Joyce Hatto, descritta come "la più grande pianista di cui nessuno abbia mai sentito parlare", sembra registrare, con l’aiuto del marito produttore, un'enorme discografia nonostante la malattia e la vecchiaia. Tutti i principali critici sono subito entusiasti delle registrazioni dell’anziana pianista, che di lì a poco sarebbero state al centro di una delle più grandi frodi della storia della musica classica.
Quando Joyce Hatto morì per un tumore nel 2006, all'età di 77 anni, i necrologi espressero vivo cordoglio e un giudizio unanime: il mondo aveva perso uno dei pianisti britannici più dotati di sempre, l'ampiezza del suo repertorio era tanto prolifica quanto prodigiosa. Eppure, nel giro di un anno, questa brillante reputazione fu completamente travolta e la pianista viene oggi ricordata come protagonista di una delle più incredibili truffe musicali della storia.
Joyce Hatto era una pianista piuttosto apprezzata ai suoi tempi. Divenne famosa negli anni '50 eseguendo recital e concerti in tutto il Regno Unito e in Europa ed esibendosi anche al seguito della London Symphony Orchestra. Tuttavia, negli anni '70 le fu diagnosticato un cancro e si ritirò dagli spettacoli pubblici per vivere una vita tranquilla nell'Hertfordshire insieme a suo marito William Barrington-Coupe, piccolo produttore discografico e agente di artisti.
Dopo la sua ultima apparizione pubblica nel 1976, non si seppe più nulla di Joyce Hatto fino all'inizio degli anni 2000, quando una casa di produzione chiamata Concert Artists rivelò un gigantesco progetto discografico. Si trattava di una serie di registrazioni che abbracciavano un'incredibile e vasto repertorio di classici. In una manciata di anni tra il 2002 e l'estate del 2006 la pianista londinese, apparentemente, aveva registrato non meno di 104 dei brani solisti più impegnativi. Questo, di per sé, rappresentava già qualcosa di notevole per un prodigio così tardivo. Ma ciò che rese il suo successo ancora più straordinario è che questo impegantivo lavoro si supponeva fosse stato svolto dalla pianista già gravemente malata di tumore alle ovaie. Questa fragile, piccola donna con un debole per i gemelli e le perle, aveva registrato, tra le indicibili sofferenze della malattia, musica meravigliosa di Mozart, Liszt, Beethoven, Chopin, Brahms, Schubert e Rachmaninoff, la maggior parte, si diceva, in un minuscolo studio di registrazione nel capannone in fondo al suo giardino a Royston, nell'Hertfordshire.
"Era una storia meravigliosa", ricorda un critico musicale, "all'improvviso Joyce era lassù con i migliori esecutori di tutti i tempi". Hatto venne acclamata in tutto il mondo come "uno dei più grandi pianisti che la Gran Bretagna abbia mai avuto" e i suoi dischi iniziarono a vendere più di grandi pianisti come Vladimir Ashkenazy, Mitsuko Uchida o Alfred Brendel. Il Boston Globe la salutò come "la più grande pianista vivente di cui quasi nessuno ha sentito parlare". Il Daily Mail scrisse: “Nei giorni prima della sua morte Hatto era persino riuscita a registrare l'ultima sonata di Beethoven suonando il pianoforte dalla sua sedia a rotelle. È stato un risultato che ha portato una serie di necrologi ammirati alla sua morte che l'hanno vista salutata come un "tesoro nazionale" con un "repertorio musicale e una qualità che è stata eguagliata da pochi pianisti nella storia " e capace di consegnare agli appassionati di pianoforte “alcuni dei più notevoli lasciti discografici del XX secolo ”.
La favola dell’anziana musicista minata dalla malattia e prossima alla morte che, reclusa nella sperduta provincia inglese, consegna ai posteri l’estrema testimonianza del suo genio, si rivelò ben presto essere un colossale inganno, uno dei più clamorosi della storia della musica. La prolifica produzione di Hatto alla fine della sua vita non era nient'altro che ri-registrazioni abilmente elaborate di altri virtuosi del pianoforte molto più noti, come Laszlo Simon, Yefim Bronfman e Minoru Nojima.
Una vera e propria truffa che ha tratto in inganno i critici musicali di tutto il mondo da subito conquistati dalle doti esecutive della Hatto. Quelle recensioni e i suoi necrologi, avrebbero potuto rimanere tutto ciò che il mondo conosceva della straordinaria eredità musicale di Joyce Hatto, se non fosse stato per un giovane statunitense appassionato di musica di nome Brian Ventura, il quale caricando uno dei lavori della pianista sul computer per trasferirlo sul suo iPod, notò che il software di iTunes leggeva un codice informatico incorporato nel CD che rivelava che l'album era stato, in effetti, copiato da una registrazione del pianista ungherese Laszlo Simon.
Dopo questa prima scoperta una serie di critici ed esperti audio si affrettarono ad esaminare attentamente le registrazioni di Hatto e a confrontarle con quelle effettuate da pianisti del passato.
Emerse che le registrazioni della Hatto erano copie di registrazioni precedenti che erano state accuratamente adattate in studio da suo marito. Barrington-Coupe si era avvalso della sua esperienza tecnica per modificare sottilmente le registrazioni fatte da altri pianisti, rallentandole in alcuni punti, accelerandole in altri, alterando le linee di tenore o basso, in modo che nelle parole di un critico "sembravano meravigliose", anche se erano dei false.
Barrington-Coupe inizialmente negò il plagio, per poi ammettere la frode in una lettera indirizzata a Robert von Bahr, il capo dell'etichetta discografica svedese BIS, che aveva originariamente pubblicato alcune delle registrazioni rielaborate dall’etichetta Concert Artists. Bahr rese noto il contenuto della lettera sulla pagina online della rivista Gramophone.
Barrington-Coupe in essa affermava che la moglie non era a conoscenza dell'inganno, Joyce avrebbe ascoltato solo le registrazioni finali credendo che fossero tutte sue, ha giustificato il suo comportamento come un gesto d’amore, dal quale peraltro avrebbe ricavato pochi profitti, spiegando che iniziò incollando parti di registrazioni di altri pianisti sulle registrazioni fatte dalla Hatto per coprire i suoi sussulti di dolore. Alcuni critici hanno però messo in dubbio questa versione dei fatti, non ultimo James Inverne di Gramophone. Barrington-Coupe si è sempre rifiutato di aiutare a identificare tutte le fonti delle registrazioni emesse a nome della moglie, affermando che "qualunque cosa io faccia, non sarà mai abbastanza".
La British Phonographic Industry avviò un'indagine affermando attraverso il suo portavoce che si trattava di "uno dei casi di pirateria più straordinari che l'industria discografica avesse mai visto". Robert von Bahr dell'etichetta BIS decise di non citare in giudizio Barrington-Coupe per danni, sulla base del presupposto che le registrazioni fossero "un disperato tentativo di costruire un santuario per un moglie morente”. Disse anche di aver consigliato a László Simon di approfittare della pubblicità assicurandosi più concerti. Lo stesso Barrington-Coupe affermò di aver rinunciato a preoccuparsi delle possibili conseguenze legali, aggiungendo: "non ritengo di aver ferito nessuno. Grazie a questa vicenda molta attenzione è stata attirata su artisti dimenticati". Nessuno dei detentori del copyright delle registrazioni originali ha voluto denunciare il plagio. Da questa straordinaria e incredibile vicenda sono stati tratti nel 2009 un documentario trasmesso da Channel 4 e un film per la TV, dal titolo Loving Miss Hatto, girato in Irlanda e trasmesso dalla BBC.
Barrington-Coupe è morto nella sua casa di Royston il 19 ottobre 2014.