Per omaggiare il genio di Bernard Herrmann, il compositore, arrangiatore e pianista Joachim Horsley reinterpreta l’iconico tema della scena della doccia di Psycho utilizzando solo un pianoforte e due coltelli che in questa versione si trasformano in efficacissimi strumenti musicali, perfettamente adeguati all’atmosfera tensiva e sottilmente inquietante disegnata dalle note.
Nel video che precede questo articolo possiamo ascoltare uno spettacolo di pianismo semplicemente inquietante nella resa sonora e visiva con la sua combinazione della classica colonna sonora del celebre Psycho di Alfred Hitchcock, scritta dal genio musicale di Bernard Herrmann, con l’utilizzo di scintillanti coltelli da cucina, qui abilmente trasformati da strumenti di scena in inusuali ma efficacissimi strumenti musicali.
Come si può vedere nel video il compositore, arrangiatore e pianista Joachim Horsley usa ogni centimetro del suo strumento per ottenere una reinterpretazione del tema Psycho che non è lontano dal mondo sonoro di Shostakovich. Sul finale, tra l'altro, il tutto comincia ad avere un sapore inspiegabilmente jazz e vagamente latino-americano.
Il thriller psicologico divenuto un classico uscì il 15 settembre del 1960 e la sequenza dell’omicidio nella doccia, contenuta al suo interno, rimane una delle più iconiche e memorabili della filmografia del regista britannico e della storia del cinema in generale, anche grazie al commento sonoro realizzato da Hermann.
La storia della realizzazione di quella parte musicale è ormai leggenda: Hitchcock originariamente voleva che la scena fosse senza musica e così la immaginò e la girò, impiegando sette giorni per quei fenomenali 45 secondi in cui Janet Leigh viene pugnalata, senza che si veda mai il colpo o la ferita. La differenza di opinioni con Herrmann, che al contrario immaginava un suono nella scena, fu radicale: Hitchcock impose a Herrmann di non realizzare alcuna musica, cercava realismo in un momento di massima tensione. Herrmann finse di accettare ma scrisse e incise la musica, e presentò al regista la scena montata. L’effetto di enfatizzazione della tensione, dell’orrore, della paura, in cui si ritrova il sibilo del coltello e le urla di Marion, rese la scena magistrale, cosa della quale ovviamente si accorse lo stesso Hitchcock, tornando immediatamente sui suoi passi e scegliendo la nuova versione come definitiva.
Il biografo di Herrmann, Steven Smith, ha sottolineato: “È interessante guardare quella sequenza senza la musica, perché è ancora una sequenza molto inquietante, ma la guardi come un estraneo. Stai guardando accadere una cosa terribile, ma la stai osservando dal punto di vista di qualcuno al di fuori di essa.
“Secondo lo spunto di Herrmann, tu sei Janet Leigh. Stai provando il terrore assoluto, il panico e la perdita di controllo che prova nel tentativo di respingere questo improvviso aggressore”.
“E questa è stata la cosa che Herrmann ha fatto più e più volte, specialmente nei film di Hitchcock, ovvero costringere lo spettatore a sentire ciò che provavano i personaggi sullo schermo. Considerava la musica da film, secondo le sue stesse parole, il "collegamento comunicativo" tra il regista e lo spettatore”.
A guardare il video che abbiamo proposto, il risultato di questa intenzione di Hermann è una musica che con pochi mezzi espressivi riesce ad essere potente e comunicativa ancora oggi come lo era 61 anni fa.