Nel marzo del 1721 Bach inviò al Margravio Christian Ludwing una lettera dedicatoria con sei concerti successivamente ribattezzati brandeburghesi. Una delle più famose richieste di ingaggio della storia della musica non produsse l’esito sperato dal suo autore, ma ci ha consegnato dei capolavori che non smettono di incantarci e arricchirci.
Trecento anni fa, esattamente nel marzo del 1721, Johann Sebastian Bach mise insieme sei dei suoi migliori concerti e li inviò con una dedica scritta in francese al Margravio Christian Ludwing di Brandeburgo, zio del re di Prussia Federico Guglielmo e noto melomane. Bach aveva incontrato il Margravio probabilmente a Berlino all’inizio del 1719, e visto il potere e le parole indirizzate al destinario, l’invio dei Concerti possono essere considerati una neanche tanto velata candidatura per un posto presso la capitale.
Scrive il compositore alla fine della lettera: “Per il resto, Mio signore, supplico umilissimamente Vostra Altezza Reale, di avere la bontà di continuare le sue buone disposizioni ne’ miei confronti, e di essere persuaso che non ho nulla di tanto a cuore che potere essere occupato in occasioni più degne di Lei e del Suo servizio. Io che sono di uno zelo senza pari, l’umilissimo e obbedientissimo servitore Johann Sebastian Bach”.
Questa che rappresenta una delle richieste di lavoro più famose della storia, non solo non ha trovato nessuna risposta, ma incredibilmente i sei concerti non furono mai eseguiti nella corte del Margravio e furono messi da parte e, dopo la morte di Bach, dimenticati. Solo con la rivalutazione critica dell’opera di Bach, dovuta soprattutto a Mendelssohn, i Concerti di Brandeburgo furono riscoperti e pubblicati nel 1850, nel centenario della sua morte. Si tratta di uno dei vertici indiscussi del periodo barocco e della storia della musica in generale, una storia che hanno segnato per diversi motivi. Proviamo a vederne alcuni.
Da vero maestro dell'integrazione, in grado di compendiare in un ideale enciclopedico i tratti di un'intera civiltà Bach ha utilizzato di volta in volta con somma libertà le forme principali dei suoi tempi ridefinendole: il concerto grosso, in cui un concertino di pochi strumenti si contrappone all'intera orchestra d'archi, denominata appunto concerto grosso; il concerto solistico tripartito, con la sua alternanza razionale di episodi solistici e ritornelli orchestrali; il concerto di gruppo, nel quale non emergono protagonismi di singoli attori; la sonata da camera, a tre e a quattro.
La forza innovativa del lavoro del compositore si può cogliere nel caso dei Concerti Brandeburghesi ad esempio considerando una forma di ispirazione italiana come il concerto grosso. Sebbene non abbia mai visitato l'Italia, Bach rimase affascinato dai concerti dei maestri italiani e passò del tempo a studiarli e trascriverli. Bach fece suo il concerto grosso e spinse tale forma musicale ad un nuovo livello di complessità e articolazione. Ne ampliò le possibilità musicali e diede ad ogni famiglia strumentale opportunità di assolo, in combinazioni creative ed evocative. Basta ascoltare i maestosi e nobili corni del Primo concerto riprodotto di seguito.
Johann Sebastian Bach ha composto questi brani durante i suoi anni trascorsi come compositore di corte per l'aristocratico amante della musica, il principe Leopoldo di Anhalt-Köthen. Prima di essere riuniti e inviati come dono al Margravio, molto probabilmente furino eseguiti in grandi serate al palazzo di Leopoldo.
La musica di corte all'epoca era piena di sfarzo, convenzioni e cliché. La strumentazione, i movimenti, la struttura erano tutti in uno stile rigoroso e concepito per compiacere il gusto e le attese degli illustri committenti. Eppure, in questi concerti Bach concepì una musica di corte in grado di sfidare le convenzioni, una musica intimamente sovversiva anche dello status quo.
Bach era un tradizionalista, quindi ha mantenuto un rispetto esteriore delle forme, ma nei dettagli sottili e interiori dei suoi concerti, sembra voler affermare le sue più intime convinzioni. Convinzioni che non sarebbero passate inosservato all'interno delle classi nobiliari dell’epoca.
Beninteso, la musica di Bach non è mai stata intenzionalmente politica, ma rifletteva i suoi ideali luterani e la sua fede legata alla sacra scrittura in modo radicale. Quegli ideali si ispiravano all’idea cardine del cristianesimo secondo il quale gli umili saranno esaltati e la gioia celeste è destinata a tutti.
Nel Quarto concerto, una splendida linea di violino solista è continuamente messa in ombra da un duo di modesti flauti dolci. Nel Sesto concerto, Bach pose significativamente due viole (che all'epoca erano considerate degli strumenti minori) sullo stesso piano e accanto a due violini, allora considerati il più aristocratico degli strumenti, suonato dallo stesso principe.
Lo studioso di Bach Michael Marissen ha spiegato efficacemente come il pubblico aristocratico probabilmente ha ascoltato questi concerti dal vivo, avvertendo tutto questo come una "grave violazione del decoro musicale e sociale" e un'illustrazione musicale di un "mondo sottosopra”. Bach sembra voler affermare che tutti, proprio come il flauto, la viola o il violino dei suoi concerti, siamo uguali e con pari dignità.
Questi concerti, con strepitose invenzioni armoniche, contrappunto complesso, fughe virtuosistiche, mettono in mostra la musica barocca nella sua forma più alta, incredibilmente intellettuale ed estrema, per certi versi, rappresentano una sorta di "campionario" (il termine è di A. Basso) di stilemi virtuosistici di alto livello.
Ma Bach ci mostra anche che la grande arte è molto di più della semplice complessità fine a sé stessa. Il secondo movimento del Terzo concerto consiste di due soli accordi posizionati con estrema sapienza e perizia musicale. Perché quando si riesce ad esprimere la bellezza con l’essenziale, chi ha bisogno di più?
Il Quinto concerto è un concerto grosso per violino, flauto e clavicembalo, con un tema contagioso e travolgente nel primo movimento. Tuttavia, a circa due terzi del brano, l'orchestra e due solisti svaniscono lentamente.
Ciò che resta è un clavicembalista solista, che si inoltra in quello che è uno dei momenti più sorprendenti e incredibili della storia della musica. Con un virtuosismo senza precedenti, il solista abbaglia con raffiche di note e scale a cascata in una gigantesca cadenza semplicemente epica.
L’ascolto di questa musica rende lecito immaginare il clavicembalista all’interno di una grande arena con migliaia di fan che urlavano e tifavano per il virtuosismo. Un autentico assolo stile rockstar, insomma.
Questi concerti precedono i successivi concerti per tastiera di Bach, quindi questo concerto può essere, a buon diritto, considerato uno dei primissimi concerti per tastiera e una tradizione virtuosistica che ha continuato a definire la musica del periodo romantico.
Adolf Busch era un violinista molto famoso nella Germania degli anni '20. Nel 1927, con l'ascesa di Adolf Hitler, Busch denunciò il nazismo ed emigrò in Svizzera e poi in America.
Negli Stati Uniti, il virtuoso mise insieme i Busch Chamber Players per promuovere la cultura tedesca nelle sue espressioni più belle e autentiche e per usare l'arte per opporsi alla tirannia di Hitler, al nazionalismo nazista e alla loro visione del suo paese.
La registrazione del 1935 del suo ensemble dei Concerti di Brandeburgo su un successo internazionale e contribuì a portare questa musica, e la sua essenza vivificante, a milioni di persone per la prima volta. Servì anche a riportare queste opere, a lungo trascurate, al pubblico amante della musica. Combattere il nazismo con la musica di Bach è un’idea potente di cui siamo grati a Bush.
Bach è ora, giustamente, considerato uno dei più grandi geni della storia e una figura musicale di statura quasi ultraterrena. Ma durante la sua vita è stato spesso ignorato, sottovalutato e liquidato come un po’ antiquato.
Incredibilmente nella sua esistenza è stato tormentato da delusioni private e professionali. Le richieste di lavoro e le speranze di nuovi incarichi musicali spesso rimanevano senza risposta e non soddisfatte, come dimostra la lettera dedicatoria che accompagnava questi concerti.
Ma, nonostante tutto, Bach è rimasto fedele a quello che era il suo ideale artistico e musicale. Ha perseguito una sua visione e scritto musica per insegnare, condividere e portare gioia e bellezza a coloro che amava e al mondo intero.
Come richiesta di lavoro i Concerti di Brandeburgo all'epoca ebbero scarso esito. Ma ora portano gioia a molte più persone di quante Bach avesse mai anche solo osato immaginare e ogni nota grida un messaggio che dice: abbi fede, mantieni la fiducia, crea e persegui la bellezza, il mondo sarà più ricco per sempre.