Tempo semplice e tempo composto: un approfondimento

Nella musica occidentale esistono due diversi tipi di tempo realizzati all’interno di un sistema musicale basato sulle misure musicali (o battute): si tratta del tempo semplice e tempo composto. In questa lezione chiariremo cosa differenzia questi due tipologie di organizzazione metrica.

 

tempo semplice tempo composto musica

La distinzione tra tempo semplice e tempo composto è il risultato dell’organizzazione del materiale musicale all’interno di semplici e ripetitivi schemi di battiti.  Questa modalità di organizzazione della musica è diventata prevalente da alcuni secoli, soprattutto nell’ambito della musica occidentale, ma non è sempre stato così.

Molte musiche antiche, come i canti Gregoriani, alcune musiche moderne, come della musica sperimentale del ventesimo secolo, e alcune musiche Non-Occidentali, come alcune musiche per flauto dei nativi americani, non hanno un forte, ripetitivo schema di battiti.

Nella cultura greco-romana il ritmo musicale era scandito su quello poetico e di conseguenza sulla parola, in seguito la percezione del ritmo è passata da sillabica a percussiva, fino al consolidarsi della notazione mensurale basata sul ripetersi di una data unità di tempo, sempre uguale.

 

Pulsazione e suddivisione

Per comprendere appieno la distinzione tra tempo semplice e tempo composto bisogna far riferimento a due componenti costitutive del ritmo: pulsazione e suddivisione.

La pulsazione è una successione regolare di battiti e rappresenta “l’unità di misura” e lo schema sui cui poi vengono posizionate le note. In altre parole, la pulsazione rappresenta la successione di battere e levare rispondente ad un principio di tensione e riposo.

Ogni pulsazione della battuta, poi, è divisa in parti più piccole che si chiamano suddivisioni.

Per rintracciare la differenza tra tempo composto e tempo semplici non bisogna considerare il numero delle pulsazioni, ma la suddivisione all’interno di ciascuna di esse.

 

Tempi semplici e tempi composti

Sulla base di quanto appena detto, possiamo stabilire che in presenza di una suddivisione binaria di ha un tempo semplice, mentre con una suddivisione della pulsazione ternaria si ha un tempo composto.

Sono tempi semplici: 2/4, 3/4, 4/4, 5/4, 7/4 in quanto ciascuna pulsazione può essere divisa in modo binario. Nei tempi semplici il numeratore serve ad indicare il numero di accenti contenuti nella battuta, mentre il denominatore serve ad indicare la durata degli accenti (per esempio il tempo 3/4, presenta 3 accenti con un valore di 1/4, ciascuno).

Sono tempi composti: 3/8, 6/8, 9/8, 12/18, 15/8 dove ciascuna pulsazione è implicitamente suddivisa in modo ternario. Sostanzialmente i tempi composti si ottengono moltiplicando linearmente i tempi semplici per 3/2. In questa tipologia di tempo il numeratore indica il numero di suddivisioni che sono contenute nella battuta, mentre il denominatore indica quanto dura ogni suddivisione. Quindi nel 6/8, ad esempio, avremo: 6 movimenti dal valore di 1/8 ciascuno, contenuti in 2 accenti (da cui derivano i 3 movimenti per accento).

 

Il rischio della semplificazione

Quelli appena ricordati sono i tempi semplici e i tempi composti più comuni e utilizzati, osservando i quali si potrebbe incorrere in una semplificazione erronea che consiste nel ritenere che in presenza di un denominatore uguale a 4 (semiminima) ci troviamo sempre di fronte ad un tempo semplice o con denominatore uguale a 8 (croma) ad un tempo complesso.

In effetti, sono tempi semplici anche tempi che riportano al denominatore la figura di ottavo come 2/8, 3/8, 4/8, 5/8, 7/8 poiché discriminante è, come abbiamo visto, sempre la suddivisione che in questo caso è di tipo binario. Allo stesso modo, presentando ogni pulsazione divisibile per tre, si hanno tempi composti che non recano al denominatore la figura di ottavo come i tempi di 6/16 o 9/4.

 

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