I salti al pianoforte sono uno dei principali ostacoli all’acquisizione della velocità esecutiva e la competenza nell'effettuarli in maniera appropriata uno scoglio tecnico di non poco conto, al punto che i salti possono essere considerati un utile indicatore delle capacità tecniche di un pianista. Per aiutare lo studio e l’esercizio su questo obiettivo tecnico, forniamo in questa lezione una serie di indicazione pratiche, in alcuni casi molto semplici, ma che possono fare davvero la differenza.
Come più volte sottolineato, quando si parla di asperità tecniche, nel campo pianistico in particolare e strumentale in generale, il metodo che invariabilmente bisogna seguire per affrontarla è quello che parte dalla comprensione del movimento per arrivare alla graduale padronanza del medesimo e conseguente velocizzazione. Tuttavia, bisogna osservare che la problematicità tecnica dei salti molto spesso sembra richiedere un surplus di impegno e dedizione per poter essere risolta al meglio nel senso della velocizzazione.
Questo surplus implica tutta una serie di tecniche e accorgimenti cui si può ricorrere con intelligenza per poter arrivare a padroneggiare i salti, che sono di fatto uno dei principali ostacoli all’acquisizione della velocità esecutiva e la capacità di saperli compiere in tempo uno dei traguardi tecnici più difficili da conseguire.
In questo senso, i salti si possono considerare come la cartina al tornasole che consente di valutare la proprietà tecnica di un pianista.
Da quanto detto fin qui, può apparire davvero singolare che non tutti coloro che si sono occupati dei problemi di tecnica pianistica si siano soffermati nella trattazione esplicita di questo aspetto, ovvero in tanti hanno trattato come eseguire i salti senza approfondire la questione per schiarirne le idee, come avviene per molte altre spetti della tecnica.
Si capisce facilmente che non esiste un metodo che dia la garanzia di arrivare ad eseguire i salti al pianoforte in maniera pulita e senza tentennamenti, ad modo, ogni si possono fornire tutta una serie di indicazioni e dritte tratte dai metodi di diversi autori come Seymour Fink, Jozsef Gàt, Chuan Chang e Nino Gardi, che costituiscono un’utile guida alla preparazione e all’approfondimento di questo aspetto tecnico.
Si tratta di consigli molto pratici che possono essere applicati nello studio quotidiano con risultati apprezzabili.
Non si può che partire da questa aspetti basilari che servono per preparare al meglio l’esecuzione dei salti. In primo luogo, dunque, bisogna ricordarsi di sedersi al centro della tastiera trovando un solido e equilibrato appoggio sullo sgabello che permetta di gestire al meglio le spinte centrifughe e i movimenti laterali ampi e veloci degli arti superiori. Fondamentale assumere una corretta postura con schiena dritta, piedi ben piantati a terra busto, leggermente proteso in avanti e braccio completamente rilassato.
Trattandosi di un salto a tutti gli effetti, si può stabilire un utile paragone con il salto in lungo che si compie nell’atletica dove la potenza, la direzione e la distanza del salto sono determinate in maniera decisiva dalla spinta del piede sul terreno. Con una dinamica analoga, il pianista potrà ricevere uno slancio dal basso verso appoggiando il suono che precede il salto.
Va da sé che lo spostamento tra il punto di partenza e il punto di arrivo deve essere effettuato quanto più velocemente possibile. Si tratta di un aspetto che appare scontato e che si può ottenere con naturalezza, in realtà anche questo richiede allenamento ed esercizio. È utile studiare il salto ripetendolo decine di volte (30-40), cercando di eseguire il movimento laterale richiesto dal braccio in maniera sempre più rapida. Ci si può esercitare sulla tastiera anche senza suonare, fermando la mano sui suoni di partenza e arrivo senza abbassare effettivamente i tasti.
Come insegna anche la geometria il tragitto più breve tra due punti è la linea retta. La traiettoria ottimale, nel caso di un’esecuzione pianistica è quella che evita deviazioni e distrazioni dal movimento più efficiente che sarà quanto più lineare possibile evitando movimenti ad arco o ad otto. La strategia da adottare è quella dell’economia di movimenti, quanto minori ed esclusivamente laterali saranno questi ultimi, tanto maggiore sarà la velocità conseguita.
Sempre ispirandosi al criterio della maggiore economicità dei movimenti, se il salto avviene tra ottave o accordi che richiedono la stessa posizione della mano, questa non deve scomporsi durante lo spostamento in modo da averla già pronta per eseguire i suoni successivi.
Questo semplice accorgimento consente di guadagnare frazioni di tempo prezioso, economizzare gli sforzi senza comportare alcun irrigidimento semplicemente favorendo la naturalezza del movimento.
Nel caso in cui la posizione della mano tra suoni di partenza e suoni di arrivo differisce (ad esempio, se il salto si trova tra un bicordo e un’ottava), si possono ugualmente guadagnare istanti preziosi preparando la mano durante lo spostamento, ben prima, quindi, di arrivare sui tasti.
Le frazioni di tempo risparmiate con gli accorgimenti appena forniti dovrebbero essere impiegati, dove possibile, per preparare l’attacco del suono successivo.
Non sempre la velocità richiesta dal salto consente la sempre necessaria preparazione dell’attacco del suono. Quando ciò può avvenire, è utile fermarsi sui tasti dopo il movimento laterale del braccio e, prima di abbassare i tasti, controllare la posizione e il tipo di tocco necessario.
Quella della naturalezza del movimento è un po’ una caratteristica che si dà per scontata nell’esecuzione pianistica, ma che bisogna conseguire con molto esercizio e applicazione. Anche il salto, come raccomanda Jozsef Gat, va effettuato con la massima naturalezza. Scrive a questo proposito Gat: “Il nostro obiettivo è quello di non focalizzare l’attenzione separatamente sul salto ma piuttosto di concentrarci con tutto il nostro potere sulla produzione del suono e lasciare che le mani trovino i gesti più naturali […]”.
Bisognerebbe cercare di accelerare quanto più possibile il movimento solo ed esclusivamente si è a proprio agio. Perché se non ci si percepisce in questa condizione allora vuol dire che si è eccessivamente rigidi, o che si stanno compiendo movimenti non necessari o che si sta eseguendo il salto ad una velocità eccessiva per la propria padronanza.
Occorre trovare la maggiore velocità possibile alla quale si è in grado di padroneggiare adeguatamente il movimento e poi cercare di aumentare ulteriormente la velocità di esecuzione.
Quindi troviamo la velocità più alta possibile alla quale riusciamo a controllare perfettamente il movimento (cioè, il salto viene senza sbavature per 7-8 volte circa di seguito) e poi molto gradualmente acceleriamo, anche oltre la velocità d’esecuzione se riusciamo.
Come sottolineato in più occasioni, nella pratica strumentale l’esercizio e la ripetizione sono degli alleati indispensabile per acquisire abilità e sicurezza di esecuzione. Quindi anche nel caso dei salti al pianoforte bisogna esercitarsi ripetendo il movimento per renderlo sempre più preciso, rapido e sicuro.
Fonte articolo: https://nicolodemaria.com/il-decalogo-dei-salti-come-eseguire-i-salti-al...