Di che colore è il suono di un nome?

Una risorsa online ideata dalla scrittrice Bernadette Sheridan consente a chiunque di tradurre in colori il suono del proprio nome, mostrando concretamente come una persona soggetta a sinestesia viva il mondo. La sinestesia è fenomeno percettivo che sembra essere in correlazione anche con la creatività come attesta la storia della musica in cui non mancano esempi di grandi autori ch hanno vissuto in prima persona questa singolare esperienza sensoriale.

 

sinestesia

Il grande neurologo Oliver Sacks nel suo straordinario saggio Musicofilia cita Michael Torke, un compositore di musica contemporanea, riportando un suo interessante ricordo di quando aveva cinque anni e già studiava musica con un’insegnante:

Un giorno [Torke] disse all’insegnante: «Mi piace proprio quel brano azzurro». L’insegnante non era sicura di aver sentito bene: «Azzurro?». «Sì,» rispose Michael «il brano in re maggiore… il re maggiore è azzurro».

Come scrive Sacks, in quel preciso momento, osservando la reazione dell’insegnante, Torke si rese conto che non tutti associavano visivamente dei colori precisi alla musica, per il semplice motivo che lui era affetto da un fenomeno neurologico noto con il nome di sinestesia. L’etimologia del termine sinestesia deriva dal greco Syn, ‘insieme‘, e Aisthànestai, ‘percepire‘, e nel complesso significa ‘percepire insieme, sentire insieme’. Infatti la parola sinestesia serve proprio ad indicare un’esperienza di percezione simultanea.

Tale condizione interessa 1 persona su 23 e può presentarsi in differenti forme. Quella sperimentata da Torke era associata alla percezione del suono che si trasformava in colore, ma la forma più comune è la sinestesia grafema-colore, dove a lettere e numeri, o altri simboli come le note, viene associato un colore, e non solo, in alcuni casi anche le intere parole possono avere una propria tonalità. Quest’ultima tipologia è precisamente quella  di cui è affetta la scrittrice Bernadette Sheridan che ha deciso di trasformarla in una piccola piattaforma online sulla quale chiunque può scoprire di quali tinte è composto il proprio nome, almeno in base alle associazioni create dalla mente della stessa Bernadette.

 

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Synesthesia.me

 

La Sheridan, infatti, ha elaborato uno strumento interattivo accessibile dal sito del progetto synesthesia.me attraverso il quale è possibile vedere come appare il proprio nome, o perché no, il nome del proprio compositore preferito, tradotto in colori semplicemente digitandolo in una finestra di dialogo online.

"Mentre stavo mettendo a punto il sito, sono rimasta ripetutamente colpita da come apparissero 'giusti' i nomi una volta che li visualizzavo con i rispettivi colori davanti a me", scrive la Sheridan presentando il suo progetto. “Più e più volte, i nomi sembravano saltarmi fuori come perfettamente corretti”.

“Jille è una luminosa giornata di sole in primavera. Sarah è un'audace coperta satura di rosso e viola. Bob e Tom sono solidi blocchi di robustezza e forza. Heather è un vibrante arcobaleno solare e Juliet è un giardino appena piantato. Jason e David sono pilastri solidi e forti e Bill è un sussurro audace".

È possibile scoprire i colori del proprio nome qui.

 

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Sinestesia e creatività

 

Esistono degli studi che hanno osservato una stretta correlazione tra sinestesia e una buona capacità di memoria e alti livelli di creatività. Non è ancora chiaro come tale correlazione si manifesti e se dunque una memoria (o una creatività) superiore alla norma possa portare alla sinestesia o viceversa. È proprio questa mancanza di informazioni certe che spinge ancora molti ricercatori a studiare questo fenomeno e le implicazioni positive e/o negative che questo può avere in chi lo manifesta.

La correlazione tra sinestesia e creatività sembra trovare una verifica anche nella storia della musica, in quanto si tratta di un fenomeno percettivo sperimentato anche da alcuni grandi compositori tra cui Mozart, Liszt e Rimsky-Korsakov, i quali erano in grado di vedere le note musicali come colori e l’ipotesi è che quasi certamente questa peculiarità abbia influito in maniera decisiva nello sviluppo della loro creatività artistica.

 

Skrjabin e il clavier à lumières

 

Altre a quelli appena citati, vi è un altro esempio piuttosto noto di musicista affetto da sinestesia: Alexander Scrjabin, uno dei compositori più interessanti degli inizi del Novecento.

Scrive Maurizio Verducci: “Nell’ultima fase, si viene a consolidare il suo stile personale, molto vicino alla corrente del Simbolismo e del Decadentismo russo, che presenta una concezione mistico-teosofica della musica. Skrjabin, nell’ottica dell’arte come esperienza sinestetica, teorizza l’associazione colore-musica, per la quale ogni nota corrisponde ad un tono dello spettro visivo. I canoni e i modelli della composizione vengono totalmente rifiutati; la maggior parte della musica di questo periodo è costruita su scale acustiche o ottotoniche o su combinazioni di scale sintetiche. L’idea di forma d’arte di tipo universale è ormai consolidata, ed essa si deve fondere, inoltre, con un’esigenza religiosa, di cui dà un esempio nell’opera sinfonica Prométhée, ou le Poème du feu. Prima della sua morte, Skrjabin arriva ad immaginare una performance multimediale ai piedi dell’Himalaya (Mysterium), in cui suoni, colori e profumi avrebbero dovuto mescolarsi per una “grandiosa sintesi religiosa” in un’elaborata sinestesia che avrebbe salvato l’umanità da un imminente armageddon”.

Scrjabin arrivò anche a progettare e realizzare uno strumento musicale per altri sinestetici - il clavier à lumières (tastiera con luci) – utilizzato proprio nella sua opera Prometeo. Si trattava di uno strumento a tastiera elettrofono capace di proiettare, a ogni nota o cambio d'armonia corrispondente, un fascio di luce colorata. I colori sottolineavano vari stati d'animo evocati dalla musica e furono indicati da Skrjabin nella partitura secondo il proprio sistema sinestetico.

 

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