Nel ‘500 con il termine sonata, come l’equivalente locuzione “da sonare”, si indicava genericamente una destinazione strumentale in contrapposizione a cantata o “da cantare”. Il termine si è evoluto fino a designare una struttura precisa che si profila nel periodo classico di cui in questa lezione illustrammo i tratti salienti.
La sonata (dal latino sonare) è una composizione eseguita da strumenti, in opposizione alla cantata (dal latino cantare), che sta a indicare un brano interpretato anche da voci. Il termine, pur nella sua vaghezza, si è naturalmente evoluto attraverso la storia della musica, designando una varietà di forme musicali precedenti all'era classica. Tuttavia, la forma della sonata si riferisce quasi sempre a una struttura a movimento singolo usata per tutto il periodo classico. Il periodo classico (con la C maiuscola) non va confuso con il termine molto generico (e fuorviante) di musica “classica”. Riducendola in termini essenziali, possiamo dire che il periodo classico indica un arco temporale che va dalla nascita di Mozart alla morte di Beethoven. Mozart visse dal 1756 al 1791 e Beethoven dal 1770 al 1827, quindi per comodità indichiamo con questo termine il periodo tra il 1750 e il 1820 (I confini tra i periodi storici sono sempre sfocati e Beethoven aveva già superato tutti i confini immaginabili della forma sonata nel 1820).
Quando si fa riferimento ad una qualsiasi forma musicale l’aspetto essenziale su cui appuntare l’attenzione non è rappresentato da un'analisi strutturale e accademica, ma piuttosto dalle sue implicazioni drammatiche. Nel momento in cui si hanno due note, esiste una relazione tra loro: la seconda può avere un'altezza più alta o più bassa, una durata più lunga o più breve e più morbida o più forte. Le due note formeranno un intervallo consonante o dissonante (anche questo è un concetto fluido: Platone suggerì di vietare certi modi musicali due millenni e mezzo fa, e il tritono era considerato l'"intervallo del diavolo" durante il Medioevo. Inoltre, le stesse note possono suonare perfettamente consonanti in un contesto ma totalmente dissonante in un altro, come spiegato in Teoria del pianoforte).
Fatta questa premessa, vediamo più da vicino alla forma della sonata tradizionale nell'era classica. In genere, se un'opera è chiamata sonata (prendi ad esempio la Sonata "Al chiaro di luna"), solo un suo movimento è effettivamente in forma di sonata, quasi sempre il primo (ma nel caso della sonata appena citata è l'ultimo, dato che Beethoven già nel 1800 stava sperimentando molto). Per rendere le cose ancora più confuse, ricordiamo che il primo movimento di una sinfonia classica è invariabilmente in forma di sonata, anche se l'intera composizione non è chiamata sonata.
Riprendendo il filo di quanto fin qui detto, diciamo che se un’opera musicale è stata scritta più o meno tra la nascita di Mozart e la morte di Beethoven, ha più movimenti, il primo dei quali è in forma di sonata, ed è scritta per uno o due strumenti solo, si chiama sonata, ma se è scritta per un'intera orchestra si chiama "sinfonia". Questo per dirla in maniera molto schematica e con qualche forzatura, se si vuole.
Cerchiamo di vedere nello specifico e chiarire alcuni concetti di base prendendo ad esempio proprio la sonata beethoveniana Al chiaro di luna. Questa sonata è costituita da tre movimenti – ognuno dei quali è essenzialmente un pezzo autonomo – ma solo uno di essi è “realmente” una sonata.
Ora quel movimento sarà diviso in quattro sezioni: esposizione, sviluppo , ricapitolazione e coda.
L'esposizione introduce i temi principali. Poiché la musica è un'arte drammatica (esiste nel tempo), possiamo interpretare i temi come singoli personaggi di un dramma, di un film. In effetti, ogni tema avrà quasi sicuramente un carattere specifico: felice, triste, eroico, lirico o altro.
Una sonata del periodo classico ha due temi principali. (I grandi compositori non si attengono quasi mai alle formule dei libri di testo e spesso usano due gruppi di temi, ma teniamo questa distinzione che semplifica il quadro). Questi temi sono quasi sempre in contrasto tra loro. Quindi, se il primo tema è felice, il secondo potrebbe essere triste, e se il primo è eroico, il secondo potrebbe essere lirico.
Se un'opera è definita, ad esempio, Sonata in Do maggiore e il primo movimento è effettivamente in forma di sonata, il primo tema sarà nella tonalità di partenza (la tonica, in questo caso Do maggiore).
In virtù di quanto detto, il secondo tema sarà in una chiave diversa. Molto spesso nella dominante, quindi, per rimanere all’esempio della sonata in Do maggiore, il secondo tema sarà in Sol maggiore. Questa giustapposizione crea un conflitto che conferisce alla nostra sonata un obiettivo drammatico: ricondurre il secondo tema deve tornare alla tonalità si partenza (tonica). E precisamente a questo punto entra in gioco lo sviluppo.
Proprio come in un film, una volta presentati i personaggi principali (in questo caso i temi) e stabilito il conflitto, l'azione entra nel vivo con lo sviluppo. Le cose possono diventare frenetiche nella sezione di sviluppo di una sonata classica: i temi appaiono in forma frammentaria, il compositore scorrerà rapidamente attraverso le chiavi (nessuna di esse quella "giusta") così velocemente che è impossibile dire in quale tonalità ci troviamo, il maggiore può diventare minore, e la sezione è irta di dissonanza. Entro la fine dello sviluppo, tuttavia, avremo raggiunto, ancora una volta, il tema principale.
Una volta che il dramma si è sviluppato e il primo tema ritorna (anche se non più in chiave tonica), tutto si risolve, a grandi linee, nella necessità di ripetere l'esposizione. Di solito ci saranno alcune varianti per dare movimento e interesse alla composizione. Quando il secondo tema ritorna, sarà finalmente nella chiave propria, la tonica (Do maggiore nel nostro esempio). La tensione ora è stata risolta (anche inconsciamente) ed è tempo di chiudere le cose con la coda.
La coda è semplicemente la conclusione. È proprio come l’epilogo di un film o di un romanzo: gli eventi che si svolgono dopo il climax e che portano la storia a una conclusione soddisfacente. Quello che bisogna ribadire, in conclusione, è che tutta la musica è intrinsecamente drammatica e i grandi compositori hanno sperimentato ogni possibile soluzione per superare i confini della forma sonata convenzionale, al fine di esprimere grandi pensieri ed emozioni musicali.