Quali erano i mestieri delle star musicali prima del successo?

Spesso le biografie dei grandi sono un sprone per tutti ad affrontare con positività le situazioni della vita. Anche nel caso delle star del pop, oltre a nutrire la curiosità, conoscerne gli inizi lavorativi lontano dai palcoscenici può essere uno stimolo motivazionale a superare proprie ritrosie e preclusioni.

mestieri star della musica

Capita spesso e a molti di coltivare un sogno frustrato dalle proprie stesse inibizioni e preclusioni mentali. Non di rado uno di questi sogni è proprio quello di fare musica che, se per molti si tramuta in una piacevolissima realtà, per tanti altri rimane una chimera, un desiderio da accarezzare e riporre nel cassetto. Gli alibi mentali con cui si priva di un desiderio percepito come irrealizzabile sono sempre gli stessi ci si sente vecchi, inadatti, stonati, senza qualità musicali necessarie come ritmo e tempo o molto più banalmente si pensa alla propria condizione e occupazione lavorativa come ad un ostacolo tombale per ogni aspirazione di gloria musicale. Ci si chiede ma a cosa può aspirare un semplice commesso, impiegato, muratore, becchino ecc.?

Come sempre la forza dell’esempio è uno dei più grandi alleati in fatto di incoraggiamento e, da questo punto di vista, un aiuto e uno stimolo per superare questi blocchi mentali può venire dal chiedersi cosa facevano prima di diventar famosi alcune delle star del pop più celebri e universalmente affermate.

 

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Un caso di scuola

 

Si parlava di incoraggiamento e per la serie se ce l’ha fatta lei perché non altri compreso io, si può citare subito il caso di scuola di Giusy Ferreri, che, da semplice cassiera di supermercato, è riuscita a diventare una delle presenze fisse delle hit estive con tanto di record di vendite. Considerandola con occhio spassionato e oggettivo ci troviamo di fronte ad una cantante con una timbrica particolare e di gusto soggettivo, con una presenza scenica non debordante e con non eccelse qualità di scrittura musicale, eppure probabilmente il giusto amalgama di determinazione, fortuna e congiunzioni astrali l’ha portata al successo.

Il compito del presente articolo di fornire una spinta motivazionale a cimentarsi con la musica e a non scoraggiarsi facilmente potrebbe ritenersi già esaurito una volta citato il caso di scuola della Ferreri, ma per completezza di informazione e per vellicare la curiosità del lettore procediamo svelando i mestieri, alcuni davvero improbabili e singolari, di altri artisti.

 

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Dal becchino al portantino

 

A proposito di mestieri improbabili, bisogna citare il caso di Rod Stewart che prima di affermarsi faceva il becchino in un cimitero di Londra o Jonathan Davies che, prima di diventare frontman dei Korn, si occupava di autopsie. Un’icona del rock come Mick Jagger, appena raggiunta la maggiore età, trovò impiego come portantino in un ospedale psichiatrico, mentre il cantante dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne, era alle prese con le carcasse di animali squartati in un mattatoio di Birmingham; in entrambi i casi, per quanto appaiano singolari le rispettive occupazioni lavorative, si può dire che mantengano una certa coerenza con i personaggi.

Per rimanere nell’ambito delle leggende, si può citare Eddie Vedder che agli inizi degli anni ’80 lavorava come benzinaio a San Diego. Quando si parla di determinazione e talento puro, la storia di Vedder ha davvero tanto da insegnare a tutti. Per lui nessuno studio musicale alle spalle ma solo qualche tentativo malriuscito di fare musica, fino al giorno in cui, tramite l'amico Jack Irons, all’epoca batterista dei Red Hot Chili Peppers, viene a conoscenza di un gruppo musicale di Seattle in cerca di un cantante e autore. Vedder tira fuori dal cassetto alcuni dei suoi pezzi e nascono così i Pearl Jam, una delle formazioni più amate della storia del grunge.

 

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Quanto a determinazione ha molto da insegnare a chiunque culli un sogno musicale anche Ian Anderson, il più importante e famoso flautista rock della storia. Cresciuto a Edimburgo, nel 1959 si trasferisce con la famiglia in Inghilterra, a Blackpool, e qui vive fino al College. Il suo primo lavoro è come dipendente di un’edicola e proprio sfogliando le pagine del New Musical Express e di Melody Maker, un giorno gli viene in mente di mettere su una band. Forma così con i compagni di scuola i Blades all’interno dei quali ricopre il ruolo di cantante e armonicista. Dopo un po’ di gavetta, si trasferisce a Luton e qui fonda insieme a Clive Bunker, Mick Abrahms Glenn Cornick la sua band storica: i Jethro Tull.

Personaggio eclettico e istrionico come pochi, secondo la vulgata mitica che lo riguarda, giunge a diventare un flautista da autodidatta, come si nota dal suo stile personalissimo, dopo aver scambiato la sua chitarra elettrica per il flauto a seguito di un complesso di inferiorità da cui fu colto assistendo ad un concerto di Eric Clapton che gli fece comprendere di non poterne mai eguagliare il talento chitarristico. Per non farsi mancare nulla, Anderson nel corso della sua carriera coi Tull, oltre a cantare e a suonare il suo simbolico flauto traverso, si è dilettato, sempre da autodidatta, nell’armonica, nella chitarra, nel basso, nel sax, nelle tastiere, nelle percussioni, nel trombone e anche nel violino.

 

Dopo aver letto queste righe la reazione più immediata sarà quella di correre a prendere lezioni di musica o, per i più fiduciosi, seguire un qualche tutorial in rete sul giro di Do e cominciare a suonare. A scarico di responsabilità dell’estensore del presente circa la potenziale creazione di nuovi fenomeni simil Ferreri, vogliate considerararne il nobile intento, anche se di buone intenzioni spesso è lastricata la strada dell’inferno.

 

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