Quello della resa corretta degli effetti legati alle variazioni dinamiche e ritmiche è una delle difficoltà in cui regolarmente incappano gli allievi alle prime armi. Non è infrequente che vi siano una certa confusione e imprecisione che rischia di modificare il senso musicale del brano che si sta eseguendo. Con l’aiuto di Neuhaus, mettiamo l’accento su alcune attenzioni che possono mettere al riparo da tali errori.
Non è infrequente osservare, soprattutto tra allievi principianti, una scarsa precisione nell’interpretazione delle variazioni dinamiche o ritmiche, molto spesso forzano il suono quando accelerano, e lo alleggeriscono quando rallentano. Ne risulta una certa confusione tra concetti come crescendo e accelerando o come diminuendo e ritardando, che nella realtà sono completamente differenti. Da qui, la necessità di far comprendere e interiorizzare la separazione tra queste nozioni cui far corrispondere, di conseguenza, azioni esecutive diverse e separate.
Su questo punto Heinrich Neuhaus ci viene, come sempre, in soccorso chiarendo in modo netto che: “Nel crescendo il suono incombe, si avvicina, cresce; nel diminuendo il suono si allontana, diminuisce, cala”. In queste parole illuminanti è possibile ravvisare, in maniera molto precisa e puntuale, l’effetto che un esecutore ha la necessità di rendere quando si trova a dover eseguire delle variazioni dinamiche come crescendo e diminuendo.
Nella musica si possono avere casi di crescendo ma non accelerando, come pure possono darsi casi opposti: crescendo e accelerando. Le possibili combinazioni sono molteplici. È del tutto naturale che in numerose occasioni un mutamento di intensità del suono non debba coincidere con alcun mutamento di tempo e viceversa. I concetti di morendo, smorzando e così via, in molti casi, sono antitetici rispetto ai concetti di ritardando o rallentando; tuttavia gli studenti spesso li confondono erroneamente.
Nella maggior parte degli spartiti è riportata una precisa indicazione da parte dall’autore, anche se non manca neanche l’eventualità che sia sottointesa e, poiché il senso cambia completamente, bisogna prestare particolare attenzione per evitare di cadere in errore.
Inserire in maniera arbitraria particolari effetti, che non siano esplicitamente richiesti dall’autore, produce inevitabilmente una esecuzione caotica e confusa in quanto zeppa di variazioni ritmiche e dinamiche inserite in maniera casuale in base all’emozione o eseguite nel momento sbagliato. Una eventualità, questa, da scongiurare in tutti i modi.
Le variazioni ritmiche e dinamiche sono soggette a precise convenzioni esecutive a cui bisogna attenersi in maniera puntuale e scrupolosa.
Un primo aspetto su cui focalizzare l’attenzione è dove iniziare la variazione dinamica o ritmica.
Dove far iniziare un graduale mutamento di intensità del suono (crescendo, diminuendo), o di tempo (rallentando, accelerando)? Proprio questa dovrebbe, infatti, essere la prima domanda che un pianista si pone nel momento in cui studia una di queste variazioni.
Bisogna evitare di lasciare al caso lo sviluppo d queste aspetti dell’esecuzione e prepararli con la dovuta attenzione.
Un risposta alla domanda appena posta può essere data in base ad convenzione, che osserva rare eccezioni e d è dettata dal buon gusto musicale, secondo la quale, come evidenzia Neuhaus, tali effetti non possono “cominciare all'inizio di una frase (o di una battuta), ma sempre un po' più tardi e meglio sul tempo debole della battuta”.
Non osservare questa regola trasforma un ritardando in un meno mosso e l'accelerando in un più mosso; come a dire che una indicazione ipotetica di poco a poco accelerando verrebbe erroneamente interpretata e resa come se fosse un subito più mosso.
La gradualità (poco a poco) è sostituita dall'istantaneo (subito). Può riuscire particolarmente difficile sfuggire a questo errato processo istantaneo, quando il ritardando e l'accelerando riguardano un frammento limitato di musica (e di tempo).
Un ultima aspetto che è utile evidenziare e su cui conformare la prassi esecutiva è rappresentato dalla necessaria gradualità richiesta dall’interpretazione delle variazioni, siano esse dinamiche o ritmiche. Si tratta di un’attenzione invariabilmente richiesta quando si ha a che fare con cambiamenti di tempo o di intensità del suono.
Questi cambiamenti vanno sempre eseguiti con il più rigoroso controllo cercando di evitare scrupolosamente delle variazioni repentine, che, come abbiamo visto, rischiano di cambiare il senso musicale di un passaggio.
Un espediente che può aiutare una giusta ed efficace variazione di tempo, ad esempio un rallentando, può essere quello di contare in mente e, quindi, gradualmente dilatare le piccole suddivisioni che compongono la sezione o la battuta da rallentare