L'analisi schenkeriana, ideata da Heinrich Schenker, è un metodo per comprendere la struttura profonda della musica tonale. Attraverso livelli gerarchici, collega la superficie musicale alle fondamenta del brano, fornendo una prospettiva unica e organica sulla coerenza delle opere classiche.
L’analisi schenkeriana, sviluppata dal teorico musicale Heinrich Schenker, è uno strumento fondamentale per comprendere la struttura profonda di opere tonali. Essa mira a rivelare il legame organico tra i diversi livelli di un brano, dall'elemento più superficiale alla sua struttura fondamentale (Ursatz). Questa metodologia, coniugando elementi teorici e pratici, si dimostra particolarmente utile per lo studio del repertorio classico.
Alla base dell'analisi schenkeriana vi è l'idea che ogni opera tonale si sviluppi attraverso livelli gerarchici interconnessi, definiti come fondo, medio e primo piano. La struttura di fondo (“Ursatz”) è la rappresentazione più essenziale del brano, composta dalla Urlinie (linea fondamentale discendente) e dal Bassbrechung (arpeggio del basso). Il medio piano descrive lo sviluppo intermedio, con eventi armonici e contrappuntistici che collegano il primo piano alla struttura di fondo. Il primo piano, infine, rappresenta i dettagli più visibili, come melodie ornamentali e motivi ritmici.
Questa stratificazione si fonda sull'idea che la musica tonale derivi da un processo di prolungamento (o “Auskomponierung”), nel quale le note della struttura di fondo vengono ampliate e articolate attraverso procedure melodiche, armoniche e contrappuntistiche. Ciò consente di comprendere come i dettagli del primo piano emergano da una struttura più profonda e unitaria.
Passo 1: Identificazione della tonalità principale
La prima fase dell'analisi consiste nell'identificare la tonalità principale del brano. Questo passaggio è cruciale, poiché la tonalità guida la relazione tra la Urlinie e il Bassbrechung. Ad esempio, un'opera in do maggiore avrà come struttura di fondo una linea fondamentale discendente dal mi al do (terza, seconda, tonica) accompagnata dall'arpeggio del basso (do-sol-do).
Passo 2: Riduzione progressiva
Una volta stabilita la tonalità, il processo di riduzione consente di eliminare progressivamente gli elementi decorativi, evidenziando i punti di articolazione armonica più significativi. L’analista deve individuare gli accordi strutturali e comprendere come essi siano collegati attraverso tecniche di contrappunto diminuito, quali il passaggio, la nota di volta e la nota di passaggio doppia.
Passo 3: Individuazione della struttura di fondo
La struttura di fondo è il risultato finale della riduzione. Questa deve essere rappresentata graficamente attraverso l’utilizzo di simboli convenzionali schenkeriani, come fasce orizzontali per rappresentare il prolungamento delle note strutturali e linee diagonali per i movimenti melodici discendenti. Ad esempio, nella Sonata per pianoforte in do maggiore op. 53 di Beethoven (“Waldstein”), si può osservare un chiaro esempio di linea fondamentale discendente dalla terza alla tonica, sostenuta da una solida progressione armonica.
Primo esempio: Preludio in do maggiore dal Clavicembalo ben temperato di Bach
Nel Preludio in do maggiore BWV 846, la struttura superficiale è dominata da una successione continua di arpeggi. L’analisi schenkeriana rivela come questa superficie sia fondata su una solida progressione armonica che articola la struttura di fondo. Il movimento discendente della Urlinie (mi-re-do) è sostenuto dall’arpeggio del basso (do-sol-do), con accordi che fungono da punti di articolazione: l’accordo di tonica, dominante e nuovamente tonica. Questa organizzazione armonica dimostra la coerenza strutturale sottostante al flusso apparentemente libero degli arpeggi.
Secondo esempio: Tema della Sinfonia n. 40 di Mozart
Nel primo tema della Sinfonia n. 40 in sol minore di Mozart, la linea melodica principale presenta un chiaro prolungamento della nota sol attraverso una serie di passaggi e note di volta. L’analisi schenkeriana evidenzia come il tema emerga dalla struttura profonda: una linea fondamentale discendente (re-do-si-la-sol), sostenuta da progressioni armoniche coerenti. Questo esempio illustra il principio secondo cui anche i dettagli più ornamentali trovano radice in un impianto unitario.
Terzo esempio: Sonata per pianoforte op. 13 di Beethoven (“Patetica”)
Nel primo movimento della Sonata “Patetica”, la riduzione schenkeriana mostra come il drammatico tema iniziale sia un prolungamento della nota mi bemolle (la dominante nella tonalità di la bemolle maggiore) e come i movimenti armonici sottostanti guidino il ritorno alla tonica. Questa analisi mette in luce l’equilibrio tra tensione e risoluzione, un tratto distintivo della scrittura beethoveniana.
L’analisi schenkeriana offre diversi vantaggi. Innanzitutto, consente di riconoscere la coerenza organica di un'opera tonale, mostrando come ogni dettaglio sia legato alla struttura profonda. Inoltre, permette di interpretare il brano non come una somma di eventi isolati, ma come un’unità viva e dinamica. Questo approccio è particolarmente utile per interpreti e compositori, poiché aiuta a comprendere l’intenzione sottostante e a enfatizzare i punti strutturali cruciali nell’esecuzione o nella scrittura.
Nonostante i suoi pregi, l'analisi schenkeriana ha ricevuto critiche per il suo orientamento eurocentrico e per la sua limitata applicabilità a repertori non tonali o a tradizioni musicali diverse da quella occidentale. Inoltre, alcuni studiosi ritengono che la riduzione schenkeriana possa trascurare aspetti estetici e culturali significativi, focalizzandosi esclusivamente sulla struttura interna.
L’analisi schenkeriana rappresenta uno strumento di grande valore per lo studio della musica tonale. Attraverso la comprensione dei livelli gerarchici e delle tecniche di prolungamento, è possibile svelare la struttura profonda che sottende ogni opera. Gli esempi tratti dal repertorio classico dimostrano l'efficacia di questo approccio nell'illuminare la coerenza interna delle composizioni e nel fornire nuove prospettive interpretative. Tuttavia, è importante considerare anche i limiti di questa metodologia e utilizzarla in combinazione con altre prospettive analitiche per ottenere una comprensione completa e sfaccettata della musica.