Tipica della musica folk di diverse aree del mondo, la scala pentatonica o pentafonica la si ritrova anche nella musica classica occidentale e soprattutto è diventata la base del blues, entrando prepotentemente nella musica rock e quindi nella cultura musicale di massa. In questa lezione analizziamo le sue caratteristiche principali e modalità di formazione.
Si definisce scala pentatonica (dal greco πέντα, penta, "cinque" e τόνος, tonos, "tensione", derivato dal verbo τείνω ovvero teinō, "tendere, allungare", che ha originato anche il termine tono), una scala formata da cinque suoni. Tale scala, priva di semitoni (sono scale anemitoniche), è caratterizzata da intervalli di seconda maggiore e terza minore fra i suoni contigui.
Tipica della musica cinese, africana degli indiani di America, dei polinesiani, è ravvisabile anche in molte antiche melodie popolari europee (gallesi, scozzesi, inglesi, ebraiche nordorientali), è stata più volte utilizzata nella musica tonale per ottenere effetti esotici (ad esempio Dvorak nel Quartetto in Fa maggiore “L’americano” o da Puccini nella Turandot).
Anche nel jazz la pentatonica (e la sua analoga scala blues a sei note) è molto comune: un esempio è la parte iniziale della melodia di In a Sentimental Mood di Duke Ellington, oppure la melodia di I got rhythm un noto standard di George Gershwin.
Come già detto, nel sistema temperato occidentale la scala pentatonica è invariabilmente anemitonica, non presenta cioè semitoni, per quanto alcuni etnomusicologi abbiano descritto all’interno di altri sistemi musicali come quelli adottati in alcune zone dell’Africa Occidentale delle scale pentatoniche con intervalli di semitoni (emitoniche).
Altra caratteristica saliente della scala pentatonica è data dal fatto che, essendo costituita solo da cinque gradi, non ha la tendenza a risolvere verso la dominante o tonica, questo perché priva di quei due gradi, come il quarto e il settimo, che nella scala diatonica maggiore danno tipicamente la tendenza a risolvere verso il grado contiguo.
Un’altra caratteristica che si deve mettere in evidenza, a proposito della scala pentatonica, è rappresentata dal fatto che ciascuna delle cinque note che la compongono può essere nota finale e tonica. A rigore, è improprio parlare di modi differenti, ma è comunque evidente “come nella scala pentatonica siano contenuti i due modelli tonali” maggiore e minore (cfr. Wikipedia).
Si può rendere più immediato il discorso pensando una scala pentatonica maggiore come ad una semplificazione della scala maggiore, operata eliminando due dei suoi sette gradi, nello specifico il quarto e il settimo grado. La scala pentatonica maggiore sarà costituita dai gradi I – II – III – V e VI della scala maggiore e conterrà, di conseguenza, i seguenti intervalli musicali:
Tonica
Seconda maggiore
Terza maggiore
Quinta giusta
Sesta maggiore
Prendendo, ad esempio, la scala maggiore di Do che sappiamo formata dalle note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do ed escludendo, come appena detto, il quarto e settimo grado otteniamo la scala pentafonica maggiore di Do formata dalle note Do, Re, Mi, Sol, La.
Se si osservano i tasti neri del pianoforte, ci si accorge che compongono esattamente una scala pentatonica. In effetti, trasponendo la scala pentatonica di Do in Sol♭ si ottiengono le note Sol♭, La♭, Si♭, Re♭ e Mi♭, che corispondono ai cinque tasti neri del pianoforte.
Analogamente a quanto osservato per la scala pentatonica maggiore, la pentatonica minore può essere pensata come la semplificazione della scala minore naturale, ovvero è la scala minore naturale privata del suo secondo e sesto grado. La scala pentatonica minore sarà costituita dai gradi I – III – IV – V e VII della scala minore e conterrà, a sua volta, i seguenti intervalli musicali:
Tonica
Terza minore
Quarta giusta
Quinta giusta
Settima minore
Possiamo prendere come esempio la scala minore relativa di quella di Do maggiore, ovvero la scala di La minore che sappiamo composta delle sette note La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol, La. Togliendo, in questo caso, il secondo e sesto grado di detta scala, otterremo la pentatonica di La minore composta dalle cinque note La, Do, Re, Mi, Sol.
Come si può rilevare, osservando le due scale ottenute, in entrambe, sia nelle pentatonica maggiore che in quella minore, le note mancanti sono sempre il Si e il Fa, il che vuol dire che le due scale sono formate dalle stesse note. Da ciò si ricava che, come per la scala maggiore di Do quella di La minore rappresenta la relativa minore, allo stesso modo, la scala pentatonica maggiore di Do ha come sua relativa minore la scala pentafonica di La.
La scala pentatonica, come si può vedere sopra, presenta degli intervalli molto ampi che le conferiscono le ben note qualità di "incisività" e "robustezza".
Queste qualità le derivano anche dal fatto che i suoi suoni sono cinque sovrapposizioni di quinta giusta, che, guarda caso, è l'intervallo armonico per eccellenza. Prendendo ad esempio la nota DO, volendo prendere la nota che sta una 5a sopra, otterremo Sol, poi prendiamo la 5a del Sol, cioè Re, e così per La e Mi.