Dieci gustose curiosità musicali tratte dalle vite dei grandi compositori

La vita e l’opera dei grandi della musica abbondano di curiosità e aneddoti che non mancano di sorprendere e intrigare. In questo articolo ne abbiamo selezionato alcuni tra i più divertenti e singolari .

 

curiosità musicali

Un cliché molto abusato tende a dipingere il grande musicista come una figura la cui genialità trova come indispensabile corollario una buona dose di eccentricità e folle stranezza. In effetti, sono molte le curiosità e gli aneddoti singolari che circolano intorno alla vita dei grandi alcune davvero sorprendenti e gustose.

 

Il tacchino di Rossini

Pare che Gioacchino Rossini fosse difficile al pianto, nella sua vita si contano solo tre occasioni in cui ciò avvenne: la prima quando fu fischiato alla rappresentazione della sua prima opera, la seconda quando ascoltò il grande Nicolò Paganini e la terza quando un tacchino gli cadde nel fiume. La sua passione per la cucina, del resto, è risaputa e leggendaria.

 

Il turpiloquio di Mozart

Quando si parla di curiosità musicali non si può non far il nome di Mozart, la cui vita è costellata di episodi che parlano del suo genio precoce e fuori dal comune. Non tutti sanno, però, della sua discutibile passione per la coprolalia e l’umorismo scatologico. Scorrendo il suo epistolario, ma anche all’interno di diverse sue opere (uno dei suoi canoni aveva un titolo volutamente volgare: “Leck Mich im Arsch” letteralmente “leccami il sedere”), è possibile rinvenire numerosi esempi di questa sua predilezione per un linguaggio ed espressioni scurrili che spesso fanno riferimento alla sfera degli atti fisiologici e corporali. Una inclinazione che sembra creare un ossimoro al limite della schizofrenia se paragonata al carattere sublime ed etereo della sua musica.

 

Beethoven per Teresa

Il 2020 è l'anno in cui ricorrono 250 anni della nascita di Ludwig van Beethoven. Anche la sua vita è contornata da un alone di leggenda, a quanto riferiscono le cronache lo si vedeva spesso con vestiti vecchi, spettinato e intento a urlare melodie o a scrivere nel suo quadernetto. È risaputo il suo carattere burbero e irascibile così come noti i suoi problemi di udito che cominciarono a palesarsi già all’età di trent’anni e che lo portarono alla completa sordità. In questa condizione, scrisse la parte finale di uno dei suoi capolavori assoluti, la Sinfonia n. 9, senza poterne ascoltare una sola nota. Quello che forse non si sa è che la celebre bagatella per piano “Per Elisa”, in origine si chiamava “Per Teresa”, stando a quanto riportato sul manoscritto originale datato aprile 1810. Si crede che l’errore possa essere dovuto a uno sbaglio di chi la ricopiò, visto che Beethoven aveva una grafia molto difficile da decifrare.

 

Il prolifico Bach

Johann Sebastian Bach, uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi, non era tenuto in gran considerazione dalla nobiltà dell’epoca. I suoi sei concerti brandeburghesi vennero da lui dedicati al Margravio, il sovrano di quella regione tedesca. Tuttavia, quando la famiglia reale li riceveva, venivano puntualmente riposti in un cassetto. Finché a qualcuno non venne in mente di tirarli fuori per farli suonare quando Bach era ancora in vita. Altra curiosità che lo riguarda è la sua grande prolificità, ebbe ben venti figli dalle sue due mogli. Come Beethoven ebbe sempre problemi di udito, Bach ebbe sempre problemi di vista che lo portarono alla completa cecità. Poco prima della morte recuperò parte della vista e ne approfittò per comporre la sua ultima cantata in cui il coro ringrazia Dio in modo solenne.

 

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L’ipocondria di Tchaikovsky

Episodi originali ricorrono anche nella vita del grande compositore russo Pyotr Ilyich Tchaikovsky affetto da una grave ipocondria che lo portava a tenersi con una mano il mento mentre dirigeva l’orchestra perché temeva che la testa potesse cadergli. Sempre per paura ossessiva di contrarre una malattia, rifiutava anche di bere ciò che non era imbottigliato. Per uno scherzo del destino, morì nel 1893 poche ore dopo che gli venne diagnosticato un colera fulminante. A proposito della sua morte, la musicologa Alexandra Orlova ha avanzato una diversa ipotesi, secondo la quale il compositore fu costretto a suicidarsi con l’arsenico sotto la minaccia di rendere pubblica la sua omosessualità.

 

La sorella di Mendelssohn

Quella dei Mendelssohn era una famiglia di geni musicali, non solo Felix, ma anche sua sorella Fanny fu musicista di grandi doti e compositrice. Tuttavia, fu limitata dai pregiudizi del tempo nei confronti delle donne, pregiudizi sostenuti, pare, anche dal padre che non tollerava la sua attività di compositrice. Egli le scrisse nel 1820: "La musica forse diventerà la sua (di Felix) professione, mentre per te può e deve essere solo un ornamento". Il fratello Felix, invece, la supportava sia come compositrice che come artista, anche se era cauto (probabilmente per ragioni familiari) sull'idea che lei pubblicasse le sue opere a proprio nome. Lui comunque aiutò Fanny ad arrangiare un certo numero di componimenti che quest'ultima pubblicò, e lei, in cambio, aiutò Felix con considerazioni critiche sulle sue partiture, che lui considerava molto costruttive.

 

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Il gatto di Scarlatti

Domenico Scarlatti pare che abbia ricevuto una curiosa ispirazione per la composizione della sua celebre Sonata in sol minore, non a caso nota come "fuga del gatto". Si racconta, infatti, che Scarlatti avesse un gatto di nome Pulcinella, il quale era solito camminare sulla tastiera del clavicembalo sempre incuriosito dai suoni emessi dallo strumento. In una di queste occasioni, il musicista avrebbe trascritto sul pentagramma una sequenza di note apparentemente dissonante e casuale udita durante una "sessione d'improvvisazione" del suo gatto, che evidentemente camminava sulla tastiera da sinistra verso destra, usandola come tema principale della sonata.

 

Il cane di Liszt

Tra le più singolari curiosità musicali si può citare quella che riguarda il compositore ungherese Franz Liszt, che, proprio come accade ad un rockstar dei giorni nostri, era letteralmente subissato dal feticismo dei suoi ammiratori che chiedevano in continuazione sue ciocche di capelli. Per poter far fronte alla mole di richieste e salvare la sua chioma, Liszt pensò bene di comprare un cane a cui tagliava ciocche di peli spacciandoli per i suoi capelli.

 

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Schubert e l’Incompiuta

La Sinfonia n. 8 in si minore D 759, comunemente detta Incompiuta (in tedesco Unvollendete), è una delle sinfonie più note di Franz Schubert. Non si conoscono i motivi che indussero Schubert a non ultimarla. Molte le ipotesi a riguardo. Alcuni pensano che il compositore ritenesse pesante l'uso del tempo ternario in tutti i movimenti (inconsueto nella struttura di una sinfonia), altri che non terminò il lavoro per puro pessimismo perché convinto che non sarebbe mai stata eseguita in pubblico, per altri ancora perché gettato nello sconforto dalla diagnosi di sifilide. La perfezione della composizione suggerisce forse la spiegazione più plausibile: i due movimenti completi di questa sinfonia avrebbero tale perfetta compiutezza da bastare a esprimere quello che Schubert voleva trasmettere.

 

Gli elicotteri di Stockhausen

Concludiamo questa breve carrellata di bizzarrie legata ai grandi della musica, ricordando uno dei più folli e avanguardistici concerti concepiti da Karlheinz Stockhausen: il quartetto per archi ed elicotteri (l'Helicopter String Quartet), composto nel 1993. In questo componimento un quartetto d' archi si esibisce in volo su un quartetto di elicotteri, praticamente "Apocalypse Now" incontra "Amadeus". Su ciascun velivolo siede un musicista dotato di cuffie per ascoltare i compagni e suonare in sincrono con loro. In una sala a terra, il pubblico vede e ascolta, attraverso le immagini e i suoni trasmessi da telecamere e microfoni montati sugli elicotteri, il risultato della performance: la voce di violini e violoncelli miscelata al ritmo metallico delle eliche degli elicotteri.

 

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