In occasione dell’apertura del teatro scaligero, fissata settant’anni fa da De Sabata al 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, dedichiamo un approfondimento all’opera protagonista di questa attesissima Prima: il Macbeth di Verdi.
Dopo un anno di pausa imposto dalla pandemia, Milano ritrova la Prima della Scala, la 70esima da quando Victor de Sabata decise che l'inaugurazione della stagione lirica sarebbe avvenuta nel giorno di Sant'Ambrogio, patrono della città. Alle 18 si alza il sipario sul Macbeth di Giuseppe Verdi diretto dal maestro Riccardo Chailly, con la regia di Davide Livermore e un cast stellare, da Anna Netrebko a Luca Salsi, da Francesco Meli a Ildar Abdrazakov. Si tratta della decima opera lirica di Giuseppe Verdi; il libretto, tratto dall'opera di William Shakespeare, è firmato Francesco Maria Piave e Andrea Maffei.
Il libretto è ispirato alla omonima tragedia di Shakespeare e rappresenta il primo incontro tra il grande musicista italiano e il teatro del bardo, connubio che si rinnoverà in altre due opere.
Atto I. Il dramma è ambientato nella Scozia dell’XI secolo, dove Macbeth (baritono) e Banco (basso), di ritorno da una battaglia contro i rivoltosi, si imbattono in alcune streghe che salutano nel primo il signore di Cawdor e futuro re di Scozia, e nel secondo il padre di regnanti. In parte, la profezia si avvera subito, perché un messaggero annuncia a Macbeth che il re lo ha insignito del titolo di re di Cawdor: l’animo di Macbeth è già turbato da mire ambizione. Al castello la moglie, lady Macbeth (soprano) lo istiga a sopprimere il re Duncan, di cui è stato annunciato l’arrivo. Il primo atto si chiude con il regicidio commesso dall’ambizioso Macbeth.
Atto II. Malcom (tenore), figlio di Duncan, accusato di parricidio, è costretto a fuggire in Inghilterra. Macbeth viene incoronato re di Scozia e sua moglie lo incita a liberarsi, ora, anche di Banco e di suo figlio Fleanzio, i soli che potrebbero contendergli il trono. Banco cade, così, sotto i colpi dei sicari di Macbeth, ma Fleanzio riesce a fuggire. Durante un banchetto l’ombra di Banco compare ad agghiacciare di terrore Macbeth.
Atto III. Macbeth, inquieto, torna ad interrogare le streghe che lo rassicurano: resterà invincibile fino a quando la foresta di Birnam non gli muoverà contro e nessun “nato di donna” potrà nuocergli. Lady Macbeth lo incita ad uccidere anche la moglie ei figli di Macduff (tenore), un nobile profugo in Inghilterra insieme a Malcom, che si accinge a raccoglier un esercito contro Macbeth.
Atto IV. Malcom, alla testa di un esercito, con Macduff e altri profughi è giunto silenziosamente in Scozia: i soldati si sono mimetizzati con rami strappati agli alberi della foresta di Birnam e questa sembra avanzare contro il castello del re come nella profezia. Intanto, lady Macbeth delira, oppressa dagli incubi e dal rimorso; Macbeth, abbandonato da tutti, viene ucciso in duello da Macduff, l'uomo che, venuto al mondo con una sorta di parto cesareo, avvera la seconda parte del vaticinio (“nessun nato di donna ti nuoce”).
In Giuseppe Verdi si affrontano e rivivono le tematiche shakespeariane dell’individuo che si rapporta con la sua interiorità, e la coscienza del male presente nell’uomo, in un contrasto tragico tra la relazione con esso e la sua lotta. L’esasperazione dei caratteri e alcuni sapienti tagli ai fini librettistici rendono il connubio assai riuscito, convogliando l’attenzione e i sentimenti del pubblico sull’azione serrata sul palco e coinvolgendolo nel dramma dei protagonisti.
L’accentuazione drammatica dei sentimenti e dei caratteri, come la sete di potere dell’ambiziosa Lady Macbeth, appare particolarmente evidente in Macbeth: nonostante l’opera risalga agli stessi anni della cosiddetta trilogia popolare (Trovatore, Traviata, Rigoletto), confrontando la diversa interpretazione del brindisi si notano profonde differenze: nella Traviata è un momento che esprime gioia, amore sincero, mentre in Macbeth prelude a un omicidio. La voce tagliente esce da una bocca assetata di sangue, non da una fanciulla innamorata della vita. Le linee melodiche accentuano ciò che il testo fa trasparire, e altrettanto affilato risulta l’intero corpus delle linee melodiche.
Come osserva Massimo Mila, Verdi individua il nucleo fondamentale della rappresentazione shakespeariana nel dramma del delitto e della sua agghiacciante logica consequenziaria. “Tutto ciò che ha rapporto diretto con questa intuizione fondamentale è, nella musica, grande, in senso assoluto, perfettamente degno dell’altezza di Shakespeare. All’interno di questo nocciolo drammatico Verdi coglie ancora con stupefacente sottigliezza la diversa criminalità di Macbeth e della sua feroce consorte. Quest’ultima è costituzionalmente amorale: incapace di intendere e di volere, in un tribunale potrebbe sperare di essere assolta e mandata in manicomio. Proprio per questo ad un certo punto crolla nel delirio del rimorso, a differenza di Macbeth che è un criminale pienamente responsabile delle sue azioni: trascorre al delitto per ambizione, conoscendo benissimo la legge morale che trasgredisce”.
Questa maggiore consapevolezza in termini etici conferisce al personaggio di Macbeth una complessità e una tavolozza di sfumature più ricca della rettilinea consorte.
La genesi di Macbeth fu lunga e difficile per Francesco Maria Piave e per Giuseppe Verdi. La versione originaria debuttò Firenze nel Teatro la Pergola il 14 marzo 1847. Verdi apportò, in seguito, numerose modifiche e aggiunte per la rappresentazione parigina del 21 aprile 1865; nuova, tra l’altro, era l’aria di lady Macbeth nel secondo atto “La luce langue”, in sostituzione di quella che iniziava “Trionfai, securi alfine”.
Tra le arie celebri vanno menzionate, ancora, “Vieni t’affretta” sempre di Lady Macbeth nel primo atto; “Come dal ciel precipita” di Banco e “Si colmi il calice” di lady Macbeth e coro nel secondo atto. Nel terzo atto il coro delle streghe “Ondine e Silfidi”. Nel quarto atto troviamo la celebre “Patria oppressa!” cantata dal coro di profughi scozzesi, “Una macchia è qui tuttora” nella scena del sonnambulismo, cantata da Lady Macbeth e “Pietà, rispetto, amore” di Macbeth.
Il Macbeth di Verdi viene citato nel film Opera del 1987, il primo dei lungometraggi di Dario Argento ispirati all’ambiente operistico. In questo film, Betty, una giovane soprano esordiente, deve prendere il posto di una più celebre e anziana collega alla vigilia della prima del Macbeth, che si dice porti sfortuna a chi la interpreta.