Genio e sregolatezza, le incredibili eccentricità dei grandi musicisti

Dalla coprolalia di Mozart alle ossessioni per la pulizia personale di Skrjabin, alcune delle manie e fissazioni più singolari che hanno accompagnato il genio di alcuni dei più grandi compositori del passato.

 

musicisti eccentrici

I compositori sono notoriamente eccentrici. Conteggio ossessivo, strane fissazioni sui colori, mimetismo animale, accumulo di cibo, megalomania: l’elenco è davvero sorprendente e ricco, del resto, come abbiamo avuto modo di osservare in un altro articolo, la biografia di tanti musicisti illustri appare indelebilmente segnata da una vena di follia.

Anzi, da un certo punto di vista, al di là delle memorabili pagine musicali che ci hanno regalato, questa loro vena di follia è uno degli elementi di fascino che essi esercitano su di noi. Di seguito riportiamo una gustosa rassegna dei compositori più eccentrici di tutti i tempi e delle loro incredibili manie.

 

Wolfgang Amadeus Mozart

Mozart era davvero un genio dei contrasti: un sublime ideatore di forme musicali che non amava niente quanto una buona battuta sulle flatulenze. Durante i suoi anni più creativi e fruttuosi, l'umorismo coprolalico e infantile attraversa gran parte della sua corrispondenza.

Questo comportamento compulsivo del genio di Salisburgo è noto e ipotesi recenti l’hanno considerato come probabile manifestazione della Sindrome di Tourette, meno conosciuta probabilmente la sua passione per le imitazioni di animali, in particolare quelle dei gatti. Un aneddoto racconta di Mozart che si annoia - aveva una soglia della noia piuttosto bassa - durante una prova di Figaro e balza su tavoli e sedie, miagolando, scalpitando e agitando la coda. Questo episodio rappresenta qualcosa a cui pensare la prossima volta che ascolteremo i passaggi più drammatici del suo Requiem.

 

Maurice Ravel

Ravel era affascinato dai piccoli oggetti. La sua casa, che ora è un museo, assomiglia a una casa delle bambole di grandi dimensioni: un minuscolo cottage realizzato per accogliere la sua bassa statura (appena 1,61 cm ") con porte più piccole della media e soffitti insolitamente bassi e persino una miniatura di giardino ornamentale sul retro. Ravel ha riempito la sua piccola casa di giocattoli meccanici ed era convinto che tali oggetti avessero un'anima musicale.

Il suo animismo si estendeva anche ai vestiti, non a caso, Ravel era famoso per il suo abbigliamento ricercato. Una volta in tour, ritardò un concerto di mezz'ora mentre il soprano solista si precipitava ansiosamente alla stazione per ritirare le scarpe da sera lasciate nel bagaglio e necessarie per completare il suo abbigliamento. Lo spettacolo deve continuare, si dice, ma solo con le scarpe giuste.

 

Anton Bruckner

Bruckner era un classico ossessivo-compulsivo, in particolare, quando si trattava di numeri. In effetti, non era in grado di smettere di contare le cose. Contava mattoni, finestre, statue, preghiere, foglie, tutto. La sua ossessione per i numeri era particolarmente pronunciata quando componeva sinfonie. Si dice che in alcuni movimenti conoscesse il numero di battute che avrebbe usato prima di comporre una singola nota.

Non solo i numeri ma aveva anche una certa vena necrofila. Nel 1888, i resti di Beethoven e Schubert, che si trovavano nel cimitero di Währing a Vienna, furono riesumati e trasferiti nel cimitero centrale della città, soprannominato il "pantheon degli artisti". Bruckner si interessò e accompagnò tutti i preparativi per la cerimonia. Approfittando di una distrazione dei medici, prese tra le mani il cranio di Schubert e si inginocchiò davanti a lui in un gesto di venerazione e pietà filiale. Quindi si gettò nella tomba di Beethoven e se ne andò con il teschio del suo idolo.

 

Dimitri Shostakovich

Shostakovich aveva già il suo bel da fare per evitare i campi di lavoro siberiani - o peggio - quindi forse non sorprende che avesse certe tendenze ossessive, principalmente intorno alla pulizia, al cronometraggio e all'efficienza del servizio postale sovietico: Shostakovich inviava regolarmente carte a se stesso solo per testare come funzionava il servizio postale.

Da sempre umorista, Shostakovich si dilettava a inserire nella sua opera allusioni alle sue stesse opere e ad altri compositori, per esempio, la sua quindicesima sinfonia è particolarmente ricca di citazioni. Oltre a molti riferimenti alle sue opere, ci sono citazioni di Rossini dal Guglielmo Tell Overture, di Wagner dall’Anello del Nibelungo e Tristan und Isolde, insieme ad allusione a Mikhail Glinka e Gustav Mahler.  

 

Percy Grainger

Grainger ha la particolarità, unica tra i compositori classici moderni, di essere molto abile con i tessuti in spugna. Questa potrebbe essere stata la sua eccentricità meno perversa, anche se, esaminando la collezione piuttosto ampia di abiti in tessuto di spugna fatti in casa in mostra al Grainger Museum di Melbourne, il significato di questa predilezione sfugge ai più.

In realtà, Grainger era letteralmente ossessionato dalla cultura nordica e voleva emularla non solo nella sua musica, ma anche nella brillantezza sgargiante dei capi “celesti e scarlatti” dei suoi antenati sassoni e scandinavi. Molti dei suoi costumi fatti a mano mostrano fissazione wagneriana per i vichinghi e la loro civiltà. Non contento di aver cucito a mano questi costumi, si è ritratto in numerose fotografie indossandoli. A quanto pare, si è persino tinto i capelli per ottenere quell'autentica tonalità da Valchiria.

 

Erik Satie

L'eccentricità di Satie è risaputa. Al punto che è quasi difficile isolare una sola istanza di follia dal suo complesso. Amava quelle che possono essere meglio descritte come direzioni di esecuzione "stravaganti" e una volta stabilì che un pezzo per pianoforte doveva essere ripetuto 840 volte durante l'esecuzione. Alla fine alcuni pianisti americani negli anni '60 lo presero sul serio e ai due pianisti ci vollero diciotto ore per eseguire il pezzo come previsto dal Maestro. Le sue opere avevano titoli comici come Trois morceaux en forme de poire (Tre pezzi in forma di pera), o The Préludes flasques (pour un chien)  (Preludi flaccidi per un cane).

Indossava una bombetta, un colletto ad ala e portava sempre un ombrello arrotolato. Se pioveva, teneva l'ombrello sotto il cappotto per tenerlo asciutto. Ha fondato una chiesa chiamata Église Métropolitaine d'Art de Jésus Conducteur di cui fu, naturalmente, l’unico adepto.

Possedeva dodici abiti di velluto grigio identici - indossandone uno alla volta fino a quando non si consumava, per poi passare prontamente a quello successivo - ed era ossessionato dal mangiare solo cibo bianco o di colore chiaro. A questo proposito, ha stilato un elenco con le sue peculiari esigenze alimentari con precisione simile a quella di Rain Man: "Posso mangiare solo cibi bianchi: uova, zucchero, ossa raschiate, grasso di animali morti, carne di vitello, sale, noci di cocco, pollo cotto in acqua bianca, riso, rape, cose come pasta, formaggio bianco, insalata di cotone e alcuni pesci. "

 

Hector Berlioz

L'eccentricità di Berlioz prese la forma di una megalomania da diva vecchio stile. Voleva che le sue opere orchestrali e corali fossero grandiose in tutti i sensi.

Esempio sommo la sua Grande Messe des Morts per la quale il compositore concepì la disposizione di quattro gruppi aggiunti attorno all’orchestra principale: un gruppo, costituito da quattro cornetti a pistone, quattro trombe e due tube, collocato a Nord; il secondo, formato da quattro trombe e da quattro tromboni ad est; il terzo, formato da quattro trombe e da quattro tromboni ad ovest e, infine, il quarto, formato da quattro trombe, quattro tromboni, quattro tube e un grande apparato di percussioni a sud.

A questa orchestra si aggiunge un coro dalle ampie dimensioni, composto da ottanta soprani contralti, sessanta tenori primi e secondi, settanta primi e secondi bassi e un tenore solista che canta solamente nel Sanctus. Questo organico imponente, che prevede la presenza di 108 archi e di un coro di 210 elementi,  secondo i casi, può essere ulteriormente ampliato, in base alle indicazioni di Berlioz stesso, a 700 o 800 cantanti.

 

Olivier Messiaen

Messiaen aveva capacità sienstetiche, cioè poteva vedere i colori quando sentiva la musica; era infatti abbastanza comune per lui descrivere la qualità di vari accordi musicali usando i colori.

Una delle sue opere più note è la Sinfonia Turangalîla, durante le prove della quale interruppe e la direzione di Andre Previn per chiedere se i tromboni potessero suonare un particolare passaggio più “verde arancio”. Messiaen era anche un ornitologo ossessivo: nessun altro compositore (di fatto nessun altro ornitologo) si dedicò mai così completamente alla minuziosa trascrizione, studio e applicazione musicale del canto degli uccelli.

Il suo Oiseaux exotiques, composto nel 1956, non comprende nient'altro che i canti di diciotto diverse specie di uccelli provenienti da India, Cina, Malesia e Americhe, un insieme che Messiaen ha riconosciuto non avrebbe mai potuto esistere in natura.

 

Alexander Skrjabin

Un altro ossessivo compulsivo fu Alexander Skrjabin che trascorse molte ore lavandosi le mani e, in generale, tormentandosi per la pulizia personale. Per amara ironia del destino morì di setticemia. Era un grande mistico e occultista e questo si rifletteva nella sua musica che vanta titoli emblematici come Prometeo, Il Poema dell’estasi e The Black Mass. Il suo ultimo lavoro incompiuto Mysterium prevedeva l’esecuzione ai piedi dell'Himalaya.

Come per Satie, è difficile isolare un aneddoto bizzarro dal suo repertorio, ma sicuramente il tentativo fallito del compositore di camminare sull'acqua parla da solo, anche se, a onor del vero, come ripetutamente ricordava lo stesso Skrjabin, egli era nato il giorno di Natale.

 

John Cage

Non ci può essere finale più appropriato per questa lista di una menzione del compositore americano contemporaneo John Cage, la cui visione della musica è, a dir poco, minimale. Il suo famoso 4'33” contiene esattamente quattro minuti e trentatré secondi di silenzio.

Lo spartito consente alcune diverse combinazioni di strumenti, ma si ferma prima che i musicisti li possano suonare effettivamente. Ci sono tre movimenti che il / i performer segnano girando una pagina. Apparentemente ispirato al Buddismo Zen, 4’33”, è, letteralmente, il suono di una partitura che gira.

 

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