Da Delius all’immancabile Vivaldi, proponiamo una playlist con dieci capolavori musicali per propiziare l’avvento della bella stagione. Dieci ritratti in musica tratti dal repertorio classico, che celebrano il ritorno alla vita e il risplendere della natura proprio di questo periodo dell’anno.
Le notti scure e invernali svaniscono, il gelo mattutino comincia a diventare rugiadoso e il sole si insinua ogni giorno più in alto nel cielo. Lasciandoci alle spalle i rigori dell’inverno, celebriamo i primi squilli di un tiepido e rigenerante sole sulle note immortali di dieci capolavori del repertorio classico.
Il famoso concerto per violino di Vivaldi La Primavera da Le quattro stagioni è senza dubbio in cima alla lista dei nostri migliori brani di musica classica per la primavera. La Primavera è un concerto in Mi maggiore per violino, archi e clavicembalo. I tre movimenti di cui consta la composizione descrivono tre momenti della stagione: il canto degli uccelli (allegro), il riposo del pastore con il suo cane (largo) e la danza finale (allegro). In effetti, Vivaldi con quest’opera ha fornito uno dei primissimi esempi di musica a programma, cioè di composizioni a carattere prettamente descrittivo.
La poesia sonora di Delius dal titolo Ascoltando il primo cuculo in primavera è un bellissimo esempio di descrizione della natura in musica e uno dei migliori brani di musica classica dedicati alla primavera. Inizia con un tema cadenzato e cinguettante affidato agli archi, che imita perfettamente il richiamo di un cuculo, prima di trasformarsi organicamente in una gentile cacofonia di uccelli cinguettanti. Delius intreccia anche una tradizionale canzone popolare norvegese nel tessuto musicale del pezzo, conferendogli un'atmosfera semplice e pastorale.
Una grande fanfara di ottoni annuncia l'inizio della primavera nella prima sinfonia di Schumann. Si dice che questa apertura esultante e celebrativa sia stata ispirata dai versi finali di una poesia di Adolf Böttger che recita:
O wende, wende deinen Lauf/Im Thale blüht der Frühling auf !
O muta, muta il tuo corso/Nella valle sboccia la primavera!
Segue un primo movimento vivace e frenetico, a cui subentra un secondo edificante, lirico, cadenzato, simile a una danza, prima di un finale animato e trionfante.
Le Sacre Du Printemps, Quadri della Russia pagana in due parti, è un balletto composto da Igor Stravinsky e un elaborato omaggio alla primavera. Ambientato nella Russia pagana, la colonna sonora si basa quasi interamente su frammenti di nove canti popolari russi tradizionali. La musica è fortemente dissonante e ritmicamente aggressiva, capace di creare un mondo sonoro che evoca nelle intenzioni dell’autore: “lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, osservano la danza di morte di una vergine che essi stanno sacrificando per propiziarsi il Dio della primavera”. Il risultato è uno delle composizioni più importanti del XX secolo dal forte carattere provocatorio, al pari della coreografia originale di Vaslav Nijinsky.
Dopo l’offerta musicale primaverile di Stravinsky, torniamo su un terreno meno ostico con una delle sempre affascinanti sonate per violino di Beethoven. Questa sonata rappresenta la piena espressione del genio beethoveniano nel suo virtuosismo tecnico e nella sua elegante semplicità. Il lirismo fiorito, in contrasto con un accompagnamento di pianoforte vivace e spiritoso, fa sicuramente guadagnare a questa sonata, meravigliosamente realizzata, il suo titolo.
Dal terzo libro dei Pezzi lirici di Grieg proponiamo questa pittoresca miniatura per pianoforte, che racchiude sia la natura delicata, quasi fragile della primavera, sia l'eccitazione di nuovi audaci inizi che la stagione offre. La sezione di apertura è delicata, caratterizzata da una melodia tumultuosa nel registro acuto con rintocchi morbidi e squillanti. Scendendo con il pianoforte verso il registro più ricco e più basso, la sezione centrale diventa più impetuosa, prima di riaprirsi, attraverso il primo tema, con un accompagnamento fluido e piecevolissimo.
La suite orchestrale Appalachain Spring, tratta dall'omonimo balletto del 1944, è un altro incantevole tributo musicale alla primavera. La suite è strumentata per un'orchestra da camera di 13 membri e riesce ad evocare magnificamente le immagini, le sensazioni e i suoni della primavera in un meraviglioso technicolor. Le varie sezioni sono come screenshot perfettamente catturati: da scenografie morbide e idilliache a passaggi allegri, simili a balli, fino alla variazione su un tradizionale inno Shaker, "Simple Gifts".
Il poema sinfonico L'Apres-midi d'Une Faune è stato ispirato dall'omonimo poema di Stéphane Mallarmé. L'interpretazione musicale della poesia da parte di Debussy è una lezione di simbolismo musicale: dipinge splendidamente in note l'immagine di un fauno che saltella tra i fiori in boccio in un prato lussureggiante e verde. Formalmente la composizione è semplice e lineare e si basa su due temi: il primo pungentemente sensuale, enunciato dal flauto solo, che nasce da una idea straordinariamente originale del musicista, il secondo cantato dai legni e tonalmente più definito. Procedendo, si distende una voce più viva e infuocata che avvolge "les sommeils touffus" del fauno, tra le dissolvenze danzanti delle procaci ninfe. Il respiro dell'orchestra si allarga progressivemente, sino a quando ritorna il tema del flauto ancora più penetrante e incantevole e alla fine due corni con sordina raccolgono i frammenti del primo motivo sul dolce accompagnamento delle arpe.
Ispirato all'omonimo poema dello scrittore inglese George Meredith, il brano era in origine per violino e pianoforte e fu completato nel 1914, ma non eseguito fino al 1920. Il compositore lo rielaborò per violino solista e orchestra dopo la prima guerra mondiale. In quest'opera si riconoscono tutte le caratteristiche salienti dello stile di Vaughan Williams: l'uso di melodie diatone capaci di evocare i paesaggi della campagna inglese (pur avendo compiuto ricerche approfondite sui canti popolari del suo Paese, nessuna musica originale viene qui citata esplicitamente), l'estrema raffinatezza dell'armonia e dell'orchestrazione con tocchi di colore impressionistici (scale pentafoniche, settime sospese, delicati tremoli degli archi) su uno sfondo essenzialmente romantico; il tutto racchiuso in un quadro formalmente equilibratissimo.
Il finale della grande Trilogia romana di Respighi, Pini di Roma, è una cornucopia di suoni primaverili. Ogni movimento è una straordinaria descrizione musicale della posizione panoramica di Roma. Il primo movimento, Pini di Villa Borghese, introduce archi svolazzanti e ottoni al galoppo, evocativi dell'eccitazione e delle occupazioni della primavera. Respighi era un appassionato ornitologo e ha voluto includere il canto degli uccelli nel terzo movimento, Pini del Gianicolo, accompagnato da ampi e riverberanti arpeggi di pianoforte, che danno l'impressione di ampi spazi aperti. L'intero pezzo è meravigliosamente teatrale e tutto da ascoltare.