Esistono dei confini netti tra musica classica e musica pop?

Persiste, radicata in molti, la convinzione dell’esistenza di una netta, esclusiva distinzione tra musica classica e musica pop, una convinzione che porta in molti casi ad un atteggiamento elitario e sprezzante da parte di chi dovrebbe, invece, incoraggiare la comunicazione e la diffusione tra linguaggi musicali. Un meme circolato sui social in questi giorni fornisce lo spunto per approfondire la questione.

 

 

Ci sentiamo di condividere in questa sede le riflessioni che Kyle Macdonald ha pubblicato in questi giorni sul portale Classic Fm. La riflessione è svolta a partire da un meme a tema musicale (riportato sopra) che sta circolando in questi giorni sui social, condiviso e discusso ampiamente su Facebook, che ritrae l’immagine di due botteghini: uno con una lunga fila di persone in coda per l’acquisto di biglietti per "musica ripetitiva a 3 accordi scritta in meno di 10 minuti"; l’altro, completamente deserto offre, invece, biglietti per "musica estremamente complessa che il genio ha trascorso anni a scrivere".

La vignetta consente di riprendere tutta una seria di questioni su cui più volte si è dibattuto a cominciare da quella relativa alle presunte gerarchie di valore e netta distinzione tra musica classica e cosiddetta musica leggera o pop, per arrivare a quella di ordine estetico più generale sulla relazione tra complessità, semplicità e significato musicale di un determinato brano. Sicuramente la musica classica lotta quotidianamente per suscitare l’interesse e spingere all’ascolto.

Soprattutto se pensiamo alle giovani generazioni, l’approccio alla musica pop è molto più immediato e naturale in quanto viviamo immersi in essa, mentre la musica classica, in molti casi, è frutto di un personale percorso di scoperta che magari andrebbe incoraggiato anche grazie ad una seria educazione musicale nelle scuole, ma questo è un ulteriore aspetto della questione che meriterebbe un approfondimento a parte.

Ritornando alla riflessione proposta da Macdonald, la vignetta può essere considerata come espressione sintetica ed eloquente di certe tare che da sempre affliggono un preciso approccio alla musica classica venato di elitarismo e di sufficiente denigrazione di tutto ciò che non coincide con i propri gusti, oltre a evidenziare un errata visione della storia della musica.

 

Presunta correlazione tra tempo trascorso a comporre e valore musicale

 

Un primo palese equivoco che avalla il meme è quello dell’esistenza di una stretta correlazione tra tempo di composizione e valore musicale di una determinata opera. Si tratta di una convinzione smentita dalla stessa storia della musica classica che dimostra chiaramente che, se è vero che Brahms ha lavorato per la sua prima sinfonia per 21 anni, esistono anche i casi di artisti del calibro di Bach e Handel che riuscivano a comporre immensi capolavori in poche ore. Un prodigio di velocità compositiva è stato anche il genio di Mozart come è risaputo.

 

Presunta correlazione tra complessità e valore musicale

 

Altro evidente malinteso che sottintende la vignetta, è quello che stabilisce un'altra erronea relazione tra valore musicale e complessità strutturale di una determinata composizione.

Anche in questo caso a smentire questo assunto ci soccorre la storia della musica all’interno della quale si possono rintracciare numerosi esempi di musica armonicamente e ritmicamente complessa e intricata come può essere, solo per citare qualche esempio famoso, il Concerto per violino di Alban Berg o il fantasmagorico finale della sinfonia Jupiter di Mozart, pietra miliare della musica classica con i quattro motivi principali che danno vita ad un'intricata tessitura polifonica, Mcdonald cita anche in questo ambito l’intervallo tritono dissonante presente nel ritornello di Toxic di Britney Spears; allo stesso modo, tuttavia, esistono numerosi e altissimi esempi di brani che utilizzano idee e forme molto meno complesse.

Un caso di scuola è rappresentato da uno dei fondatori del minimalismo come Arvo Pärt, che esplora la semplicità di una singola triade o la semplice eleganza della struttura AABA, che può essere ugualmente rintracciata nelle canzoni di Franz Schubert a Ed Sheeran. Chiosa l’autore dell’articolo su questo punto: “Complessità, semplicità musicale o un mix delle due cose: va tutto bene. Ciò che ti piace ascoltare, imparare o studiare è del tutto soggettivo. Oh, e anche quella parola "genio" è molto soggettiva”.

 

Tre accordi e musica classica

 

Altro atteggiamento liquidatorio di cui la vignetta esprime uno sbrigativo sunto ma che corrisponde anche ad un pregiudizio radicato, è quello che ritiene semplicisticamente che solo gran parte della musica pop utilizza un numero ristretto di accordi. Anche in questo caso, se è un dato di fatto che gran parte della musica popolare utilizza solo pochi accordi riuscendo però in molti casi a ricavarne piccoli capolavori di espressività, anche nella musica classica si possono trovare esempi nobilissimi di composizioni essenziali in fatto di numero di accordi.

Mcdonald ricorda, a questo proposito, l’esempio del Canone di Pachelbel che ha una struttura simile proprio ad una canzone a quattro accordi, la cui progressione (indicata in numeri romani per gradi armonici della scala) è I, V, VI, I (nella prima inversione), IV, I, IV, V. Il massimo della semplicità e dell’economia dei mezzi, come si può notare.

Altro famoso esempio che supporta l’affermazione è lo splendido gioiello barocco della Follia di Corelli capace di creare una magia con una semplice progressione ripetitiva. Un brano, tra l’altro, che è stata usato come base per le opere di una serie di compositori importanti da Vivaldi e Bach a Rachmaninov.

 

Confini tra musica classica e pop?

 

Se si dovesse fare un esempio di semplicità che scade nella banalità forse si dovrebbe citare proprio l’affermazione secondo la quale esisterebbe un confine netto, oggettivo e rigorosamente esclusivo tra generi. I confini labili e interdipendenti tra le forme classiche e la musica popolare sono una realtà testimoniata dalla storia e dai secoli.

Gershwin e Stravinsky si sono confrontati con il jazz. I grandi barocchi componevano suite in stili di danza popolari e Chopin scrisse, oltre a celebri notturni, musica da ballo come polacche e valzer. Naturalmente esistono esempi anche di sconfinamenti in direzione opposta con pop star come Billy Joel, Paul McCartney o Brian Eno che compongono in forme classiche. Si dà, addirittura, anche il caso che un rapper come Kayne West si cimenti con un'opera. Forme e stili possono avere caratteristiche diverse, ma non esistono confini rigorosi in nessuna arte. Si può disquisire in fatto di gusti ma la buona musica non conosce confini.

Come si diceva in apertura, la musica classica deve effettivamente affrontare le sue sfide nel comunicare e attirare nuove fasce di pubblico. Si tratta, tuttavia, di un compito che non può essere affrontato denigrando gli altri generi musicali che incontrano un largo favore, né attribuendo a sé stessa uno statuto quasi sacrale. Non si può che sottoscrivere, su questo punto, il commento alla vignetta di uno degli utenti di Facebook riportato anche da Macdonald: "La musica complessa non è necessariamente buona e la musica semplice non è necessariamente cattiva. Non tutto il virtuosismo è efficace o utile. Lasciamo che la musica appassioni le persone!"

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