Dai primi pioneristici esperimenti di Scott de Martinville fino ai sorprendenti documenti delle performance pianistiche di Brahms e alla voce dell’ultimo dei castrati, una rassegna di affascinanti istantanee sonore che ci restituiscono una emozionante quanto vivida immagine di un passato che continua a cantarci e suonare le sue note.
Poter fissare il suono, ovvero qualcosa di volatile e inafferrabile come l’aria, è una delle sfide che per secoli, almeno dal ‘700, ha affascinato l’uomo che ha escogitato allo scopo vari espedienti, dal fumo di una lampada ad olio ai cilindri di cera alle schede di carta, sempre più efficaci con l'avanzare della tecnologia.
Sistemi tecnici che ci hanno portato fino all’attuale era dello streaming e del download, e la cui storia, da un certo punto in poi, si è intrecciata strettamente con la musica stessa, perché ha dato origine all'industria musicale, che a sua volta ha influenzato la creatività, i gusti del pubblico, i generi musicali in voga. Poter riascoltare oggi i primi esperimenti di registrazione è un viaggio nel tempo pieno di suggestioni che ha il sapore della storia.
Per più di un secolo, da quando ha catturato le parole di "Mary had a little lamb" su un foglio di stagnola, Thomas Edison è stato considerato il padre del suono registrato. Il ritrovamento di una registrazione di dieci secondi della voce di una bambini che canta la canzone tradizionale francese Au claire de la lune, datata 9 aprile 1860, ha messo in discussione questo primato.
La scoperta è stata effettuata nel 2008 in un archivio di Parigi ad opera di alcuni scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory di Berkeley, in California e si riferisce all’invenzione del cosiddetto fonautografo ad opera dell’inventore francese Édouard-Léon Scott de Martinville. Intuendo la possibilità di tradurre la propagazione delle onde sonore in segni grafici, Scott de Martinville aveva ideato una ingegnosa macchina che consisteva in un megafono chiuso da una membrana che, vibrando in risposta ad un segnale sonoro, innescava il movimento di una setola di maiale su una carta affumicata.
Impossibile però per lo stesso Martinville riprodurre quei suoni che invece, come una sorta di messaggio in bottiglia, sono stati decifrati e digitalizzati centocinquanta anni dopo.
Risale al 1888 la prima registrazione di strumenti musicali e sfrutta la tecnologia offerta dal fonografo di Edison per fissare su un cilindro The Lost chord, una canzone di Arthur Sullivan che commentò, tra ammirazione e timore, con queste parole l’esperimento: “Posso solo dire che sono stupito e in qualche modo terrorizzato dal risultato degli esperimenti di questa sera: stupito dal meraviglioso potere che hai sviluppato e terrorizzato al pensiero che così tanta musica orribile e cattiva possa essere tramandata per sempre”.
Si parlava in apertura del fascino unico racchiuso in queste registrazioni pionieristiche, alcune delle quali conservano dei tesori inaspettati. Questo è forse uno dei più preziosi disponibili per qualsiasi amante della musica. Nel 1889, il grande Johannes Brahms fu registrato su un cilindro di cera mentre suonava la sua prima danza ungherese. C'è molto dibattito sul fatto che la voce che si ascolta durante la registrazione sia effettivamente quella dello stesso Brahms, ma è sicuramente lui a suonare la sua composizione al pianoforte.
La registrazione venne fatta nel 1890 da Julij Ivanovič Blok, melomane e appassionato della prima ora di registrazione sonora, che nel 1889 per primo portò in Russia il fonografo di Edison. Inizialmente l’idea consisteva nel registrare su fonografo l’esecuzione del grande pianista Anton Rubinštein, ma questi rifiutò recisamente di farsi registrare.
Allora i presenti, tra cui anche Pëtr Il’ič Čajkovskij, iniziarono a dilettarsi con l’apparecchio, registrando tutto quello che passava loro in mente. Nella registrazione si sente come i partecipanti non perdano la speranza di riuscire a convincere Rubinštein a suonare. Della compagnia, riunitasi intorno al fonografo, facevano parte: la solista del teatro Bol’šoj Elizaveta Lavrosvskaja, il pianista, compositore, fondatore nonché primo direttore del conservatorio di Pietroburgo, Anton Rubinštein, il pianista e direttore d’orchestra, direttore del conservatorio di Mosca Vasilij Safonov e la pianista Aleksandra Gubert.
I primi esperimenti di registrazione permettono di fissare, come in una istantanea preziosa, un’epoca e una pratica musicale scomparsa come quella della castrazione dei cantanti. La pratica della castrazione fu messa fuorilegge in Italia nel 1870, e l’utilizzo degli eunuchi nel coro del Vaticano venne bandito solo otto anni più tardi.
L’ultimo castrato cantava ancora nella Cappella Sistina nel 1922. Si chiamava Alessandro Moreschi, in arte Farinelli, noto come "l'ultimo castrato". Farinelli ha goduto di una lunga carriera e nel 1900 realizzò alcune registrazioni come l’Ava Maria proposta nel video che precede.
Dopo averlo ascoltato un critico musicale tedesco disse: “Non credevo che la voce umana potesse essere il più straordinario di tutti gli strumenti musicali, fino a quando non ho ascoltato Moreschi”.