La caduta libera secondo le indicazioni di Gyorgy Sandor

Torniamo ad occuparci della caduta libera, affidandoci alle indicazioni pratiche per una corretta esecuzione suggerite dal grande pianista e didatta ungherese Gyorgy Sandor, autore del manuale Come si suona il pianoforte, in cui propone un metodo che ha nella giusta coordinazione e nell’assenza di affaticamento i suoi principi chiave.

 

caduta libera pianoforte

In una precedente lezione ci eravamo già occupati della caduta al pianoforte, sottolineando come essa, per quanto ad un sguardo superficiale possa apparire un esercizio banale, sia, in realtà, un elemento di fondamentale importanza per la gestione del peso, la cui padronanza consente di prendere piena coscienza del proprio braccio e delle proprie forze e pesi in azione.

Per suonare in maniera corretta, infatti, è necessario il completo rilassamento degli arti e delle spalle che consenta di sfruttare al meglio e in maniera efficace la forza di gravità. Il suono prodotto dal pianoforte, quando c’è peso, è caldo e melodioso, quando c’è la forza muscolare, è aspro e freddo.

Questo perché alla forza di gravità si somma la forza della spinta muscolare del braccio, che inevitabilmente produce un suono sforzato e nervoso, quasi un rumore. Senza contare che, assecondando il peso del braccio e delle spalle e la forza di attrazione della terra, si riesce anche a risparmiare energie e suonare più a lungo e meglio.

In questa lezione torniamo su questo fondamentale per riportare alcune delle istruzioni per la caduta libera al pianoforte scritte dal celebre pianista e didatta ungherese Gyorgy Sandor e contenute nel libro Come si suona il pianoforte, che ha accompagnato intere generazioni di studenti di pianoforte. Nel suo manuale Sandor divide l'intera tecnica pianistica in cinque gesti tecnici fondamentali: la caduta libera, le cinque dita-scale-arpeggi, la rotazione, lo staccato e la spinta. Nel capitolo dedicato alla caduta libera, ne prende in esame tutti gli aspetti salienti, dal sistema muscolare alla forza di gravità (presentata come l’energia principale che coadiuva l’esecutore nel compiere il gesto in questione), dalla diverse fasi di caduta alla tecnica del peso.

 

caduta libera pianoforte

Rilassati ma non troppo

 

Veniamo nel concreto alle prime indicazioni forniteci da Sandor:

La spalla non deve partecipare attivamente alla caduta libera. Essa non deve compiere alcun movimento: deve limitarsi a sostenere e poi abbandonare il braccio

Questo è uno degli aspetti chiave della caduta che, non a caso, viene definita “libera” e, per essere tale, il nostro corpo deve svolgere un compito meramente passivo, abbandonandosi completamente alla forza di gravità. Tutto questo, presuppone l’altro aspetto fondamentale affrontato nella lezione precedente: il rilassamento. È quanto mai opportuno insistere su questi concetti, che potrebbero apparire ovvi, ma in realtà non lo sono, soprattutto quando si tratta di tradurli in pratica.

Non sedete né troppo vicino né troppo lontano dal pianoforte; la posizione corretta è quella che permette la caduta dell’ultima falange delle dita lungo una linea perfettamente verticale, con le dita leggermente arcuate”.

La testa e il corpo non prendono parte attiva al movimento; durante la fase di caduta libera essi rimangono immobili”.

Non fate scivolare le dita sui tasti dopo l’impatto, e meno che mai durante l’impatto. Durante la prima fase, le dita debbono essere sollevate in linea verticale con un movimento coordinato della mano, dell’avambraccio e del braccio”.

Non deve esercitarsi nessuna pressione sui tasti dopo l’istante dell’impatto né durante la fase in cui il braccio solleva nuovamente avambraccio, mano e dita dalla tastiera. Il tasto va semplicemente tenuto “schiacciato” con una minima quantità di peso fino al momento del distacco”.

Una volta specificato che la caduta deve essere libera, ci si può giustamente chiedere: “Se cadessimo realmente senza alcun intervento muscolare, come potremmo evitare che la mano cada casualmente e come un peso morto sui tasti?”. Qui, è opportuno specificare che la caduta deve avvenire senza alcun intervento muscolare, ma la mano deve essere preparata per non farsi sopraffare dalla caduta medesima. In fase di sollevamento, la mano si deve disporre come se dovesse già suonare le note. La mano, dunque, pur rilassata, deve assecondare il gesto, dandogli una direzione.

Nel momento del contatto con i tasti, la mano e le dita dovranno uncinarli e fornire un sostegno al peso del braccio, controbilanciando la forza di caduta anche grazie all’azione del polso. Questo genera una tensione, che deve essere risolta subito dopo il contatto. Riportando all’essenziale quanto fin qui detto, possiamo dire, che la caduta deve realizzarsi in maniera completamente rilassata, fino al momento del contatto con i tasti. Successivamente, in maniera istantanea, braccio, mano e dita vanno rilassati e preparati alla posizione successiva.

 

caduta libera pianoforte

Elasticità e minimo sforzo

 

Le articolazioni delle dita e del polso debbono essere elastiche: mai rigide né troppo sciolte

In tutte le fasi del movimento, tutte le componenti del corpo coinvolte come spalla, braccia, polso e mano, devono mantenere una costante elasticità poiché ogni rigidità renderebbe impacciati i movimenti e sgradevole il suono.

E’ molto importante non interferire con la velocità prodotta dalla forza di gravità, né aumentandola né diminuendola”.

Al fine di produrre sonorità elevate “tutto ciò che dobbiamo fare è alzare il braccio nella giusta posizione – e lasciarlo andare!

L’idea fondamentale è quella di sfruttare quello che la natura e una forza naturale come la gravità ci offrono e fare meno sforzi possibili, abbandonando le tensioni. Probabilmente secondo Sandor mettere "più peso" equivarrebbe a sforzare il braccio in maniera innaturale, aggiungendo e disperdendo energia inutile. Il suo insegnamento invece è quello di assecondare adeguatamente la forza di gravità.

Scrive ancora il pianista ungherese: “Una volta ottenuta un'esatta coordinazione di tutto il corpo, anche la più minuta e fragile persona al mondo può sviluppare una tecnica e un suono di tutta potenza, senza la minima traccia di sforzo e senza il bisogno di fare esercizi di culturismo”. Per suffragare la sua tesi, Sandor cita pianisti famosi, minuti e bassi di statura, ma grandi virtuosi, come Hofmann, Godowski, Friedman, Schnabel, Bartòk, de Larrocha.

 

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