Nota anche come scala di Debussy, la scala esatonale presenta una peculiare struttura costituita da sei intervalli di un tono ciascuno. Priva di un centro tonale, ha un responso sonoro fluttuante capace di creare, come scriveva Arnold Schönberg, “un artificio di deliziosa efficacia coloristica”.
Si dice scala esatonale o esafonica una scala basata sulla divisione dell’ottava in sei parti uguali, vale a dire in sei toni interi. Da qui anche il nome ulteriore con cui viene designata cioè scala anemitonica, ovvero priva di semitoni.
Lo schema che la costituisce diventa di conseguenza: T – T – T – T – T – T. Questa caratteristica determina l’assenza di un centro tonale stabile: una qualsiasi delle sei note può indifferentemente essere considerata come base, una melodia pertanto può iniziare e concludersi su qualsiasi grado.
In quanto formata da sei suoni che si ripropongono alla medesima distanza di seconda maggiore, non può che proporsi nelle due sole tonalità che sono: Do e Do#, in quanto la successiva, Re, non risulterebbe essere altro che la riproposizione del Do. Sono sufficienti due scale esatonali per coprire tutte le dodici tonalità.
Avremo quindi la scala esatonale di Do (corrispondente anche alle scale di Re, Mi, Fa#, Sol#, La#) :
Do, Re, Mi, Fa diesis, Sol diesis, La diesis;
e la scala esatonale di Do diesis (corrispondente anche alle scale di Re#, Fa, Sol, La, Si):
Do diesis, re diesis, Fa, Sol, La Si.
Nella scala esatonale, ad eccezione dell’ottava, non si rintracciano intervalli giusti, tutti gli accordi di triade risultano essere aumentati e quattro di essi altro non sono che i rivolti dei primi due.
. Da questo tipo di scala infatti si possono ricavare accordi di questo tipo: Fondamentale – Terza maggiore – Quinta aumentata
Altri aspetti che si possono osservare sono che le settime sono minori, le seste possono essere maggiori o eccedenti, le terze, a loro volta, possono essere maggiori o diminuite. Quarte e quinte risultano essere diminuite o eccedenti.
“Per esempio sulla scala di Do, al primo grado si trova un DoAlt (Do, Mi, Sol#), sul secondo grado un ReAlt (Re, Fa#,La#) e così via. La mancanza di quarte e quinte giuste e zone di tensione, determinate dalla sensibile e dalla settima di dominante, crea un ambiente sempre consonante e una carenza di ritmo armonico dato dal rapporto fra dissonanze e consonanze, tipico del sistema tonale” (cfr Wikipedia).
Nota come scala di Debussy, che ne fece un uso intensivo, è stata utilizzata nei contesti più disparati dal jazz alla sigla dei Simpson. Essa produce un suono particolare, privo di centro tonale, con una certa ambiguità di fondo data dal costante equilibrio accompagnato da una altrettanto costante alterazione, data dalla continua presenza della Quinta aumentata.
Come scrive V. Persichetti in Armonia del Ventesimo secolo: “Il vero valore della scala esatonica per toni interi risiede nel contrasto che essa crea quando è usata in combinazione con altre scale e tecniche. Quando è fusa con altre strutture può essere stimolante da un punto di vista creativo. Per esempio una melodia esatonica per toni interi armonizzata con accordi estranei alla scala una melodia diatonica creata sopra un'armonia esatonica per toni interi, accordi diatonici per toni interi trasformati in accordi con note aggiunte (che formano intervalli di seconda minore, l'alternanza di passaggi derivati o meno dalla scala esatonica per toni interi, e infine la scala esatonica per toni interi combinata con altre scale”.