In questo articolo proponiamo una schematizzazione grafica delle scale musicali da cui si possono trarre interessanti osservazioni sulla struttura fondamentale delle medesime e sui loro rapporti reciproci.
La sequenza delle scale maggiori è molto semplice e si può visualizzare graficamente con lo schema che proponiamo qui. Nello schema sono visualizzate le 8 scale maggiori ordinate per il numero di alterazioni (diesis in questo caso) che vi sono contenute. Si parte quindi dalla scala di DO, che non ha nessuna alterazione, per proseguire con la scala di SOL con una alterazione, per arrivare alla scala di DO# Maggiore, con 7 diesis. Le alterazioni sono evidenziate in grassetto sottolineato e la I, III e IV nota di ogni scala sono evidenziate con un contorno più spesso (vediamo dopo il perché).
Osservando la musica descritta con questo schema si possono notare diverse cose interessanti. La prima è che la prima nota della scala, la tonica, che poi è l’elemento che dà il nome al sistema tonale, è sempre alla distanza di una quinta dalla scala precedente. Osserviamo poi che in ogni scala viene aggiunta una alterazione su una nota (un diesis) e che ogni alterazione viene portata alla scala successiva. La sequenza delle note alterate, che saranno indicate in chiave, nell'armatura (vedi dopo) è Fa-Do-Sol-Re-Li-Mi-SI.
Resta da capire perché bisogna introdurre queste alterazioni per ritrovare l’equilibrio sonoro che abbiamo sperimentato prima.
Per farlo proponiamo la descrizione grafica della scala, composta da 12 semitoni tutti allineati, come se i tasti di un pianoforte fossero tutti su una sola fila anziché su due file.
Su questo schema abbiamo indicato le prime tre scale maggiori, per ciascuna di esse è indicato con 1 il semitono da suonare, e con 0 quello da saltare. I semitoni da suonare sono, ovviamente, sempre 7+1 (con la ripetizione della tonica) e quindi quelli da saltare sono sempre 5. Si nota quindi subito che la sequenza di semitoni da suonare è sempre la medesima per tutte le scale, e cioè 1 0 1 0 1 1 0 1 0 1 0 1 1.
Un altro modo di esprimere la stessa ripetizione del medesimo schema è quello più comune nei testi di teoria musicale (ma meno immediato da riportare in una tabella) consistente nell’ordine delle note in una scala, indicato in numeri romani nello stesso grafico.
Come si vede nelle scale maggiori tutte le note sono separate dalla successiva da un tono, tranne la III e la VII che sono separate dalla IV e dalla VIII da un semitono.
A questo punto si sarà capito che tutte le scale in maggiore devono rispettare questo stesso ordinamento per suonare “armoniche” al nostro udito, e che quindi, quando non è presente nel posto giusto della sequenza una nota naturale, sarà necessario suonare una nota alterata. Nella scala di DO non succede mai, in quella di SOL una volta (sul FA), in quella di RE due volte (sul FA e sul DO) e così via sino alla scala in DO# dove tutte le note devono essere alterate, ovvero dove si suonano solo i diesis.
Suonando (magari con qualche acrobazia) queste scale su una tastiera (o chiedendo a qualcuno di farlo) si potrà facilmente verificare che rispettando questa sequenza si percepisce sempre un crescendo “armonico” del suono, mentre modificando una nota si percepisce una “disarmonia”.
Un’altra cosa che si può ricavare dal primo schema sono gli accordi fondamentali. Per ogni scala il sistema tonale consente di definire anche un accordo fondamentale basato sulla prima nota della scala (la tonica già citata). L’accordo fondamentale (che non è altro che la somma di tre note suonate assieme) è composto sempre dalla I, III e V nota della scala, e gli accordi fondamentali per ogni scala sono quelli indicati con il bordo più spesso nel primo schema.
Le scale minori si differenziano per il posizionamento delle note separate da un semitono anziché da un tono. In questo caso si trovano tra la II e la III e tra la V e VI nota (scale minori naturali). Esistono però anche due varianti: le scale minori armoniche e le scale minori melodiche. Per tutte però rimane fermo il primo intervallo a distanza di un semitono tra la II e III nota della scala.
Un altro modo, più mnemonico, di indicare la differenza tra le scale maggiori e le scale minori è la distanza tra la I nota della scala e la III, che è di 2 toni nelle scale maggiori, e di un tono più un semitono nelle scale minori.
Utilizzando il nostro schema "binario" le scale minori naturali sono caratterizzate dalla sequenza 1 0 1 1 0 1 0 1 1 0 1 0 1.
Fonte articolo: https://www.musicaememoria.com/la_grammatica_della_musica_3_sezione_clas...