Teoria degli armonici

Attraverso l’individuazione degli armonici naturali, lo studio delle onde sonore fornisce una base scientifica alle regole dell’armonia, sviluppate nei secoli esclusivamente sulla base della pratica musicale.

 

armonici

Basilarmente l'armonia si occupa di studiare quali successioni di note e intervalli risultino gradevoli o sgradevoli all'orecchio e comunque quale effetto producano.

Riassumendo, possiamo vedere schematicamente quali siano le note che suonate contemporaneamente producono una assonanza, cioè un effetto "gradevole" all'orecchio e quali invece producono una dissonanza, cioè un effetto "sgradevole" e "aspro".

Sono consonanti gli intervalli di ottava giusta, quinta giusta, terza maggiore, e terza minore.

Gli intervalli di quarta e sesta sono dissonanti se formano intervallo di seconda con altre note, altrimenti sono consonanti.

Sono dissonanti gli intervalli di seconda, settima e tutti gli altri intervalli (diminuiti eccedenti etc.. ).

Ad esempio, prendiamo la Scala Maggiore di Do: Do Re Mi Fa Sol La Si Do, prendendo le note Do e Sol e suonandole contemporaneamente sappiamo che il risultato sarà gradevole all'orecchio poiché tra di essi passa una quinta giusta. Se prendiamo le note Mi e Fa e le suoniamo otterremo un effetto "aspro" e "instabile".

Il concetto di dissonanza e consonanza è stato per molto tempo basato solamente sulla pratica dei grandi compositori antichi, sulla tradizione e sull'intuizione musicale dei singoli artisti.

Oggi al concetto di consonanza e dissonanza è stata data una spiegazione fisica, basata sullo studio delle forme d'onda che i vari strumenti generano, naturalmente questo non c'entra niente con il fatto che certi intervalli piacciono più altri, la teoria fisica degli armonici si limita solamente a mettere in evidenza la natura dei suoni e le relazioni che hanno con altri suoni.

 

Gli armonici naturali

Lo studio delle forme d'onda dei vari strumenti ha rivelato che ogni genere di suono generato da uno strumento musicale è costituito da una serie ben determinata di suoni più semplici con frequenze diverse che suonano in simultanea: la cosiddetta serie degli armonici.

Quando si pizzica la corda di una chitarra o si pigia il tasto di un pianoforte il singolo suono che produciamo non può essere considerato puro (ovvero senza multipli in frequenza della nota di base) ma è costituito da un insieme formato da un suono fondamentale e tutta una serie di suoni distinti fra loro in intensità (volume) e frequenza (tono, alto o basso). Questa serie di suoni, che si aggiungono alla fondamentale, rappresentano, per l’appunto, gli armonici naturali che hanno la funzione fondamentale di determinare il timbro e definire gli intervalli musicali. Considerando che il suono è un’onda, i suoni armonici identificano precisamente i normali possibili modi di oscillazione di un corpo sonoro (secondo un moto armonico).

Facendo riferimento ad un fenomeno naturale e non ad una costruzione umana, i suoni armonici possono essere illustrati sulla base di formule fisiche. Data una frequenza f, la serie armonica che si genera naturalmente è la successione dei suoi multipli interi (f x 1, f x 2, f x 3, ecc). Ovvero, le vibrazioni che si aggiungono alla linea del suono fondamentale frazionano la lunghezza d'onda in multipli interi.

Ad esempio, se una corda di lunghezza L emette un Mi (primo armonico), la stessa corda vibra con meno intensità anche a frequenza doppia (pari alla lunghezza L/2, secondo armonico), emettendo un Mi all'ottava superiore. Lo stesso principio vale per le colonne d'aria che vibrano all'interno di tubi (come negli ottoni) e per la voce umana che, attraverso la tecnica del canto armonico, è in grado di mettere in risalto nitidamente almeno 16 armonici principali.

 

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Intervalli armonici

Questi suoni sono molto numerosi e diventano sempre più acuti e deboli man mano che si procede lungo la serie, i primi tra essi sono: 8va, 5a, 8va, 3a maggiore, 5a, 7a minore.

Essi spiegano perché due suoni che distano questi precisi intervalli risultino "omogenei" al nostro orecchio: essi sono proprio i suoni che chiamiamo consonanti.

Prendiamo ad esempio la nota Do, i primi sei armonici che incontreremo sono: Do, Sol, Do, Mi, Sol, Sib, disposti in diverse ottave.

Se allineiamo questi tre suoni in un'unica ottava otteniamo quattro note a distanza di una terza:

 

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Di questi quattro suoni i primi tre sono i più importanti: nota che sono proprio la terza e la quinta della nota di partenza, i nostri principali intervalli consonanti.

Se rivoltiamo queste tre note a partire dalla seconda nota otteniamo:

 

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In questa ultima figura prendiamo le stesse note ma le abbiamo rivoltate per mettere in evidenza gli intervalli di quarta e sesta che si formano tra i diversi gradi, che sono gli altri due intervalli considerati consonanti se non formano intervallo di seconda con un'altra nota.

Per questi motivi due note che distano un intervallo di terza sono considerate consonanti tra loro e viene chiamato accordo la sovrapposizione di più note disposte per terze.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte articolo: http://theguitarwizard.com/teoria_armonici.html

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