Come annunciato dal Corriere della sera, sarà possibile ascoltare Lucio Battisti online. Il suo “canto libero” si potrà liberamente ascoltare sulle maggiori piattaforme di streaming musicale da Spotify a Apple Music.
La decisione viene dal liquidatore della società Edizioni Musicali Acqua Azzurra, custode del patrimonio dei dodici album scritti dalla inossidabile coppia Mogol Battisti tra il 1969 e il 1980. Proprio in questi giorni, secondo alcune fonti martedì, infatti, Gaetano Presti, il commissario nominato dal Tribunale di Milano, ha formalmente comunicato alla Siae l’estensione del mandato anche all’incasso dei diritti sul web. Ovvero sulle piattaforme dove oggi si realizzano circa la metà degli incassi del mercato discografico.
Per rimanere in tema di incassi, occorre sottolineare che la società Edizioni Musicali Acqua Azzurra, che detiene il catalogo Mogol Battisti, realizza ogni anno, solo di diritti d’autore, tra gli 800 e i 900 milioni di euro. Si intuisce facilmente, che all’origine dell’attuale situazione che ha portato alla messa in liquidazione della società, vi sia una guerra tra soci che vede coinvolti la moglie e il figlio di Battisti, che hanno il 56% del capitale; Mogol, con il 9%,; Universal Ricordi, con il 35%. Una vicenda inasprita anche dalla causa civile intentata da Mogol contro la gestione “troppo conservativa” del catalogo da parte della moglie, chiusa con un risarcimento di 2,6 milioni di euro.
La possibilità di diffondere la musica di Lucio Battisti online è stata, infatti, da sempre, osteggiata da Grazia Letizia Veronese, la moglie del cantautore, contraria a qualsiasi «mercificazione a scopo di lucro» dell’opera del marito e a qualsiasi sfruttamento ritenuto svilente, includendo in quest’ultimo ambito la diffusione via web non legata esclusivamente al supporto fisico. Da oggi, invece, i suoi fans potranno ascoltare la vera voce di Battisti su Spotify, Apple Music o Deezer, quale che sia la piattaforma scelta per l’ascolto, senza essere costretti ad accontentarsi di basi musicali, imitazioni e fake che a vario titolo ne sfruttano il nome.
Basti dire che su Spotify Lucio Battisti, versione taroccata, ha quasi 190 mila ascoltatori mensili, 2 milioni hanno ascoltato Il mio canto libero rivisitato da non si sa chi, 503 mila I giardini di marzo in un arrangiamento da sagra di paese e 720 mila Ancora tu in una variante fantasiosa.
È notizia dello scorso settembre, poi, la comparsa di un «Best of» sulle piattaforme online a sigla di una sconosciuta e ignota etichetta, la «Universal Digital Enterprises». Il materiale, naturalmente, è stato rimosso in poche ore. Si trattava di una evidente operazione illecita che cercava di lucrare profittando di questa singolare assenza della musica di Battisti online. Un’assenza che aveva anche sollecitato la nascita di una petizione su change.org dal titolo eloquente «Portiamo Battisti su Spotify». Un auspicio che oggi sembra diventato realtà anche se c’è è facile immaginare che le controversie giudiziarie e l’opposizione degli eredi non tarderanno ad arrivare.