In questa lezione svolgiamo alcune riflessioni sul tema dell’indipendenza delle mani, aspetto basilare della tecnica pianistica, cercando di esprimere un punto di vista sulla reale utilità o meno degli esercizi specifici concepiti per allenarla.
Come bisogna allenare l’indipendenza delle mani al pianoforte? Quali esercizi occorre svolgere? Sono queste le domande che ci si pone regolarmente in merito alla questione basilare dell’indipendenza delle mani al pianoforte. Quando si parla di questo argomento, bisogna partire da alcuni assunti fondamentali, che ogni pianista sa e riconosce nel corso della sua pratica: il primo consiste nel comprendere, che non si potrà ottenere mai la totale indipendenza delle mani, ogni brano rivelerà delle difficoltà specifiche. Gli esercizi, per quanto importanti, non rappresentano la soluzione di cui si ha bisogno. Anche se può sembrare scontato, è bene ribadire che il fine di ogni musicista non è quello di svolgere degli esercizi, ma di eseguire dei brani, siano essi improvvisati o totalmente scritti, e far arrivare all’ascoltatore la propria interpretazione e idea musicale.
In virtù di questo presupposto, la regola fondamentale si riduce nell’avere la consapevolezza che il modo più efficace e utile per raggiungere l’indipendenza delle mani al pianoforte consiste nello studiare i brani che si vogliono eseguire. Gli esercizi potranno svolgere una utile funzione di supporto ai fini della tecnica, per variare ritmicamente, per allenare l’agilità, per il riscaldamento ecc, ma non bisogna focalizzarsi su di essi.
Per avere un’idea ancora più chiara in merito alla questione dell’indipendenza delle mani al pianoforte può risultare utile distingue tre categorie di potenziali esecutori:
Principianti
Pianisti intermedi
Pianisti Moderni/Jazz
Nel caso di un pianista principiante, partendo da un brano da eseguire, egli si ritroverà a suonare per la prima volta ritmi e combinazioni, che troverà regolarmente durante il suo percorso. Ottavi, quarti, terzine, quarti puntati, arpeggi, scale, accordi ecc. Potrà ritrovare tutti gli elementi di tecnica base combinati insieme con cui esercitarsi, eseguendo piccole composizioni pensate per allenare e formare il neo-pianista, secondo un ordine di difficoltà crescente. In questo modo, potrà avere in più la soddisfazione di aver imparato un pezzo nella sua interezza e apprezzare il risultato del suo impegno. Naturalmente, alcuni esercizi, nel caso specifico sono estremamente utili per isolare alcuni elementi di tecnica e fissarli in maniera specifica nella testa, abituando la mano.
Una volta raggiunto un livello intermedio, si sarà acquisita una certa dimestichezza nelle parti più comuni. L’aspetto più problematico permarrà con la sincronizzazione delle mani nei passaggi più complicati
Anche in questo caso, più che esercizi specifici è utile rivolgersi ad un repertorio in cui le due mani hanno entrambe ruoli importanti, come le fughe e le invenzioni a due voci.
Se abbiamo a che fare, invece, la musica moderna e, più in particolare, il jazz e quei generi che danno ampio spazio all’improvvisazione, possiamo tornare a considerare gli esercizi un utile aiuto. Gli esercizi, naturalmente, anche in questo caso, vanno sempre svolti con l’intenzione di applicarli agli assoli o a quelle composizioni che prevedono improvvisazione. Un pianista jazz, che voglia eseguire le terzine durante un assolo con la mano destra, mentre la mano sinistra accompagna con gli accordi in levare, deve essere in grado di farlo senza esitazioni e sbavature. Quello che viene eseguito nell’assolo è frutto di improvvisazione e, di conseguenza, non è possibile prevedere a quali arpeggi, ritmi e scale si farà ricorso. In questo caso, appare del tutto evidente, che alcuni esercizi possono costituire un utile repertorio di tecniche a cui attingere. Determinati esercizi per padroneggiare certe figure e alcuni poliritmi sono consigliatissimi per aumentare il proprio arsenale.