Tensione del polso e dell’avambraccio

Tensioni e dolori agli avambracci e ai polsi sono indicatori di una tecnica di esercizio non adeguatamente sviluppata. In questa lezione suggeriamo come interpretare questi segnali corporei e il miglior modo per evitarli nella pratica pianistica.

 

tensione del polso e avambraccio

Non è raro che durante l’esercizio al pianoforte si possa avvertire dolore e tensioni al polso e avambraccio, si tratta di segnali cui occorre prestare la massima attenzione e da cui possiamo ricavare una indicazione che nella nostra pratica c’è qualcosa che non sta funzionando come dovrebbe. Il dolore è, per così dire, il sistema di allarme del nostro corpo e la risposta immediata dovrebbe essere quella di fermarsi e riposare.

È quasi certo che la tecnica utilizzata nell’esercizio non è eseguita al meglio e questo crea subito degli scompensi che generano il segnale doloroso e le tensioni, che vanno ad impattare negativamente anche sulla qualità della pratica stessa. Sebbene sia comunque possibile suonare il pianoforte con un'eccessiva tensione del polso e dell'avambraccio, questo avviene solo fino a un certo punto e mai nel migliore dei modi. Velocità, dinamica e espressione musicale finiranno per unire le forze per sconfiggere un meccanismo inefficiente. La risposta inevitabile è combattere con le difficoltà che ci si porta dietro in questo modo, cercando di forzare il proprio corpo oltre gli ostacoli tecnici. Questa è la migliore ricetta per il dolore e non rende sul piano della resa e della crescita pianistica.

È essenziale esercitarsi lentamente – molto più lentamente di quanto si possa considerare normalmente lento – e dolcemente. Almeno per diversi giorni, è bene limitare la propria esecuzione alla metà più morbida della gamma dinamica. Utile è sfidare sé stessi a suonare veramente pianissimo ma con una modellatura completamente dinamica. Alla fine, si potrà tornare alla normale esecuzione con una tavolozza dinamica ampliata e un suono più bello come risultato di una maggiore facilità esecutiva.

È essenziale imparare a distinguere la risposta muscolare positiva a una pratica corretta, simile a quella degli atleti dopo un buon allenamento, dal dolore che deriva da una tensione sostenuta e impropria. In entrambi i casi, il corpo darà i propri segnali per interrompere la pratica. Una differenza fondamentale è il luogo di tale sensazione, che dovrebbe essere solo nelle dita, mai nel polso o negli avambracci. Dopo una sessione di pratica prolungata, le dita dovrebbero sentirsi vigili, flessibili poichè hanno fatto il loro lavoro. Non si dovrebbe avvertire nessun fastidio nei polsi o negli avambracci.

C’è chi per esperienza personale sente le proprie mani al meglio dopo aver praticato minuziosi contrappunti come le fughe, poiché il contrappunto richiede un controllo estremamente preciso di ciascun dito in(ter)dipendente dagli altri, richiedendo di tenere un dito mentre ne rilascia un altro, per dare ad ogni voce la sua forma corretta e articolazione dinamica. Le mani si sentiranno adeguatamente allenate dopo una lenta pratica contrappuntistica (o anche una lenta pratica di esercizi di pianoforte); la pratica veloce non è generalmente necessaria ed è spesso dannosa per il buon modo di suonare e la tecnica.

Quello che si può ribadire con una certa sicurezza e che, se si avvertono tensioni problematiche dell'avambraccio e del polso, vuol dire che la tecnica utilizzata per l’esercizio non è sufficientemente sviluppata e molto spesso ci si sta focalizzando sulla velocità esecutiva intesa come prestissimo.

La soluzione è rallentare e impadronirsi della tecnica su una base adeguata, libera dalla tensione in eccesso che è così controproducente per un bel suono al pianoforte. È importante arrivare ad esercitare un controllo sulle dita, i polsi, gli avambracci e i gomiti gli uni indipendentemente dagli altri.

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