni di pratica, le posture richieste dagli strumenti, possono portare ad uno sviluppo asimmetrico del corpo. Anche la capacità di recupero può diminuire perché si smette di muoversi. L'inattività accelera la perdita muscolare e ossea e può contribuire alla rigidità. La ricerca indica che possiamo ridurre il rischio a lungo termine di osteoporosi eseguendo regolarmente esercizi di carico come camminare o sollevare pesi.
È essenziale che i musicisti abbiano una buona flessibilità al fine di evitare lesioni da stress. Una buona flessibilità consente al corpo di allinearsi correttamente. Gli esercizi di rafforzamento e il lavoro aerobico sono molto importanti per migliorare la resistenza. È sempre opportuno, comunque, consultare un professionista prima di provare qualsiasi nuovo esercizio. Soprattutto se si avverte dolore o rigidità, un fisioterapista o un istruttore può fornire un valido supporto, assegnando un regime di allenamento adatto alle esigenze del musicista e correggendo un eventuale cattivo allineamento del corpo, oltre a fornire efficaci esercizi di prevenzione degli infortuni.
Yoga e Pilates sono alcune delle discipline suggerite per i musicisti di qualsiasi età e sono indicate per favorire la circolazione e la flessibilità.
Come giaà detto, non sempre più è meglio, anzi è preferibile esercitarsi in maniera intelligente più che intensiva. Inevitabilmente i movimenti tendono ad essere meno armoniosi ed efficaci quando non c’è una approfondita conoscenza musicale di quello che si suona. Ecco perché diventa importante studiare preventivamente la struttura musicale e la diteggiatura del brano su cui esercitarsi. Dopo un periodo di riposo è sempre meglio tornare alla routine in maniera graduale. Bisogna cercare di essere coerenti con la pratica, in modo che il corpo sia preparato. Non è mai un bene aumentare bruscamente il carico di lavoro perché in prossimità di una esibizione.
I muscoli devono essere mossi attivamente per aumentare la circolazione sanguigna e fornire una maggiore quantità di ossigeno e nutrimento alle cellule. Muoversi lentamente allenta i tendini e il tessuto della fascia connettiva, consentendo loro di diventare più flessibili ed elastici. Il riscaldamento genera anche un maggiore rilascio di liquido sinoviale, consentendo alle ossa di scivolare l'una sull'altra con maggiore facilità. Bastano pochi minuti di esercizio aerobico come camminare o saltare sul posto per poi passare gradualmente allo strumento.
Bisogna avere un’attenzione alla propria tecnica perché questa consente di economizzare e rendere più efficienti i propri movimenti. Appena possibile, è buona norma effettuare un buon rilassamento soprattutto delle dita. Evitare di mantenere posizioni scomode. Se lo strumento lo permette, è bene alternare la posizione seduta a quella in piedi.
Fare delle pause, anche di pochi minuti, è di fondamentale importanza per alleggerire tensioni e stress muscolare, come è importante concedersi un giusto tempo di recupero commisurato allo sforzo. Un qualsiasi sportivo si riprende rapidamente da uno sprint, ma necessità di un tempo maggiore per recuperare da un impegno come una maratona. Lo stesso si può dire per un musicista.
Quando si suona bisogna captare i segnali che il corpo invia e saperli interpretare. La fatica è una spia che va ascoltata e un chiaro indicatore che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Se qualcosa che si eseguiva con facilità diventa faticoso e pesante, bisogna stare attenti. Evitare sempre e con cura di affaticare e sovraccaricare arti provati dalla stanchezza.