Forniamo in questo articolo, tra il serio e il faceto, una breve galleria di piccole angustie e difficoltà che quotidianamente il pianista professionista deve affrontare e che può superare solo perché sorretto da una sconfinata passione per uno strumento che sa regalare anche tante profonde emozioni e intense soddisfazioni.
Dalla solitudine all’ingombro dello strumento, dalla complessità dell’accordatura alla memoria, il cammino professionale del pianista è disseminato di prove ardue e difficoltà che un profano non è nemmeno in grado di immaginare.
Per rendere giustizia alla categoria, riportiamo un piccolo ironico, ma anche fattuale, repertorio di dolenti note che accompagnano la vita del pianista, sperando che, dopo averle lette, anche chi non condivide le fatiche della professione, sappia apprezzarne tutte le difficoltà e guadare con un occhio diverso a questi musicisti, grati, a maggior ragione, delle gioie che ci regalano.
Da parte dei chitarristi è in voga una presa in giro che va avanti da anni; i musicisti della sei corde sostengono, infatti, che il ruolo del pianista sia decisamente di secondo piano e che il chitarrista abbia anche più successo con le donne. In effetti, guardando una band pop il pianista/tastierista non riempie la scena come può fare un chitarrista e quindi appare un po’ come una figura di sfondo che vive ai margini del palco, salvo poi costruire il tappeto sonoro che fa emergere tutte le individualità della band.
A differenza della maggior parte degli strumenti, pensiamo al violino, alla chitarra, al flauto, persino al contrabbasso, il pianoforte è uno degli strumenti più complicati e difficili da trasportare. Per questo, come sa ogni pianista, non bisogna mai azzardarsi a spostare un piano, senza prima aver preso le opportune precauzioni contro ogni evenienza. Nel caso contrario, potrebbe anche accadere qualcosa di simile a quanto si può vedere nel video che segue.
Tra la ricezione dell’informazione di trovarsi dinanzi ad un pianista e la richiesta, spesso formulata alla maniera di Ingrid Bergman in Casablanca, che lo stesso svolga la funzione del jukebox, intercorre il tempo di un battito di ciglia. Il solo fatto di essere un musicista, instilla nell’ascoltatore la convinzione di poter rivolgere qualsiasi richiesta a comando, anche la più strampalata, perché, in fondo, gli accordi sono sempre quelli, cambia solo un po’ l’ordine.
Nel momento in cui il pianista avrà bisogno di qualcosa su cui esercitarsi o è stufo dell'esperienza sintetica di una tastiera elettrica, visto il costo dello strumento che si è scelto, potrà anche cominciare a considerare di rapinare una banca o quantomeno di vincere alla lotteria.
Essere un pianista significa che, il più delle volte, si è da soli. Non c'è spazio per lui nell'orchestra, a meno che non sia un concerto. Nessun posto nell'ensemble da camera, a meno che non ci sia budget per spostare uno Steinway.
Gli incubi della memoria affliggono musicisti di ogni genere, ovviamente. Ma nel caso dei pianisti ci si aspetta che memorizzino tutta la loro musica come standard. Purtroppo non tutti hanno le capacità mnemoniche di Maria João Pires, che, come documenta il video che segue, dopo aver dimenticato a casa lo spartito del concerto di Mozart in esecuzione, scava nella sua memoria e riesce a tirare fuori il ricordo che salva il concerto.
Se un violino è scordato, non bisogna fare altro che girare i piroli e il gioco è fatto, lo stesso dicasi per una chitarra, pochi giri sulle meccaniche e si può ricominciare a suonare. L’eventualità di un pianoforte scordato è un vero e proprio flagello e obbliga il pianista a rivolgersi all’accordatore che arriva con la sua aria di superiorità e invade il suo studio e sottopone il malcapitato musicista a lunghe sessioni di ascolto mononota ossessivo e ripetitivo.
Come se non bastasse, capita anche che, a volte, i cani siano più bravi di alcuni pianisti
Il pianista, si sa, esercita uno sforzo continuo sulle dita ed è costantemente esposto al rischio di crampi, tendiniti e fastidi articolari delle mani e delle dita. Ne sa qualcosa Schumann, che visse con costanti dolori alla mano e nell’impossibilità di continuare a suonare, dopo che da giovane aveva cercato di sperimentare un marchingegno che, attravreso un contrappeso, avrebbe dovuto allentargli i tendini delle dita per suonare meglio il pianoforte.
il pianista nutre una profonda passione per il suo strumento e non vorrebbe suonarne nessun altro, semplicemente perché, abbassando quella magica sequenza di tasti bicolore, è in grado di produrre un suono come questo: